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IL CASO

Papa e gender, un altro pasticcio in Vaticano

Fa il giro del mondo la notizia di una lettera di papa Francesco che incoraggia l'editrice di libry gay per bambini. Una strumentalizzazione cialtronesca ma all'origine c'è un'assurda risposta, dalla Segreteria di Stato, alla lettera dell'autrice che pure aveva insultato il mondo cattolico. O in posti delicati ci sono persone inette o c'è anche qualcuno che voleva esattamente quanto è accaduto.
-  ECCO COSA PUBBLICA "LO STAMPATELLO", di M. Borghi

Ecclesia 29_08_2015
La lettera ricevuta da Francesca Pardi

Andiamo al sodo: se io dovessi scrivere al Papa una lettera in tono educato che inneggia al satanismo oppure che richiama la necessità – sempre in tono educato e rispettoso - di sterminare una parte dell’umanità, magari tramite aborto ed eutanasia, dovrei dunque aspettarmi una risposta dalla Segreteria di Stato, a nome del Papa, che mi augura «una sempre più proficua attività al servizio della diffusione degli autentici valori umani e cristiani»?

Domanda idiota? Eppure è quello che la Santa Sede vorrebbe farci credere, a leggere la nota con cui si chiarifica l’ennesimo pasticcio della comunicazione vaticana. Ieri mattina è infatti rimbalzata sui giornali di tutto il mondo la notizia lanciata dal Corriere della Sera, in cui si annunciava che papa Francesco aveva scritto a Francesca Pardi, fondatrice della casa editrice per bambini Lo Stampatello insieme alla sua compagna Maria Silvia Fiengo. Motivo del clamore? Il fatto che la suddetta casa editrice è specializzata nella pubblicazione di storielle che fanno passare la cultura omosessualista insieme al latte del biberon (Piccolo uovo e Perché hai due papà sono fra i più noti). Guarda caso, alcuni di questi libretti risultano fra quelli vietati nelle scuole comunali di Venezia dal sindaco Brugnaro.

È stata la stessa Pardi a raccontare l’emozione indescrivibile nel ricevere e aprire la lettera arrivata dal Vaticano; figurarsi poi quando ha letto che papa Francesco auspicava per lei «una sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni e della diffusione degli autentici valori umani e cristiani» e le impartiva una solenne benedizione. A dire il vero la Pardi e il Corriere si sono fatti anche un po’ prendere la mano e nel titolo del Corrierone auspici e benedizione diventavano anche un forte incoraggiamento ad «andare avanti» nel suo lavoro. Ma si sa, quando c’è da promuovere una buona causa si può anche gonfiare un po’, Repubblica docet. Tanto poi a tornare indietro si fa sempre in tempo, si salva la faccia ma intanto il risultato è ottenuto e nessuno riprende la rettifica. La solita operazione cialtronesca. Che però in questo caso non riuscirebbe se non trovasse un’ottima sponda in Vaticano, e non è certo la prima volta.

In realtà il Papa non ha mai letto la lettera della Pardi né si è sognato di scriverle in prima persona. Semplicemente la lettera – come tantissime altre indirizzate al Santo Padre – si è fermata in Segreteria di Stato dove c’è un apposito ufficio che si incarica di rispondere pazientemente a tutti: la firma è dell’assessore Peter B. Wells, che a nome del Papa, usa a seconda delle lettere una serie di risposte standard (ovviamente sono diverse le persone che vi lavorano e non tutto passa dalle mani di Mons.  Wells). Ed è quello che è successo con la Pardi, come ha poi spiegato il comunicato ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede (ma solo a mezzogiorno dopo che la notizia aveva già fatto il giro del mondo almeno tre volte). Insomma si tratterebbe di una forma di rituale cortesia strumentalizzata a fini ideologici. Dice infatti il comunicato vaticano: 

«In risposta ad una lettera al Santo Padre di Francesca Pardi, dai toni educati e rispettosi, la Segreteria di Stato ha accusato ricezione della medesima con uno stile semplice e pastorale, precisando in seguito che si trattava di una risposta privata e quindi non destinata alla pubblicazione (cosa che purtroppo è avvenuta).
In nessun modo la lettera della Segreteria di Stato intende avallare comportamenti e insegnamenti non consoni al Vangelo, anzi auspica “una sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni e della diffusione degli autentici valori umani e cristiani”. La benedizione del Papa nella chiusa della lettera è alla persona e non a eventuali insegnamenti non in linea con la dottrina della Chiesa sulla teoria del gender, che non è minimamente cambiata, come più volte ha ribadito anche recentemente il Santo Padre. Quindi è del tutto fuori luogo una strumentalizzazione del contenuto della lettera».

Tutto chiarito allora? Eh no, manco per niente. Un fatto del genere è di una gravità tale da non poter non suscitare qualche domanda; senza considerare che è solo l’ultimo (per ora) di una serie di equivoci ed incidenti nella comunicazione che vanno tutti nella stessa direzione. 

Chi cerca di minimizzare (si fa per dire) dice che in Segreteria di Stato sfornano queste risposte standard quasi meccanicamente, senza starsi troppo a soffermare su chi e cosa scrive. Il che però non è del tutto vero: anzitutto non tutti quelli che scrivono al Papa ricevono risposta (e tanti cattolici, anche consacrati, se ne lamentano); la stessa Pardi afferma di aver già inviato in precedenza un’altra lettera rimasta senza risposta (incredibile la fede con cui questa donna continua a rivolgersi al Papa). Quindi vuol dire che un qualche meccanismo di selezione esiste. In secondo luogo, il contenuto e il tenore della lettera non poteva passare inosservato. Insieme alla lettera, il cui testo integrale è stato pubblicato dalla Pardi su Facebook, sono arrivati tutti i libri finora stampati dalla casa editrice (una trentina): l’editrice voleva infatti dimostrare al Papa che non c’è in questi testi un tentativo di indottrinamento gender. 

