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LO SCIOPERO

Paritarie al palo: renziani peggio della Azzolina

Appena 150 milioni per le scuole paritarie. Dopo lo storico sciopero arriva l'ennesima presa in giro. Ma la Azzolina non ha maggiori colpe di Italia Viva. Renzi ha scelto di tenere sotto scacco il governo per clandestini e Bonafede, ma non per paritarie e famiglie. E' Elena Bonetti, ministra collezionista di fallimenti, che dovrebbe dimettersi. 

Politica 21_05_2020

Appena 150 milioni per le scuole paritarie. Anzi, 45 in più perché tra la prima bozza del Decreto Rilancio e quella bollinata ieri con tanto di relazione tecnica, i milioni in più salgono a 15 per l’Infanzia mentre per primarie e secondarie sono 30. 30 milioni, come 30 denari: è il prezzo del contentino concesso dal governo dopo la protesta clamorosa delle scuole paritarie cattoliche che hanno concluso il loro primo sciopero della storia.

Un prezzo che ha permesso alle forze di governo di dichiararsi soddisfatti, ma che rappresenta una presa in giro per le scuole che, per non mandare in bancarotta il sistema scolastico pubblico, quindi anche statale, avrebbero bisogno di 1 miliardo. A tanto ammonta la detrazione totale per le famiglie richiesta dalle scuole come intervento decisivo per non dover chiudere a settembre.

Invece tra contentini e rimandi, si pensa con 150 milioni di poter chiudere la partita e mentre i promotori dello sciopero, cioè i gestori Usmi e Cism, annunciano che ora la sfida si sposta in Parlamento per la discussione degli emendamenti migliorativi, si delineano le vere responsabilità di questa ennesima presa in giro all’italiana. Padre Luigi Gaetani del Cism, dice alla Nuova BQ che «lo sciopero almeno ha fatto sì che il governo ci ascoltasse. Se siamo contenti? Bè è chiaro che si tratta di briciole, ma almeno abbiamo potuto avvertire lo Stato che se non si interviene a settembre serviranno 3 miliardi in più per gli studenti senza scuola e bisognerà farsi carico degli insegnanti rimasti senza lavoro».  

E che sia una presa in giro lo testimonia il testo del decreto dove all’articolo 233, nell’VIII capitolo destinato alla scuola, si possono leggere strafalcioni madornali come «scuole paritarie dell’infanzia a gestione pubblica o privata», ignorando dunque la Legge 62/2000 che inserisce tutte le scuole statali, comunali e private nel sistema pubblico.

Tutti contro il ministro dell’Istruzione Azzolina. Dunque. Ma è troppo facile. Anche dalle parti del governo. Il fatto è che la Azzolina non fa altro che portare alle estreme conseguenze la sua ideologica visione della scuola: di qua lo Stato, di là i privati che si arrangino. In fondo, prevedibile. Più difficile è andare a individuare altre responsabilità che si annidano nella compagine di governo. E che si ritrovano proprio in quel partito che anche ieri ha dimostrato in Senato di reggere le sorti di questo Conte II.

A Italia Viva la sorte ha consegnato il compito di condizionare l’esecutivo con la tattica della lacrima facile di due ministre. Con la stessa spregiudicatezza del suo leader, la renziana Bellanova ha pianto per la regolarizzazione di migliaia di clandestini e la ministra della Famiglia Bonetti ha pianto lacrime di coccodrillo per i mancati interventi per la scuola parentale. E con lei anche il collega Gabriele Toccafondi che ha lodato il buon punto di partenza nonostante la Azzolina. 

Eppure, bisognerebbe ricordare alla Bonetti che la tecnica del piagnisteo era già stata utilizzata da lei due settimane fa quando si era capito che per le famiglie non sarebbe stato stanziato nulla. Oggi, che le paritarie stanno crepando perché non si riconosce alle famiglie quella detrazione fiscale indispensabile per poter tenere aperte le scuole, la Bonetti piange e lamenta il comportamento del governo, come se lei non avesse mai partecipato a un Consiglio dei Ministri. Insomma: la Bonetti colleziona fallimenti, mostrando che la sua visione politica è sconfitta puntualmente, ma di dimettersi, certificando così l’impossibilità di poter incidere, non se ne parla proprio.

Così come non si parla e non si parlerà di tenere sotto scacco il governo alzando la posta a favore delle scuole paritarie. Per i clandestini e per riscattare il giustizialista e inguaiato ministro della Giustizia Bonafede, è stato fatto. Ma per la libertà educativa non ne vale la pena. Evidentemente.

Eppure le scuole sono state utilizzate ancora una volta per un giro di giostra di dichiarazioni in favor di telecamera. Ad affossare le paritarie non sono stati solo i Cinque Stelle, il colpo di grazia arriverà dai tanti cattolici che militano in questo governo, dal premier Giuseppi amato in Vaticano al Pd a Italia Viva i quali hanno lasciato all’ideologico odio grillino il pallino per abbassare il pollice. Chissà se qualcuno avrà l’ardire di ripetere a Renzi e compagnia “#Ci ricorderemo”?