Pedofilia, Pell lascia Roma tra i veleni per difendersi
Il cardinal Pell è incriminato per «gravi reati sessuali» che sarebbero stati compiuti 50 anni fa. Il porporato, che fa parte del C9 di Papa Francesco ha annunciato che lascerà Roma per tornare in Australia e difendersi nel processo che inizierà il 18 luglio. "Nei miei confronti una character assassination senza tregua". Non si sa nulle delle accuse, ma in curia qualcuno dell'establishement sarà felice per l'allontanamento del "rigido" cardinale.
Il commissario della polizia dello stato di Victoria, Shame Patton, ha annunciato ieri che il cardinale australiano George Pell, 76 anni, è incriminato per «gravi reati sessuali» che sarebbero stati compiuti cinquant'anni fa, negli anni settanta, quando era semplice sacerdote a Ballarat. Le notifiche di reato sono state consegnate ai legali del cardinale, insieme alla chiamata a comparire presso il tribunale di Melbourne il prossimo 18 luglio. Ufficialmente non si conoscono i fatti, né i nomi degli accusatori (trapelano soltanto indiscrezioni a mezzo stampa).
Il cardinale occupa il ruolo di prefetto della Segreteria dell'economia per precisa volontà del Papa, che lo ha voluto anche nel gruppo di nove cardinali che sono i suoi più stretti collaboratori nel governo della Chiesa. Così Pell è il più alto rappresentante vaticano mai coinvolto direttamente in un'inchiesta per reati di abusi sessuali.
Nel febbraio 2016, intervenendo in video conferenza da Roma, il cardinale aveva già testimoniato davanti alla Royal Commission del governo australiano per difendersi dall'accusa di aver in qualche modo coperto dei preti colpevoli di abusi su minori. Si tratta sempre di accuse che riguardano fatti avvenuti tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso. Il cardinale si difese dicendosi estraneo alle accuse, pur riconoscendo che la Chiesa ha «gestito in modo sbagliato le cose e ha fallito con le persone». Lo scorso ottobre ha accettato anche di rispondere alle domande di un gruppo di poliziotti di Victoria che lo hanno raggiunto a Roma per interrogarlo, questa volta su fatti che lo riguarderebbero direttamente.
Dopo la comunicazione della polizia di Victoria di ieri, i vescovi australiani hanno rilasciato un comunicato in cui chiedono che a Pell, come a qualsiasi altro cittadino, sia riconosciuta almeno la «presunzione di innocenza», visto che per molti media basta un'accusa per fatti che risalirebbero a cinquant'anni fa per considerare già colpevole il prelato.
«Queste materie», ha detto il cardinale nella conferenza stampa di ieri mattina, «sono oggetto di indagine da due anni, ci sono state fughe di notizie ai media, c’è stata una character assassination senza tregua». In effetti, nei confronti di Pell la campagna di accuse è stata consistente, ed ha subito un'impennata da quando, nel 2014, il cardinale ha avuto l'incarico di riformare gli affari finanziari del Vaticano.
Il porporato australiano è da considerarsi un grande difensore dell'ortodossia, un combattente culturale nei confronti di tutte le derive etiche che vanno dall'aborto, al matrimonio gay, fino alle sue battaglie contro le teorie del riscaldamento globale. Si è fatto sentire anche durante il doppio Sinodo sulla famiglia contro le istanze più progressiste, battendo letteralmente i pugni sul tavolo contro certe fughe in avanti che erano emerse nel sinodo straordinario del 2014. Di certo non può essere molto simpatico al cosiddetto establishment, in questo senso una certa insistenza mediatica nei suoi confronti potrebbe non stupire.
«Non vedo l'ora», ha detto in conferenza stampa, «arrivi il giorno in cui mi potrò difendere davanti alla corte. Sono innocente, le accuse sono false e considero l’idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile. Ho informato regolarmente il Santo Padre in questi lunghi mesi e in numerose occasioni e abbiamo parlato della possibilità che io prenda un periodo di congedo per difendermi. Per questo sono molto grato al Santo Padre di avermi dato il congedo per tornare in Australia».
Il direttore della Sala stampa vaticana, Greg Burke, che era al fianco del cardinale, ha letto un comunicato in cui, appunto, si congeda Pell dai suoi incarichi perché possa difendersi. «Durante l’assenza del Prefetto, la Segreteria per l’Economia continuerà a svolgere i propri compiti istituzionali. I Segretari rimarranno in carica per il disbrigo degli affari ordinari, donec aliter provideatur».
Non si può negare che di fronte a questa terribile piaga della pedofilia nella Chiesa ci sia qualcuno che oltrepassa il confine della cronaca e dell'opinione, per sfociare nella strumentalizzazione, al fine di gettare fango sulla Chiesa stessa. D'altra parte non si può non vedere come Benedetto XVI e Papa Francesco siano stati particolarmente attivi nel mettere in atto una serie di misure volte a sradicare il brutale fenomeno. Magari lo avessero fatto con altrettanta attenzione altre realtà sociali in cui la pedofilia è pur presente.
Ora, il cardinale Pell se ne andrà da Roma, ed è verosimile attendersi che molto difficilmente riprenderà il suo ruolo di prefetto del Segretariato dell'economia vaticana. Ha già superato i canonici 75 anni ed era in prorogatio per volontà di Francesco, a questo punto sono in molti a pensare che dopo l'estate il Papa procederà con la sua sostituzione. Qualcuno sarà dispiaciuto, altri molti altri, se ne rallegreranno.