Perché il tema è insostituibile anche nell'era dell'IA
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Le prove a crocette hanno invaso la scuola e la capacità di scrittura scarseggia persino tra i laureandi. Il mondo digitale, dominato da velocità e frammentarietà, non ha reso superfluo, ma ancora più necessario tornare alla profondità di un testo ben scritto.

Quando ti raccontano che anche all’università un esame di letteratura è stato affrontato con un quiz a scelta multipla, non vorresti crederci. Eppure è proprio così! Con il pretesto dell’oggettività della prova, le verifiche strutturate con crocette, completamenti e altro hanno invaso la scuola e sono arrivate persino all’università.
La realtà è che queste prove sono rapide da correggere, presentano un’alta percentuale di componente fortuna nella valutazione e non misurano in alcun modo competenze che invece dovrebbero essere fondamentali: la forma scritta, la capacità di rielaborazione, le facoltà di giudizio e di pensiero, la profondità del discorso. Non valutano, in realtà, neanche i contenuti. Possedere una disciplina o un argomento di una disciplina non significa saper arrivare alla risposta giusta scegliendo tra poche opzioni.
Un insegnante che entra in classe per insegnare deve conoscere bene gli argomenti da trattare, possedere più conoscenze di quelle che poi presenterà in aula, e deve capire come proporle nel modo più interessante e comprensibile possibile. È chiaro che il laureato che si accinge a insegnare dovrà di nuovo prepararsi e scoprire le modalità migliori per l’insegnamento, ma a partire da conoscenze e competenze che non si costruiscono preparando una prova a crocette.
Chiediamo a uno studente che ha superato con un buon risultato una prova a scelta multipla di rispondere a domande aperte: conseguirà lo stesso risultato o potrebbe trovarsi in difficoltà perché non riesce a organizzare un discorso?
Ebbene, la diffusione dei questionari a scelta multipla che per fortuna non è ancora generalizzata nell’università italiana, è da anni assai diffusa nelle scuole medie, dove i ragazzi scrivono molto poco. Le verifiche sono quasi sempre strutturate e assai di rado composte da domande aperte. I temi sono rari. Un docente che insegnasse al biennio delle superiori troverebbe nella maggior parte dei casi studenti che hanno svolto pochi temi nei tre anni delle medie.
Verso l’estinzione del tema
Dal mondo della scuola si alza la lamentela che gli studenti non sanno più scrivere. All’università i docenti affermano che i ventenni arrivano a scrivere la tesi con scarse competenze di scrittura. Nel mondo del lavoro si lanciano accuse contro i neo laureati, spesso incapaci di scrivere un testo corretto.
Ma perché i ragazzi dovrebbero imparare a scrivere se non scrivono mai? La scrittura deriva da un processo in cui sono coinvolte molte competenze: la riflessione su un argomento, il rilevamento delle priorità, la scoperta delle «carte da gioco» che si hanno a disposizione (in retorica inventio), il progetto di come strutturare la partita (scaletta o dispositio), la scelta delle parole giuste per comunicare il pensiero.
Il tema in classe richiede tante competenze. È uno dei compiti più complessi. Richiede tanto sforzo da parte dei docenti per insegnare agli studenti come imparare a svolgerlo. Comporta sacrificio da parte dei ragazzi nello svolgere l’attività della scrittura secondo le indicazioni. Necessita dedizione degli insegnanti nella lettura e correzione dei temi degli studenti.
Le fatiche sono tante, i risultati arrivano solo dopo tanta fatica. Per questa ragione nella scuola italiana da ormai quasi trent’anni non si insiste più sul tradizionale tema. All’Esame di Stato (che ritornerà ad essere Esame di Maturità) dal 1999 al 2019 rimasero in forma di tema solo le tipologie C (tema di storia) e D (di attualità e di riflessione), mentre la A e la B erano costituite dall’analisi di testo e dal saggio/articolo di giornale a partire da documenti (contenuti) forniti dal Ministero. Con la riforma del 2019 agli Esami sono rimaste solo tre tipologie: la A (analisi di testo), la B (comprensione del testo e produzione), la C (il tema argomentativo).