Nella lettera, «con toni educati e rispettosi» (ci mancherebbe), la Pardi accusa tanti cattolici (più o meno quelli della manifestazione del 20 giugno) di diffamarla in continuazione, «infangando» il suo lavoro e «aizzando» la gente contro lei e la sua compagna (citandole addirittura per nome negli incontri pubblici). E pensare che loro invece fanno tutto per «amore verso il prossimo», con grande sacrificio, senza aiuti economici da parte di nessuno. Invece «diverse organizzazioni cattoliche si stanno abbassando a comportamenti indegni, deformano la realtà di proposito, proprio loro che dovrebbero mostrare una tempra morale superiore: vorrei tanto che le fermasse». E via di questo passo.

Si può anche essere superficiali e sbrigare il lavoro meccanicamente ma è un po’ difficile leggere una lettera del genere (perché anche per trovare le risposte standard adeguate bisogna almeno leggere le lettere) e non sentire un campanellino d’allarme. Una donna accusa delle peggiori cose una buona parte del mondo cattolico, chiede al Papa di fermarle, e la Segreteria di Stato si mostra «grata per il delicato gesto e per i sentimenti che lo hanno suggerito», ringrazia, incoraggia e benedice? Ma quando mai si è vista una cosa del genere?

E a dire il vero non è che la Sala Stampa si sia poi scaldata più di tanto: oltre alla lentezza di riflessi si tratta di una precisazione, il minimo sindacale per chiarire che l’insegnamento della Chiesa sulla teoria del gender non è cambiato, ma non prima di aver giudicato «educata e rispettosa» una lettera infamante per una fetta consistente dell’associazionismo cattolico.

Se il tutto fosse davvero avvenuto per superficialità bisognerebbe dire con molta schiettezza che in quell’ufficio della Segreteria di Stato ci sono degli imbecilli, di cui ci si aspetta l’immediata rimozione per dare almeno un segnale di serietà e rispetto per il Papa, che non può essere esposto a queste figuracce mondiali (al proposito sarebbe interessante sapere se il tutto è avvenuto anche alle spalle di Mons. Wells).

Oppure dobbiamo pensare che accanto a qualche funzionario superficiale ce ne sia anche qualcuno interessato. Del resto di ecclesiastici tesi a promuovere l’agenda gay se ne notano sempre di più, anche ai piani alti del Vaticano. E anche per quel che riguarda la letteratura per bambini non si tratta del primo incidente. I lettori della Bussola più attenti ricorderanno che appena pochi mesi fa aveva creato notevole imbarazzo in Argentina e in Spagna (clicca qui) l’uscita su alcuni quotidiani nazionali di racconti per l’infanzia titolati “Con Francesco vicino a me”, sponsorizzata anche da una fondazione creata dall’allora arcivescovo Bergoglio: ebbene furbescamente i curatori dell’opera avevano inserito racconti sul modello di quelli dell’editrice Lo Stampatello, con promozione di tanti tipi di famiglie. Ovviamente tutto era stato fatto all’insaputa del Papa, ma intanto passava l’idea che Bergoglio fosse d’accordo con questi testi.

E anche in questo caso, malgrado le chiarificazioni, quel che resta nell’opinione pubblica è l’idea che Papa Francesco abbia compiuto un ennesimo gesto di rottura. E non sono solo i giornali laici a fare da grancassa. Oltre ai ritardi e alle timidezze della Sala Stampa, non si può non evidenziare che a concedere ulteriore pubblicità alle idee della Pardi sia stato un sito cattolico di informazione come Aleteia (clicca qui), molto legato ad ambienti vaticani. La furba editrice chiarisce a sua volta che il Papa non le ha scritto “Vai avanti”, come suggeriva il titolo del Corriere, anzi sicuramente non è cambiato l’insegnamento della Chiesa in materia. Però, «le parole del Papa certificano un cambiamento di tono nel confronto» (e questo va anche nel titolo) e giù a raccontare di quanto sia bella una famiglia omogenitoriale e di come sia giusto e cristiano rispettarla. Cosa che il Papa infatti fa, mica come quelli del 20 giugno, che invece la diffamano. E ovviamente si pubblica il tutto senza distinguo.

Chissà perché vengono alla mente quelle parole scritte in un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (firma: Ratzinger) datato 1 ottobre 1986. Il documento si intitola “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, è breve e semplice, e vale la pena rileggerlo tutto. In questa occasione vorrei però richiamare soprattutto i punti 8 e 9, laddove si dice:

«…Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo».

E ancora: «Anche all'interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l'insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l'egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.
È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile».

Più chiaro di così: già trenta anni fa, il cardinale Ratzinger avvertiva che c’è una lobby gay nella Chiesa che in combutta con quelle esterne lavora per sovvertire l’insegnamento cattolico. Forse l’origine dell’incidente di ieri non c’entra con questo ma la sensazione che in questi trent’anni certi lobbysti abbiano fatto una bella carriera ecclesiastica è molto forte.

-  ECCO COSA PUBBLICA "LO STAMPATELLO"
di M. Borghi