Panama, il Papa incontra i carcerati e li confessa
Si è concluso il terzo giorno in terra panamense per papa Francesco. Appuntamento più atteso la visita al carcere minorile di Pacora, dove Bergoglio ha ascoltato le confessioni di quattro ragazzi e una ragazza. Nell’omelia la dicotomia tra lo “sguardo del pettegolezzo” e quello della “conversione”.
Si è concluso il terzo giorno in terra panamense per Francesco. L’appuntamento più atteso nell’agenda papale era la visita al carcere minorile di Pacora. Prima della tappa nel penitenziario, però, Bergoglio si è reso protagonista di un fuori programma, irrompendo a sorpresa nel Colegio Las Esclavas mentre veniva celebrata una Santa Messa alla presenza di 500 pellegrini cubani.
Dall’edificio, situato a poca distanza dalla Nunziatura Apostolica dove risiede, Francesco si è spostato nel Centro de Cumplimiento de Menores Las Garzas di Pacora, a 40 km dalla capitale. Qui, il papa ha presieduto una liturgia penitenziale con alcuni detenuti, ascoltando la testimonianza di uno di loro. Davanti ai presenti, Francesco ha pronunciato un’omelia in cui ha proposto la dicotomia tra lo “sguardo del pettegolezzo” e quello della “conversione”. Parole con cui ha opposto la figura di Gesù che accoglie i peccatori a quella di coloro i quali “si limitavano solo a mormorare”. Un affondo, poi, contro chi affibbia “etichette” producendo divisione. “Una comunità - ha detto Francesco - si ammala quando vive la mormorazione che schiaccia e condanna, senza sensibilità”, mentre è “feconda quando sa generare dinamiche capaci di includere e integrare”.
Non è la prima volta che il papa se la prende con chi mormora: nella meditazione mattutina di Casa Santa Marta dell’8 novembre scorso aveva menzionato ben 12 volte la parola mormorazione, definendola un “peccato quotidiano, sia nel piccolo sia nel grande” e facendo riferimento, in particolare, a quanto avviene nelle parrocchie. La visita nel penitenziario minorile ha visto il papa ascoltare in piedi la testimonianza del detenuto Luis Oscar, fissandolo negli occhi. Il giovane ha raccontato il suo percorso di conversione avvenuto dopo l’arresto. Nella struttura di Pacora, il pontefice ha confessato quattro ragazzi e una ragazza sotto una tenda allestita nel giardino. Al termine della liturgia penitenziale, c’è stato il tempo per un ultimo appello ai detenuti, con la raccomandazione di aprire la finestra e “non dimenticare di guardare l’orizzonte”. Occorre lottare, ha detto il papa ai giovani carcerati, non l’uno contro l’altro ma allo scopo “di cercare e trovare le vie di inserimento e di trasformazione che il Signore benedice”.
Al termine dell’incontro, Francesco ha fatto ritorno alla Nunziatura Apostolica sull’elicottero che ha attraversato la Cinta Costera. Giusto il tempo di riposare un’ora prima del trasferimento al Campo Santa Maria la Antigua, dove ha presieduto la Via Crucis con i giovani. Nello stesso luogo, quindi, dove il 22 gennaio è stata celebrata dall’arcivescovo José Domingo Ulloa Mendieta la Messa d’apertura della XXXIV Giornata mondiale della Gioventù, e due giorni più tardi la cerimonia d’accoglienza e apertura in presenza del Santo Padre. Nel corso dell’evento di giovedì, Francesco aveva voluto citare il suo predecessore sul Soglio petrino per sottolineare che «l’amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità» (omelia di Benedetto XVI del 25 gennaio 2006).
La folla, su invito esplicito di Bergoglio, ha salutato con un forte applauso Benedetto XVI (che «ci sta guardando alla televisione», ha detto Francesco). Il papa, poi, ha voluto chiarire che la funzione della Gmg non è quella di un evento con “un po’ di elementi decorativi”, organizzato per fare contento chi vi partecipa. Inoltre, ha precisato che “l’energia rinnovatrice” delle nuove generazioni non serve a creare “una Chiesa parallela un po’ più divertente o cool”, ma piuttosto a “ritrovare e risvegliare” la “continua novità e giovinezza” della Sposa di Cristo.
Mentre in Italia si era vicini alla mezzanotte, migliaia di giovani hanno vissuto l'esperienza della Via Crucis con il papa. Nel discorso pronunciato al Campo Santa Maria la Antigua, Francesco ha accennato alla tragedia dell'aborto: tra le croci che affliggono i nostri tempi, ha citato "il grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere". "La Via Crucis di tuo Figlio - ha detto il Papa rivolgendosi al Signore - si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente". Una menzione anche per il problema del deterioramento dell'ambiente, e per lo sfruttamento delle terre dei popoli nativi, temi particolarmente sentiti nell'America centromeridionale e più volte affrontati in questi sei anni di pontificato.
Ma il papa, invitando a contemplare Maria, ha voluto dedicare il finale del suo discorso alla situazione vissuta dai migranti: lo ha fatto raccomandando ancora una volta i verbi-chiave che - a suo parere - sono "accogliere, proteggere, promuovere e integrare". Alla Chiesa ha chiesto di adottare una cultura che non ceda a quella che ha definito l'"assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale". Secondo Bergoglio, è proprio da Maria, "la donna forte del sì", che "impariamo ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro". Anche la Via Crucis di ieri, dunque, ha confermato la centralità che il tema dei migranti continua a rivestire in questa XXXIV edizione della Gmg.