Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

MONSIGNOR LIVI

Papa e Gesuiti, una precisazione

Se ho dato l'impressione che il Papa voglia imporre maliziosamente le idee di una scuola, quella gesuita, a tutta la Chiesa me ne scuso. Non era questa la mia intenzione, ma solo quella di aiutare a comprendere meglio l'argomentare del Papa.

Ecclesia 18_01_2014

Caro Direttore,

Ho letto con interesse l'articolo di mons. Livi. Sono lieto di trovarmi d'accordo con lui sull'essenziale, e cioè che il Papa va letto, conosciuto e seguito nei suoi documenti ufficiali, superando le manipolazioni falsamente apologetiche di laicisti e progressisti così come le critiche dettate dallo zelo amaro di certi ultra-conservatori.

Sono anche d'accordo sulla gerarchia delle fonti magisteriali. Giro l'Italia per presentare la «Evangelii gaudium» e la «Lumen fidei», e sull'importanza di questi due documenti sono dunque entusiasticamente allineato con mons. Livi. Non direi che i discorsi del Papa siano irrilevanti o non facciano parte del Magistero, ma anche fra loro c'è certamente una gerarchia. Per esempio, secondo una tradizione consolidata dei Pontefici romani, i discorsi al Corpo Diplomatico hanno particolare rilevanza per la dottrina sociale. Non a caso Papa Francesco nel primo discorso al Corpo Diplomatico ha ripreso la categoria di Benedetto XVI di «dittatura del relativismo», e nel secondo ha denunciato con parole molto forti gli attacchi alla famiglia e l'«orrore» dell'aborto. Le udienze del mercoledì sono certo un gradino al di sotto nella gerarchia delle fonti, ma Papa Francesco - seguendo Benedetto XVI - le usa per un corso sistematico prima sul Credo e ora sui sacramenti, che è certo rivolto a tutti i fedeli e non solo a chi incontra occasionalmente a Piazza San Pietro.

Sono ancora d'accordo con mons. Livi sul fatto che le interviste del Papa non siano affatto sullo stesso piano dei documenti ufficiali, e nemmeno dei discorsi. Perché allora questa testata se ne occupa? Perché siamo un quotidiano e non possiamo non intervenire su tematiche di cui tutti parlano. Se tacessimo, lasceremmo il monopolio dell'interpretazione di questi passaggi controversi proprio ai laicisti male intenzionati e agli ultra-conservatori arrabbiati. Quando ne parliamo, precisiamo di solito che un'intervista non è un'enciclica, e invitiamo alla cautela. Se non abbiamo insistito abbastanza su questo punto, terremo conto dei rilievi di mons. Livi e insisteremo di più.

Vengo all'obiezione principale - direi l'unica - di mons. Livi nei confronti di un mio singolo articolo. Non è d'accordo sulla mia lettura di Papa Francesco come Papa quintessenzialmente gesuita. Sul punto bisogna intendersi. Se ho dato l'impressione che il Papa voglia imporre maliziosamente le idee di una scuola, quella gesuita, a tutta la Chiesa me ne scuso con mons. Livi, con i lettori e anzitutto con Papa Francesco. Non era questa la mia intenzione. A me pare che lo stile e la retorica del Papa siano in effetti molto gesuite, e che questo aiuti a capirlo, senza essere l'unica chiave di lettura possibile. Lo dico da ex-allievo dei Gesuiti al liceo e alla Gregoriana, da frequentatore di Esercizi ignaziani ma anzitutto da sociologo, che quando si trova di fronte a persone, testi e discorsi tende a situarli nel loro contesto sociale. Più volte su queste colonne, e altrove, ho del resto fatto cenno anche agli antichi interessi culturali e politici argentini del Pontefice e al suo rapporto con il peronismo. Noto di non essere l'unico ad avere notato come questi colorino certe parti strettamente economiche proprio della «Evangelii gaudium». Anche qui bisogna intendersi. Io non propongo affatto di leggere i testi del Papa con occhiali semplicemente sociologici. Sono testi che vanno letti anzitutto dal punto di vista della teologia e della vita ecclesiale. Tuttavia, non penso neppure che le scienze umane siano inutili per meglio comprendere il Magistero. Benedetto XVI nella «Verbum Domini» ci dice che le scienze sociali possono aiutarci a capire meglio addirittura la Parola di Dio. Ne ricaverei che possono talora aiutarci a capire anche il Magistero, s'intende finché mantengono la necessaria umiltà metodologica e non si presentano quindi abusivamente come la chiave di tutto.

Accolgo quindi di buon grado i rilievi di mons. Livi, che mi aiutano a chiarire il mio pensiero, il senso dei miei interventi e lo spirito con cui mi propongo di continuare a seguire gli interventi del Papa - comprese le udienze del mercoledì. E mi scuso se qualche mio passaggio lo avesse, involontariamente, irritato.

Cordiali saluti 

Massimo Introvigne