Passaporti grigi, la tratta segreta di esseri umani
I passaporti grigi sono documenti di viaggio temporanei. Ben 19 comuni turchi li hanno rilasciati, a pagamento, per far andare persone in viaggio in Europa. Che poi non sono mai più tornate allo scadere del documento. È una forma di emigrazione clandestina, scoperta dopo anni che avveniva. Ora è uno scandalo internazionale.
Passaporti grigi, 6mila euro e un corso di formazione in un Paese europeo: ecco il nuovo protocollo per lasciare la Turchia, ottenere asilo in Europa e incrementare il traffico di esseri umani. Uno schema che da qualche settimana è oggetto di uno scandalo che ha svelato l’esistenza di una rete di trafficanti di esseri umani di cui fanno parte anche politici, funzionari dei Ministeri, imprenditori e Ong. Tutto confezionato in Turchia ed importato in Occidente.
Lo scandalo è scoppiato ad aprile, ma solo pochi giorni fa, dopo settimane di indiscrezioni sulla stampa, il ministro dell'Interno Suleyman Soylu ha reso pubblico che, dal 2018, in 19 diverse città, quelle accertate per adesso, i governi municipali hanno organizzato viaggi in Europa. Stando alla prima parte delle indagini in oltre 800 non sono tornati in Turchia dopo la scadenza del passaporto. L’operazione, infatti, avveniva attraverso i cosiddetti “passaporti grigi”, documenti di viaggio temporanei forniti a quanti devono viaggiare all’estero per rappresentare la Turchia. La maggior parte dei Paesi sa che il titolare di un passaporto grigio è in servizio ufficiale e tornerà a breve. Ma lo scandalo ha rivelato che i documenti venivano venduti a chi cercava rifugio in Europa. Il ministro Soylu ha così appena vietato il rilascio dei suddetti passaporti.
Tutto nasce nel comune di Yesilyurt, gestito dall’Akp - il partito di Erdoğan -, nella provincia di Malatya, nell’Anatolia centro-orientale. Là si scopre che in 47, con tanto di passaporto grigio, a settembre 2020 raggiungono la Germania nell’ambito di un progetto per “accrescere la coscienza ambientalista individuale”. Solo in quattro ritorneranno in Turchia come rivela il quotidiano locale Sozcu. Dopo un po’ emergono anche altri casi nei comuni di Tusba (provincia di Van), Erbaa (Tokat) e Ucocak, Akcakiraz e Aricak (Elazig).
E se l’inganno dei passaporti non rappresenta una novità, sebbene mai fosse emersa una rete così ben strutturata, è certamente nuovo che ad essere implicata sia anche la direzione degli affari religiosi del governo turco, la Diyanet. Apparato islamico statale in Turchia, che nasce allo scopo di supervisionare gli affari religiosi interni, con Erdoğan la funzione è diventata quella di promuovere l’islam sunnita anche fuori dei confini nazionali. Negli ultimi dieci anni è arrivato a contare 150.000 dipendenti e un budget di 2 miliardi di dollari. È così in grado di guidare le scuole di imam e i corsi di corano, oltre che le moschee, non solo in Turchia, ma in tutta Europa aprendone ogni anno decine. La presenza della Diyanet in Germania è fortissima e gli imam turchi in Germania, i cui stipendi sono pagati direttamente dalla Diyanet, figurano come funzionari pubblici di Erdoğan a tutti gli effetti. Motivo per cui esiste l'annosa questione del governo tedesco che accusa l’aspirante sultano di servirsi delle moschee della DITIB per spiare e tenere sotto controllo l'islam europeo, ma soprattutto per educare i musulmani ad una certa visione politica della realtà, che va di pari passo con quella religiosa.
