Pakistan. In carcere i rapitori della piccola Huma
Un tribunale di Karachi ha ordinato l’arresto dell’uomo che l’ha sequestrata e dei suoi complici. Huma era stata costretta a sposare il suo rapitore e ad abiurare
Ci sono sviluppi positivi nella vicenda di Huma Younus, la ragazzina cristiana rapita in Pakistan nell’ottobre dal 2019, costretta a sposare un musulmano e a convertirsi alla sua fede. Lo scorso febbraio un tribunale di Karachi aveva riconosciuto valido il matrimonio benché lei avesse solo 14 anni e l’età minima per sposarsi sia 18 anni. Nel frattempo Huma ha avuto un bambino e da allora è segregata in casa (Huma, la giovane cristiana rapita in Pakistan nel 2019, è incinta, Cristiani Perseguitati, 10-07-2020). Il 21 settembre il tribunale di Karachi Est ha emesso un mandato di arresto senza possibilità di libertà su cauzione nei confronti del marito di Huma, Abdul Jabbar, e dei suoi complici. Sono accusati di sequestro di persona, violenza sessuale e matrimonio forzato. Tabassum Yousaf, il legale di Huma e dei suoi genitori, ha spiegato alla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre che si tratta di un grande passo avanti, a maggior ragione perché il sistema giudiziario pakistano è riluttante a rendere giustizia alle minoranze. La speranza è che Huma sia presto libera, possa tornare a casa, riprendere gli studi. Ma è una strada tutta in salita come dimostra il caso di Maira Shahbaz, la piccola cristiana anche lei di 14 anni, rapita ad aprile, sposata a forza a un musulmano e costretta ad abiurare. Il 1° agosto un giudice del tribunale di Lahore aveva disposto che lasciasse la casa dell’uomo che l’aveva sequestrata e fosse accolta in una casa rifugio per donne in attesa di riabbracciare i suoi famigliari. Ma il 5 agosto l’Alta corte di Lahore ha ordinato che Maira fosse riconsegnata al marito con la motivazione che si era convertita all’Islam, cosa peraltro illegale perché, essendo minorenne, avrebbe potuto abiurare solo con il consenso del padre.