Pd a pezzi, a sinistra è ormai tutti contro tutti
Il Pd si spacca sul programma di riarmo europeo e la Schlein si trova in minoranza. Si apre la possibilità di un congresso. Intanto oggi la sinistra scende in piazza "per l'Europa" e Conte resta fuori, pronto a raccogliere i dissidenti Dem.

Il Partito democratico si trova sull'orlo di una crisi senza precedenti, una polveriera pronta a esplodere sotto il peso delle sue divisioni interne. La spaccatura emersa con il voto sulla risoluzione europea in materia di riarmo ha messo a nudo le fragilità della leadership di Elly Schlein e ha ridato fiato all'ala riformista del partito, che ora chiede un chiarimento politico e non esclude la possibilità di un congresso anticipato.
L'episodio ha evidenziato un partito sempre più frammentato e incapace di trovare una sintesi tra le sue anime, mentre all'esterno si moltiplicano le pressioni da parte di un Giuseppe Conte che fiuta l'opportunità di scalzare il Pd dalla guida del centrosinistra. Il voto di due giorni fa al Parlamento Europeo è stato il detonatore della crisi: su 21 europarlamentari dem, 10 hanno scelto di votare a favore della risoluzione sulla Difesa e sul progetto ReArm Europe, disattendendo le indicazioni della segretaria, che aveva optato per l'astensione. Un gesto di aperta ribellione che non è passato inosservato e che ha reso ancora più evidente il solco tra la corrente riformista e la linea politica dettata da Schlein.
Lei, consapevole della gravità della frattura, ha dichiarato la necessità di un chiarimento, senza però specificare quali saranno i prossimi passi. Ma la tensione è palpabile, e il rischio di un'implosione interna non è mai stato così concreto. Stefano Bonaccini, presidente del Pd e sfidante della Schlein sconfitto alle primarie, ha ribadito la necessità di un confronto serio e responsabile, escludendo una resa dei conti ma sottolineando l'importanza di ascoltarsi e trovare una sintesi che finora è mancata. Tuttavia, il malcontento cresce, e il pressing dell'ala riformista si fa sempre più esplicito.
Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, ha parlato senza mezzi termini di "un problema serio", accusando Schlein di ignorare un'ampia fetta del partito che si riconosce in una posizione europeista più chiara e meno ambigua. Un concetto ribadito anche da Lucia Annunziata, che ha evidenziato le tensioni interne e ha ammonito la segretaria sulla necessità di una posizione netta in politica estera, elemento fondamentale per chi ambisce a governare il Paese. Anche Piero Fassino ha duramente criticato la scelta dell'astensione, definendola "incomprensibile" e accusando Schlein di aver isolato il Pd nel gruppo europeo S&D (Socialisti e democratici), dove la risoluzione è stata approvata senza particolari esitazioni. Per Luigi Zanda, la segretaria dem sta dimostrando una mancanza di maturità politica, soprattutto su temi cruciali come la politica estera, e ha invocato un congresso straordinario per ridefinire la linea del partito.
In questo contesto già incandescente, si inserisce la manifestazione di domani a Roma in favore dell'Europa, promossa dallo scrittore Michele Serra e alla quale il Pd ha deciso di partecipare, mentre il Movimento Cinque Stelle ha scelto di restarne fuori. Una decisione che si inserisce nella strategia di Giuseppe Conte, sempre più intenzionato a posizionarsi come leader del fronte progressista alternativo al Pd. L'ex premier non ha perso occasione per attaccare la linea dem, sostenendo che la manifestazione è stata contaminata da esponenti favorevoli al riarmo e che il Pd si muove in una logica contraddittoria, scendendo in piazza per l'Europa ma rifiutandone il rafforzamento in materia di difesa. Conte sta cercando di accreditarsi come interlocutore privilegiato per la minoranza dem, puntando sulle ambiguità della segreteria Schlein e sul malcontento interno al Pd per consolidare il suo ruolo di leader del centrosinistra. La sua critica al piano ReArm Europe si inserisce in un discorso più ampio sulla necessità di una politica estera europea coerente e razionale, che non si limiti a incrementare la spesa militare senza un coordinamento efficace. Una visione che, a suo dire, il Pd di Schlein non è in grado di offrire, impantanato com'è in un dibattito interno che rischia di paralizzarlo.
Il futuro del Pd appare incerto. Se da un lato Schlein cercherà di mantenere la barra dritta sulla sua linea, dall'altro la fronda interna ha ormai alzato la voce e non sembra più disposta ad accettare scelte imposte dall'alto senza una discussione approfondita. Il congresso anticipato, da ipotesi remota, sta diventando uno scenario sempre più plausibile, mentre l'ombra di una scissione, per quanto non dichiarata, aleggia sul partito. In tutto questo, il Movimento Cinque Stelle osserva e attende, pronto a raccogliere il consenso di un'area politica in cerca di un nuovo punto di riferimento. Conte ha fiutato il vento della crisi e sa che, se il Pd dovesse implodere, potrebbe essere lui a beneficiarne. Per Schlein, dunque, si prospettano settimane difficili, in cui sarà chiamata a dimostrare se ha la capacità di tenere unito il partito o se, al contrario, il suo Pd è destinato a sgretolarsi sotto il peso delle sue contraddizioni interne.