Papa Francesco: "O famiglia, o eutanasia"
Il Concistoro straordinario sulla famiglia ha attirato l'attenzione dei media soprattutto per le proposte del cardinale tedesco Walter Kasper in tema di divorziati risposati. Ma ai cardinali il Papa ha ricordato qualcosa di ben più importante.
Il Concistoro straordinario sulla famiglia ha attirato l'attenzione dei media soprattutto per le proposte del cardinale tedesco Walter Kasper in tema di divorziati risposati, peraltro presentate in modo problematico e ipotetico, con una prudenza assai maggiore rispetto a interviste e dichiarazioni di altri presuli, specie di lingua tedesca, nelle settimane precedenti. Al di là della pure interessante discussione tra i cardinali, vale la pena di esaminare le parole di Papa Francesco all'apertura del Concistoro, il 20 febbraio 2014, accompagnate dalla pubblicazione di un messaggio - formalmente datato 19 febbraio - alla Pontificia Accademia per la Vita.
Ai cardinali il Papa ha ricordato che la famiglia, che nasce dalla benedizione di Dio sull'unione dell'uomo e della donna «è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino».
I cardinali potranno discutere di molte cose, ha detto Francesco, ma «la riflessione avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e di sofferenze». Dovremo discutere, ha aggiunto il Pontefice, «con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro», parole in cui alcuni hanno visto un rimprovero a quei presuli che sul tema avevano rilasciato interviste incaute e frettolose. «La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata - ha affermato il Papa - , e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d'amore».
Alla Pontificia Accademia per la Vita, nel ventennale della sua istituzione con il compito di «studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del Magistero della Chiesa», il Papa ha offerto una riflessione sul tema degli anziani e dell'eutanasia, Oggi, ha affermato, «si riscontra il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide, e di cui oggi moltissimi sono vittime, a partire dai nostri anziani».
Francesco invita a rileggere un brano della «Evangelii gaudium»: «Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”». E chiarisce che in quel brano aveva in mente proprio gli anziani e l'eutanasia. «La situazione socio-demografica dell’invecchiamento ci rivela chiaramente questa esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità, o per qualsiasi ragione vulnerabile».
Alla base della questione dell'esclusione degli anziani e dell'eutanasia vi è «una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore importante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza. Pertanto, la mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore».
Anche all'Accademia per la Vita Francesco ricorda che «maestra di accoglienza e solidarietà è, invece, la famiglia»: qui si impara e si mette in pratica il principio secondo cui «la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane; la famiglia insegna a non cadere nell’individualismo e equilibrare l’io con il noi».
O famiglia, o eutanasia, «Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità». È questo, ha concluso il Papa citando il beato Giovanni Paolo II (1920-2005), «il Vangelo della vita» che è anche il Vangelo della famiglia. La Chiesa potrà esaminare le soluzioni pastorali migliori per tante situazioni concrete. Ma questo è l'imprescindibile punto di partenza.