"Papa Francesco è così come lo vedete"
Nessun segnale di rottura, solo la semplicità di un uomo che continua ad essere se stesso mentre guida la Chiesa. Parla Don Cesare Zaffanella, sacerdote cremonese, in missione per 23 anni in Argentina sotto la guida dell’allora cardinal Bergoglio.
Classe 1944, Don Cesare Zaffanella ora è parroco a Bonemerse, nella diocesi di Cremona, ma fino a qualche anno fa si trovava in una diocesi che è “quasi alla fine del mondo”, per la precisione Bueno Aires e il suo arcivescovo era Jorge Mario Bergoglio. “Sono andato in Argentina alla fine del 1984 e ci sono rimasto per 23 anni. L’allora arcivescovo di Bueno Aires, monsignor Quarracino, era stato ospite del Meeting per l’amicizia fra i popoli, a Rimini, invitando chi desiderava ad andare in Argentina. Io ho dato subito la mia disponibilità, ho fatto richiesta al mio vescovo che ha accordato il permesso e sono partito” racconta il sacerdote cremonese. “Ero stato invitato ad insegnare teologia all’Università Cattolica, che era presieduta proprio da Bergoglio, da poco diventato vescovo ausiliario di Bueno Aires”.
Così Don Cesare ha avuto l’onore di avere come guida il futuro pontefice, “che era sempre disponibile e di grande aiuto. Quando qualcuno si trovava in un momento di difficoltà o di incertezza, bastava telefonargli e se non poteva rispondere, richiamava appena possibile. A volte ci trovavamo per pranzo tra di noi sacerdoti e lo invitavamo sempre, se poteva partecipava”.
Non manca un aneddoto in cui Don Cesare è stato “sgridato” dal suo vescovo: “Ricoprivo un incarico alla Caritas e c’era stato un fraintendimento con un mio superiore, che quindi mi aveva chiesto di lasciare quell’incarico. Io avevo obbedito, lasciando subito. Quando l’ho raccontato a Bergoglio, mi disse: hai fatto bene perché hai obbedito a un tuo superiore, ma sei stato sciocco a non venire subito da me per cercare di risolvere!”. “Bergoglio ti incoraggiava e sosteneva sempre, cercava l’unità e la comunione ovunque” spiega Don Cesare. Una tensione che rivediamo nelle sue prime scelte da pontefice, che Don Zaffanella legge come esattamente in linea con la persona di Bergoglio: “Lui è così come lo si vede, non è una posa”. La croce di ferro, le scarpe di sempre o una gestione più disinvolta del cerimoniale possono sembrare apparentemente dei segni di rottura con il passato, ma non è così per chi conosce da tanto Papa Francesco.
“Io non vedo nessun segno di rottura. Tutto quello che lui fa è così da sempre, non è in polemica con nessuno. Il suo modo di fare non è né scandalo né rottura, ma grazia di Dio che ci parla in tanti modi. Papa Francesco è fatto così ed è una grazia di Dio averlo, come era stata una grazia di Dio avere Papa Benedetto XVI”.
Bergoglio da sempre chiede a tutti di pregare per lui: “alla fine delle messe nella cattedrale di Bueno Aires chiedeva a tutti quelli che incontrava di pregare per lui. I suoi sono gesti veri che ti arrivano al cuore, quando chiedeva di pregare lo faceva in modo semplice”.
“Forse c’era bisogno di lui – continua il sacerdote cremonese – perché abbiamo perso il senso della semplicità. Il mondo ha bisogno di semplicità, libertà e misericordia. Attraverso Papa Francesco, il Signore ce le sta insegnando di nuovo”.