Anche agli Esami di terza media si offre la possibilità di non svolgere il tema con la Comprensione e rielaborazione di un testo (Tipologia C), che si basa sull’analisi di un brano proposto, con domande di comprensione e rielaborazione.
Se gli studenti non sanno scrivere o non sanno cosa scrivere, non si risolve la questione offrendo loro i documenti fingendo di farli diventare giornalisti (come è accaduto per vent’anni dal 1999 al 2019) oppure chiedendo loro di comprendere un brano di diversa natura. Avete mai visto un giornalista a cui viene offerta la documentazione e gli si dice di rielaborarla? Che senso avrebbe? Mi si potrebbe obiettare che anche la comprensione del testo valuta la conoscenza dell’italiano. Ed è senz’altro vero! Ma il tema mette in campo tutta la personalità dello studente.
Se vogliamo che i nostri studenti imparino a scrivere, facciamo scrivere loro due volte a settimana un diario o uno zibaldone personale. In un anno inizieremo a vedere i risultati. Ritorniamo al tema, che è espressione di una cultura, di una capacità di giudizio e di rielaborazione. Torniamo a scommettere sulle capacità dei ragazzi. Certo, questo comporterà un lavoro più oneroso per noi docenti. Ma ne varrà la pena.
La riforma Valditara e il tema
Nel suo progetto di riforma Giuseppe Valditara non parla direttamente del tema scolastico, ma ne valorizza indirettamente la funzione. La sua proposta punta a riscoprire il valore della lingua italiana, della grammatica e della scrittura come strumenti di crescita personale e sociale. In questo contesto, il tema può diventare uno strumento per sviluppare autonomia critica, capacità argomentativa e senso civico.
Scrivere per pensare: una sfida necessaria
La nostra è l’epoca dell’intelligenza artificiale, in cui un ragazzo può svolgere un tema assegnato a casa in pochi secondi. È un’epoca dominata dalla velocità, dalla comunicazione frammentata e dall’immediatezza dei social.
Oggi la scuola rischia di perdere uno dei suoi strumenti più preziosi: il tema. Non è solo un esercizio scolastico, ma un luogo e momento educativo, un laboratorio di pensiero e un ponte tra docente e studente. Il tema è innanzitutto un’occasione per imparare a pensare e a conoscersi. In un mondo che spesso propone risposte preconfezionate, scrivere un testo richiede di fermarsi, riflettere, ordinare le idee. Quante volte mi è capitato di sentire studenti che per la prima volta riflettevano su argomenti proposti nel tema come il sogno nella vita, la felicità, maturare o altro ancora, esercitando la propria capacità critica, argomentativa e creativa. Attraverso i temi i ragazzi si aprono, raccontano paure, sogni, ferite. Il foglio bianco diventa uno specchio dell’anima, e il docente, leggendo, entra in contatto con la parte più autentica dello studente.
Il tema è un atto di libertà intellettuale. «Scrivere è pensare». La scuola dovrebbe educare alla bellezza e al giudizio, e il tema è uno degli strumenti privilegiati per farlo. Scrivere bene significa cercare le parole giuste, costruire frasi armoniose, dare forma al pensiero con eleganza. Nella scuola media, il tema può essere il primo vero esercizio di introspezione e di espressione personale. È qui che si impara a raccontare, a descrivere, a riflettere. Alle superiori, il tema diventa più complesso: si passa all’argomentazione, alla sintesi, all’analisi.
In un contesto scolastico spesso dominato da schede, quiz e verifiche tecniche, il tema rappresenta un invito a tornare alla profondità. Forse, proprio da un tema ben scritto, può nascere la scintilla di una vocazione, di una passione, di un futuro.
Lo studio del latino alle medie è una buona notizia
Il ritorno del latino come materia opzionale dal secondo anno delle medie è una delle maggiori novità della riforma Valditara. Il suo studio aiuta a conoscere le proprie radici, apprendere e parlare meglio l’italiano. E può aiutare la scelta delle superiori.
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