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PAPA FRANCESCO

Partire dalla misericordia, proseguire con la catechesi

Il 14 ottobre 2013 Papa Francesco ha esposto, in modo sistematico la linea pastorale del suo pontificato: primato della testimonianza, andare incontro ai più "lontani" e centralità dell'incontro con Cristo.

Ecclesia 15_10_2013
Papa Francesco nella folla

Il 14 ottobre 2013 Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e ha rivolto loro un discorso che espone in modo sistematico la linea pastorale del suo pontificato, emersa in forma di una serie di «flash» nell'intervista a «La Civiltà Cattolica» e, a suo modo, anche negli scambi con Eugenio Scalfari. Può darsi che, con questa esposizione, Francesco abbia voluto anche rispondere a equivoci e interpretazioni erronee delle sue indicazioni. Il Papa ha riassunto la sua strategia pastorale in tre punti: «primato della testimonianza; urgenza di andare incontro; progetto pastorale centrato sull’essenziale».

La premessa al primo punto, il primato della testimonianza, è di carattere sociologico: oggi «si verifica spesso un atteggiamento di indifferenza verso la fede, ritenuta non più rilevante nella vita dell’uomo». «Tante persone si sono allontanate dalla Chiesa. È sbagliato scaricare le colpe da una parte o dall’altra, anzi, non è il caso di parlare di colpe. Ci sono responsabilità nella storia della Chiesa e dei suoi uomini, ce ne sono in certe ideologie e anche nelle singole persone». Comunque sia, «la crisi dell’umanità contemporanea non è superficiale, è profonda».

Ecco allora il problema della nuova evangelizzazione: come «risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede»? Secondo Francesco, l'esperienza recente mostra l'estrema difficoltà di partire dal discorso filosofico o teologico. Di qui quello che chiama «primato della testimonianza»: dobbiamo mostrare «in modo concreto la fede, attraverso l’amore, la concordia, la gioia, la sofferenza, perché questo suscita delle domande, come all’inizio del cammino della Chiesa: perché vivono così? Che cosa li spinge? Sono interrogativi che portano al cuore dell’evangelizzazione che è la testimonianza della fede e della carità». Solo «testimoni credibili» oggi possono risvegliare «l’attrazione per Gesù Cristo, per la bellezza di Dio». «C’è bisogno di cristiani che rendano visibile agli uomini di oggi la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura».

Certamente occorrerà annunciare anche la Parola di Dio e chiamare tutti ad «andare controcorrente, convertirsi dagli idoli all’unico vero Dio». Ma nel primo annuncio la nuova evangelizzazione «non può che usare il linguaggio della misericordia, fatto di gesti e di atteggiamenti prima ancora che di parole». Francesco pensa che non ci sia altra strada: «come figli della Chiesa dobbiamo continuare il cammino del Concilio Vaticano II, spogliarci di cose inutili e dannose, di false sicurezze mondane che appesantiscono la Chiesa e danneggiano il suo volto». «C'è da chiedersi tutti se chi ci incontra percepisce nella nostra vita il calore della fede, vede nel nostro volto la gioia di avere incontrato Cristo!».

Secondo aspetto: «andare incontro» ai più lontani. «La nuova evangelizzazione è un movimento rinnovato verso chi ha smarrito la fede e il senso profondo della vita». Ci sono profonde ragioni teologiche per questo «dinamismo». In Gesù Cristo la Trinità stessa si è mossa verso di noi è ci è venuta incontro. Così, «ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare con quelli che non la pensano come noi, con quelli che hanno un’altra fede, o che non hanno fede. Incontrare tutti, perché tutti abbiamo in comune l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio». Naturalmente, ha spiegato il Pontefice, dobbiamo «andare incontro» «senza rinunciare alla nostra appartenenza», senza diluire il messaggio. Ma dobbiamo «andare incontro» dovunque, «risvegliare dappertutto questa speranza, specialmente dove è soffocata da condizioni esistenziali difficili, a volte disumane, dove la speranza non respira, soffoca. C’è bisogno dell’ossigeno del Vangelo, del soffio dello Spirito di Cristo Risorto, che la riaccenda nei cuori».

Terzo punto: la centralità dell'incontro con Cristo. «Non serve disperdersi in tante cose secondarie o superflue, ma concentrarsi sulla realtà fondamentale, che è l’incontro con Cristo, con la sua misericordia, con il suo amore». Per evitare un'evangelizzazione «dispersiva, frammentaria» dobbiamo sempre ricordare che il suo scopo è proporre «un incontro con Cristo che è anche adorazione, parola poco usata: adorare Cristo».

Beninteso, a questo primo annuncio deve seguire la catechesi, secondo lo schema di un documento carissimo a Papa Francesco, l'esortazione apostolica del 1975 «Evangelii nuntiandi» del venerabile Paolo VI (1897-1978).

Una volta raggiunti i «lontani» con l'annuncio della misericordia e dell'amore di Gesù, occorre subito mettersi al lavoro per «superare la frattura tra Vangelo e cultura e l’analfabetismo dei nostri giorni in materia di fede». «Ho ricordato più volte - ha confidato il Papa - un fatto che mi ha impressionato nel mio ministero: incontrare bambini che non sapevano neppure farsi il Segno della Croce! Nelle nostre città!». Questa è la nuova evangelizzazione di oggi: raggiungere chi non va in chiesa mostrandogli la misericordia, quindi iniziare la catechesi.