E se oggi la Diyanet diventa protagonista della rete di traffico di esseri umani tra Turchia ed Europa, non è certo tassello che può passare in sordina. La portata dello scandalo potrebbe, infatti, essere maggiore delle cifre denunciate dal ministro dell’interno Soylu. Il quotidiano turco Sabah ha ricostruito la vicenda anche da alcune dichiarazioni rilasciate in forma anonima da persone coinvolte direttamente. Tutti hanno confermato di essere entrati nella zona Schengen con passaporti grigi, ma poi hanno dovuto riconsegnarli agli organizzatori del tour. Secondo la stampa turca se non fossero scomparsi alcuni passaporti, la cosa sarebbe potuta andare avanti per anni. Il prezzo per i documenti andava dai 5mila ai 10mila euro e siccome dalle prime indagini si tratta di documenti che non sono stati contraffatti è evidente un certo grado di cooperazione con diverse agenzie del ministero dell'Interno responsabili del controllo dei richiedenti e della fornitura dei passaporti. Alcuni di questi funzionari hanno anche dichiarato apertamente che gli organizzatori di questo tour europeo hanno dato loro dei regali e che pensavano di fare “una buona azione” mandando i piantagrane fuori dal paese.
Ci sono state accuse secondo cui anche alcuni criminali e coloro che potrebbero essere affiliati al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e al movimento Gulen si sono serviti di questo “metodo”. I partiti di opposizione hanno chiesto un'indagine al parlamento turco, ma i voti dell'AKP e del movimento nazionalista l'hanno respinta. Ancora più complicato, quindi, comprendere l'estensione della rete. Ad essere coinvolti nello scandalo sarebbero anche alcune Ong, e un imprenditore turco ad Hannover. Infatti, come affermato dal ministro degli Interni, Soylu, i corsi che le persone arrivate in Europa avrebbero dovuto seguire erano organizzati in collaborazione con alcune Ong e da un’azienda turca con sede ad Hannover.
Quali sono le conseguenze di simile programma di tratta di esseri umani che coinvolge i comuni dell'AKP, le agenzie governative, il ministero dell'Interno e le ONG? In primo luogo, una siffatta tratta di esseri umani su larga scala, che ha operato per almeno tre anni, con diversi comuni coinvolti, solleva una nuova serie di domande sull'entità della corruzione tra i funzionari governativi in Turchia. E danneggia tutti i titolari di passaporti turchi e nel tempo significherebbe che i passaporti rilasciati dal governo turco saranno soggetti a ulteriori controlli e forse a ulteriori restrizioni.
Impone poi una domanda non consentita in Turchia: quanti funzionari governativi, in quali agenzie e gradi sono coinvolti? I comuni hanno chiesto i passaporti su richiesta delle ONG e sono oggetto di indagine. Ma le agenzie che hanno prodotto i passaporti? Non ultima resta la questione più importante e grave. Ankara fin dall’inizio della guerra civile siriana ha utilizzato la carta dei rifugiati contro l’Ue per ottenere denaro e non solo. Il che ha portato all’accordo del 2016 - 6 miliardi in cambio dei confini chiusi - che ebbe come sponsor principale la Merkel. Dal canto suo Erdoğan non ha mai fatto mistero di ritenere insufficienti i 6 miliardi pattuiti con l’Ue per tenere chiusi i propri confini ed evitare il passaggio di decine di migliaia di immigrati, per lo più siriani, curdi, iracheni e libici per la cosiddetta “rotta balcanica”. Denaro che rappresenta solo una parte dei finanziamenti pubblici che la Turchia ha ricevuto dall’Europa sotto forma di aiuti umanitari e industriali.
Ma se le dimensioni di questo traffico di esseri umani si dimostrassero collegate a funzionari turchi di alto livello, potrebbe significare che l'Ue ha pagato un prezzo più alto di quanto riconosciuto finora. Considerando anche che la Germania ha appena avviato indagini legate allo scandalo dei passaporti grigi e ci sarebbero circa 500 sospetti che sarebbero entrati a Berlino con questo tipo di documento e poi chiesto asilo politico. In quanti sono davvero entrati in Europa dalla Turchia nonostante gli accordi?