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Pentecoste

La celebrazione liturgica della Pentecoste, solennità che conclude il Tempo Pasquale, risale al periodo apostolico. Almeno a partire dal IV secolo si diffuse l’uso di battezzare alla vigilia di Pentecoste quei catecumeni che non erano riusciti a ricevere il Battesimo la notte di Pasqua.

Santo del giorno 19_05_2024 English Español

Verso la fine della Pentecoste, al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, lo Spirito Santo promesso da Gesù scese copiosamente sui discepoli radunati nel Cenacolo. Ebbe così inizio la missione salvifica della Chiesa tra i popoli di ogni lingua e nazione. Il battesimo in Spirito Santo e fuoco, che già il Battista aveva profetizzato annunciando l’imminente inizio del ministero di Cristo (Mt 3, 11-12), si compì con dei segni straordinari, descritti negli Atti degli Apostoli: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (cfr. At 2, 1-11).

La potenza con la quale lo Spirito Santo discese a Pentecoste richiama i segni che accompagnarono la manifestazione divina sul Sinai per la consegna della Legge a Mosè. Allora “vi furono tuoni e lampi” e il monte “era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco” (Es 19, 16-19), a indicare la maestà di Dio e l’unico disegno divino che lega l’Antica e la Nuova Alleanza, il vecchio e il nuovo Israele.

Per la Pentecoste erano arrivati in pellegrinaggio a Gerusalemme, provenienti dalle più varie nazioni, migliaia di Giudei, i quali rimasero sbalorditi al constatare che gli apostoli riuscivano a parlare qualsiasi lingua: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

La Pentecoste ebraica, corrispondente alla “Festa delle settimane” o “Festa della mietitura” di cui si parla nell’Antico Testamento, era nata come ringraziamento a Dio per le primizie della terra. La nuova Pentecoste, al culmine dei giorni di intensa preghiera seguiti all’Ascensione, manifestò invece i primi frutti visibili della Chiesa nascente, chiamata ad annunciare la necessità della conversione a Cristo e guidata dal Suo vicario in terra, Pietro. Il quale confutò subito coloro che preferivano deridere (“si sono ubriacati di mosto”), anziché accogliere i segni e convertirsi. E spiegò a tutti i Giudei presenti che i prodigi operati dagli apostoli non erano altro che un dono di Gesù crocifisso e risorto, nonché compimento delle profezie. Molti credettero. Solo in quel giorno circa tremila persone si fecero battezzare, ricevendo lo Spirito Santo e divenendo membra vive della Chiesa. Era iniziata già allora la missione materna di Maria, presente al Cenacolo insieme agli apostoli.

La celebrazione liturgica della Pentecoste, solennità che conclude il Tempo Pasquale, risale al periodo apostolico, come scriveva già sant’Ireneo (c. 130-202). Almeno a partire dal IV secolo si diffuse l’uso di battezzare alla vigilia di Pentecoste quei catecumeni che non erano riusciti a ricevere il Battesimo la notte di Pasqua. Con la riforma liturgica del 1969 è stata soppressa l’Ottava di Pentecoste, ma non mancano le istanze di sacerdoti e gruppi ecclesiali che ne chiedono il pieno ripristino per la forma ordinaria del Rito romano (nei libri liturgici della forma straordinaria è invece sempre indicata). Anche con questa intenzione si può recitare lo splendido Vieni, Spirito creatore (Veni, creator Spiritus). È una preghiera buona per ogni giorno, per chiedere a Dio una nuova Pentecoste.

Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.

O dolce Consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell'anima.

Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.

Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.

Luce d’eterna Sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore.

Sia gloria a Dio Padre,
al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen.

[Qui, anche in latino]