Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LEGGE SULLA BLASFEMIA

Pakistan, ultimo appello per la cristiana Asia Bibi

Domani, 13 ottobre, Asia Bibi sarà ricevuta in udienza dalla Corte Suprema del Pakistan. E’ l’ultimo grado di giudizio. E' stata condannata a morte, accusata di aver insultato il Profeta nel 2009 durante una lite con due colleghe. La situazione è tesa, col governo che ha appena chiuso 11 emittenti cristiane. La Nuova BQ ne parla con Shahid Mobeen, docente alla Pontificia Università Lateranense.

Libertà religiosa 12_10_2016
Asia Bibi

Domani, 13 ottobre, Asia Bibi sarà ricevuta in udienza dalla Corte Suprema del Pakistan. E’ l’ultimo grado di giudizio. La Bibi, una donna cristiana pakistana, è diventata il simbolo della legge nera sulla blasfemia. Accusata di aver insultato il Profeta durante un diverbio con due colleghe, è stata condannata a morte. La Corte potrebbe annullare o confermare la sentenza, che per ora è sospesa. Il suo caso iniziò con una lite a un lavatoio il 14 giugno 2009. La prima condanna a morte risale all’11 novembre 2010. Sei anni dopo, la sua sorte è ancora appesa a un filo. La scia di sangue attorno al suo caso continua ad allungarsi. Il governatore del Punjab, Salman Taseer, per averla difesa venne assassinato il 4 gennaio 2011 da una delle sue guardie del corpo. Shahbaz Bhatti, ministro delle Minoranze, venne assassinato due mesi dopo da estremisti islamici. L’attentatore di Salman Taseer, Mumtaz Qadri, è stato condannato a morte e impiccato lo scorso 29 febbraio. Per vendicare la sua esecuzione, un terrorista islamico si è fatto esplodere fra i cristiani in festa nella strage di Pasqua 2016 a Lahore, uccidendo 72 persone.

Questa vicenda di estrema violenza e intolleranza è causata dalla legge contro la blasfemia, che prevede la morte per chi offende il Profeta Maometto o dissacra il Corano. Il collegio giudicante dovrà decidere se applicare il massimo della pena ad Asia Bibi. Non è affatto detto che lo decida in questa udienza, ma la seduta che si terrà domani è attesa con angoscia in Pakistan e dai cristiani pakistani all’estero. La Nuova Bussola Quotidiana ha contattato telefonicamente Shahid Mobeen, docente alla Pontificia Università Lateranense.

Professor Mobeen, cosa si prevede per l’udienza di domani?

Non è possibile prevedere cosa deciderà il collegio giudicante. Si sa, però, che il governo tende a non infastidire i fondamentalisti islamici, in questo periodo. Già ha eseguito la sentenza capitale per Mumtaz Qadri ed è stato un passo molto importante nella guerra contro il terrorismo, ma è difficile che ne compia di nuovi da qui alle prossime elezioni che si terranno nel 2018. La Lega Musulmana di Nawaz Sharif, alle prossime elezioni, rischia di perdere, per una lunga serie di motivi. 

Se questo è l’atteggiamento del governo, cosa ci si può attendere dalla magistratura?

La magistratura è un potere autonomo e si spera che anche in questo caso sia libera da ogni condizionamento della politica. Speriamo che sia immune alla tensione che sta attraversando il governo, sotto la pressione dei fondamentalisti islamici. E’ possibile che la Corte Suprema rifiuti la liberazione di Asia Bibi. L’appello è stato presentato e la Corte ha sospeso l’esecuzione della condanna a morte (non l’ha cancellata, l’ha sospesa). Ora, questa è la prima udienza dopo la sospensione dell’esecuzione. Per cui è probabile, in questo frangente, che i giudici si limitino ad ascoltare accusa e difesa. L’accusa è priva di sufficienti prove per dimostrare che Asia Bibi abbia commesso il reato di blasfemia. Tanto per cominciare: nel giugno del 2009, a denunciarla non sono state le due colleghe, con cui ha avuto la discussione su Maometto, bensì il locale imam, basandosi su racconti di quanto accaduto e detto, giorni dopo. La difesa, al contrario, ha tutti gli strumenti per dimostrare l’innocenza di Asia Bibi. Il collegio degli avvocati difensori è guidato da Saif Ul Malook, musulmano. Ora rischia la vita, perché è a sua volta accusato di blasfemia dai fondamentalisti, proprio perché difende una cristiana accusata di blasfemia.

Che pressioni stanno subendo gli avvocati difensori, in questi giorni?

Sappiamo che Tahir Khalil, ministro regionale delle Minoranze nel Punjab, ha ricevuto minacce di morte, da parte di alcuni estremisti. Ed è in corso un boicottaggio, da parte di diversi avvocati del Punjab contro i difensori. Al boicottaggio partecipano anche influenti avvocati, alcuni dei quali sono giudici in pensione che conoscono molto bene la macchina della giustizia pakistana. E in passato hanno partecipato ad alcune delle precedenti udienze del caso Asia Bibi, presso la Alta Corte di Lahore, il secondo grado di giudizio.

Se la Corte Suprema dovesse confermare la condanna a morte, esiste un altro grado di giudizio?

No, la Corte Suprema è il terzo e ultimo grado di giudizio. Dopodiché si può solo chiedere la grazia presidenziale, prevista dalla Costituzione del Pakistan. Ma anche qui sarebbe difficile, perché per ottenere la grazia, occorre prima di tutto ammettere la colpevolezza. Gli avvocati di Asia Bibi, al contrario, hanno sempre dimostrato la sua innocenza. Speriamo, dunque, che la Corte Suprema l’assolva per mancanza di prove. Graziare una donna condannata per blasfemia potrebbe essere addirittura controproducente. Si ripeterebbe il caso di Salman Taseer, che voleva chiedere la grazia presidenziale per Asia Bibi. Il presidente, allora, era Alì Zardari, marito di Benazir Bhutto. L’ambiente islamico radicale si era infiammato, proprio per questo motivo.

In vista di questa importante udienza, che clima si respira in Pakistan?

Undici televisioni cristiane sono appena state chiuse. Teoricamente sono state solo sospese, in pratica temiamo che possano essere definitivamente soppresse, come è avvenuto tante volte in passato. E’ un modo per far tacere le minoranze religiose. Quelle televisioni digitali erano uno strumento di evangelizzazione, sorto ai tempi del presidente Musharraf (2001-2008). Prima del 2001 non esistevano Tv al di fuori di quelle statali, se non le piccole emittenti locali quasi amatoriali. Dopo Musharraf e dopo la presidenza di Zardari, anche i non musulmani hanno avuto l’opportunità di avere le loro Tv digitali e radio. La loro chiusura dimostra quanto sia forte la pressione dei fondamentalisti, che possono già controllare i cristiani ovunque, meno che in casa loro. Possono impedire con la forza l’evangelizzazione nelle strade e nelle scuole, ma finora non erano riusciti a bloccare l’evangelizzazione digitale. Le Tv portavano il Vangelo nelle case, fuori dal loro controllo. Temevano le conversioni dei loro figli e familiari e hanno chiesto e ottenuto di chiuder loro la bocca. E’ stato un forte abuso di potere da parte del governo, contro la libertà religiosa. Ed è questo il clima in cui si celebrerà il processo.