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i dati meter

Pedopornografia e IA: inquietante deriva da non sottovalutare

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Nel consueto report annuale di Meter si registra un aumento del 220% rispetto al 2023 pari a 220 milioni di video pedopornografici. E si sta facendo largo una nuova inquietante deriva che sfrutta l'intelligenza artificiale. Che non deve essere sottovalutata perché costituisce un trampolino di lancio verso la pedofilia reale. 

Vita e bioetica 01_03_2025

Giovedì scorso è stato presentato ad Avola, in provincia di Siracusa, il Report annuale 2024, pedofilia – pedopornografia 2024 redatto dall’Associazione Meter fondata da don Fortunato Di Noto, associazione che ha raccolto i dati forniti dall’Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia, istituito dalla stessa Meter. L’Osservatorio ha individuato circa due milioni di video pedopornografici, un numero che corrisponde ad un aumento del 220% rispetto al 2023 e un numero che rappresenta la punta dell’iceberg dei video presenti in rete. A quei due milioni e passa di video dobbiamo aggiungere 1.996.911 foto, 269 cartelle compresse che nella loro totalità contenevano un numero di materiale osceno che la stessa Associazione ha definito «inquantificabile» e infine più di 8mila link. In ogni link possono essere celate migliaia di foto e video. Ad esempio l’Osservatorio ha scovato un link che permetteva l’accesso a 1,49 terabyte di materiale pedopornografico, corrispondenti a 148.720 video e foto.

Poi vi sono i gruppi pedofili presenti in rete: 336 su Signal, 51 pagine e gruppi su Facebook, 19 gruppi su WhatsApp, 3 su Instagram, 1 profilo su TikTok. I pedofili si ritrovano soprattutto su Signal perché è un’app crittografata, ossia permette di chattare consentendo un livello di anonimato dell’utente elevatissimo.

Si registra poi un aumento del fenomeno ributtante chiamato “pedomama”, ossia donne e in particolar modo madri che violentano rispettivamente bambini e figli.  Altro dato di rilievo: il materiale pedopornografico, il quale concerne sempre scene reali e mai di finzione, si diffonde soprattutto tramite server localizzati in America e in Europa.

La fascia d’età preferita dai pedofili è quella tra gli 8 e 12 anni. Crescono gli atti di violenza a danno dei neonati. L’Osservatorio ha rintracciato in merito a quest’ultima categoria 1.200 foto e 1.200 video pedopornografici. E, lo ripetiamo, questa è solo l’infinitesima parte del materiale che gira in rete. Meter poi ci comunica che «sono stati documentati casi agghiaccianti, tra cui: neonati abusati nelle sale parto e sui fasciatoi degli ospedali, alcuni ancora con le cord clamp nel cordone ombelicale, segno che gli abusi avvengono subito dopo la nascita». È poi certo, aggiungiamo noi, che alcuni pedofili e satanisti – a volte le due figure coincidono – fanno nascere in casa i bambini per poi abusarne, torturarli e ucciderli.

Sta infine emergendo il fenomeno dell’uso dell’IA da parte dei pedofili. Meter ci informa che «gruppi pedocriminali […] stanno utilizzando l’IA per produrre e diffondere materiali sintetici ma altamente realistici che raffigurano abusi su minori, inclusi neonati». Cita anche un caso scuola: «L’episodio di un avatar minorenne violentato virtualmente da una gang di avatar maschili in un gioco immersivo». L’Associazione ammonisce noi tutti a non sottovalutare il fenomeno  derubricandolo a mera finzione. Infatti, assai opportunamente, Meter spiega che «sebbene alcuni contenuti generati dall’AI possano essere considerati “falsificazioni”, essi rappresentano comunque un grave pericolo perché alimentano reti criminali già complesse da monitorare, oggettivano i minori, contribuendo a una normalizzazione degli abusi, aumentano la domanda di contenuti pedopornografici, spingendo gli sfruttatori a commettere abusi reali per soddisfare il mercato».

Riprendiamo, seppur in modo sintetico, queste motivazioni per cui l’IA legata alla pedofilia è da condannare. In primo luogo questi video o foto virtuali generati con l’IA finanziano reti criminali, facendo crescere il consumo di materiale pedopornografico. In secondo luogo raffigurano il minore come una cosa, un oggetto da usarsi per il proprio godimento, ledendo in tal modo la sua dignità personale. In terzo luogo più un fenomeno cresce, sia reale che virtuale, più il fenomeno si normalizza nelle coscienze. Se lo fanno tutti, così si argomenta, che male c’è? Esiste quindi un rischio di assuefazione.

Infine il virtuale può essere un volano per il reale: la pedofilia virtuale può essere l’anticamera per quella reale. È come per le sostanze stupefacenti: lo spinello può essere il trampolino di lancio verso la cocaina e l’eroina. Il virtuale quindi può far crescere la domanda di materiale pedopornografico reale e quindi spingere ad un incremento di abusi veri e propri. Da qui il monito: «Sfatiamo il mito: non è vero che ciò che accade nel digitale non provoca conseguenze gravi e pesanti nella vita reale». E da qui l’invito a qualificare anche la pedopornografia virtuale un reato.