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Palermo, un Duomo che attraversa i secoli

Del tempio originale consacrato nel 604 alla Vergine resta oggi solo la cripta. La maestosa cattedrale che oggi ammiriamo è il frutto di successivi interventi e modifiche fatte dal XII al XVIII secolo, con il contributo di diverse culture.  

Cultura 01_02_2014
Duomo di Palermo, navata centrale

Il Duomo di Palermo

Probabilmente è solo la cripta ciò che resta oggi del grande tempio consacrato dal vescovo di Palermo nel 604 alla Vergine, nel luogo dove, nei secoli precedenti, molti cristiani avevano subito il martirio. E non bastò la conquista saracena né la trasformazione della cattedrale in moschea a scoraggiare i fedeli palermitani che, nel XII secolo, diedero inizio alla costruzione di una chiesa nuova, più spaziosa, ancora una volta posta sotto la protezione materna di Maria Assunta.

Il simulacro di Santa Rosalia, patrona della città, dal centro della piazza antistante accoglie fedeli e visitatori. Da qui il Duomo appare in tutta la sua maestosità, conferitagli dai numerosi interventi succedutisi nel corso degli anni e, principalmente, dal restauro intrapreso dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga nel 1781, che si concluse nel 1801. A questo periodo risale l’erezione della cupola neoclassica, nel punto di intersezione dei due bracci della croce basilicale.

L’imponente aspetto esteriore è, dunque, il frutto del continuo sovrapporsi di stili, espressione delle diverse sensibilità religiose delle molteplici popolazioni susseguitesi sul suolo siciliano.

Torri normanne si innalzano dai quattro angoli. Sul lato meridionale Antonio Gambara, negli anni ’30 del XV secolo, realizzò un portico ad archi ogivali e frontone, il cui fregio riproduce l’Albero della Vita. Il fianco settentrionale è detto “dei Re” perché la Cattedrale di Palermo fu teatro di solenni incoronazioni. Re e imperatori, del resto, riposano ancora qui: nelle prime cappelle della navata meridionale sono custoditi, tra gli altri, le tombe e i monumenti funebri di personaggi del calibro di Enrico VI, Ruggero II, Federico II e la consorte, Costanza d’Aragona.  Al prospetto orientale, infine, per la dichiarata valenza simbolica, è stata riservata particolare attenzione, come dimostra la decorazione in pietra lavica con figure geometriche, vegetali e monofore. 

L’interno fu definito dall’intervento settecentesco che diede allo spazio l’attuale configurazione a tre navate ad ampie arcate e volte a botte. Le colonnine addossate ai pilastri risalgono alla primitiva cattedrale mentre le statue dei santi, che accompagnano verso il presbiterio, appartenevano alla tribuna di Antonello Gangini, smantellata nella ristrutturazione neoclassica.

Una meridiana in marmo a tarsie colorate raffiguranti i segni zodiacali attraversa la navata centrale, scandendo da duecento anni il tempo in questo luogo millenario.