Padre Bergoglio e la Guardia di Ferro
Negli ultimi giorni la stampa internazionale ci ha intrattenuto sui rapporti fra il padre gesuita Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, e un’organizzazione politica argentina chiamata Guardia di Ferro. Molto spesso si è creata confusione, ma ecco come stanno effettivamente le cose.
Negli ultimi giorni la stampa internazionale ci ha intrattenuto sui rapporti fra il padre gesuita Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, e un’organizzazione politica argentina chiamata Guardia di Ferro. Alcuni articoli sono abbastanza precisi. Altri creano una notevole confusione, suscitando l’impressione che il Santo Padre abbia fatto parte – a seconda dei gusti di chi scrive – di una pericolosa associazione «fascista» o «comunista». La storia è abbastanza curiosa perché meriti di essere esposta con chiarezza.
La vita politica dell’Argentina del XX secolo – e fino ai giorni nostri – è ampiamente dominata dal fenomeno tipicamente argentino chiamato «giustizialismo» o «peronismo» dal nome del suo leader, il generale Juan Domingo Perón (1895-1974), presidente del Paese sudamericano negli anni 1946-1955 e 1973-1974. Il peronismo è un fenomeno molto complesso, è oggetto di diverse interpretazioni e nella sua storia si possono riconoscere diverse fasi. Il peronismo delle origini si presenta come un curioso miscuglio di simboli e stili tratti dai fascismi europei e spezzoni di teoria politica che derivano dal pensiero socialista e di sinistra – questi ultimi diventeranno prevalenti nell’ultima fase della vita del generale –: è un «socialismo nazionale», anti-capitalista, anti-americano, nazionalista e caratterizzato da un afflato quasi mistico quanto alla promozione delle masse più povere e diseredate. Anche i suoi rapporti con la Chiesa Cattolica hanno una storia molto complessa: anticlericale, Perón sogna una Chiesa di Stato controllata dal governo, e nel 1955 è perfino scomunicato. Nello stesso tempo, un buon numero di peronisti sono cattolici e trovano punti di consonanza fra la promozione delle classi più svantaggiate di Perón e la dottrina sociale della Chiesa.
La prima presidenza di Perón – profittando anche della prostrazione del generale dopo la morte dell’amatissima prima moglie Evita (1919-1952), un’icona anche della cultura popolare e dei film – è rovesciata da un colpo di Stato militare nel 1955. Da allora diversi gruppi peronisti iniziano a operare per un ritorno in patria e al potere del generale, che si trova in esilio a Madrid. Fra questi gruppi si distinguono una destra, fortemente anticomunista ma legata a un ambiguo collaboratore di Perón, José Lopez Rega (1916-1989), detto «lo stregone» per il suo coinvolgimento in una complessa rete d’intrighi esoterici e massonici, e una sinistra, disposta alla collaborazione con i comunisti e influenzata dal marxismo. C’è poi un centro, che si vuole «puramente peronista», e che è criticato come «di sinistra» dalla destra e come «di destra» dalla sinistra.
Questo centro, fortemente legato al culto della personalità del generale, è particolarmente presente tra i giovani e genera diverse organizzazioni. La più grande e strutturata è la Guardia di Ferro, fondata nel 1961 da Alejandro Álvarez, nato nel 1936 e tuttora vivente. Sembra che il nome, Guardia di Ferro, sia stato proposto da uno dei giovani amici di Álvarez, Mario Ambrosoni, e accettato volentieri dallo stesso Álvarez, soprannominato «el Gallego», «il galiziano» perché il padre, impiegato alla Martini & Rossi di Buenos Aires, era nato a La Guardia, in Galizia. A parte La Guardia, il legame con la Guardia di Ferro romena, branca paramilitare della Legione dell’Arcangelo Michele fondata da Corneliu Zelea Codreanu (1899-1938), è molto tenue. Ambrosoni sapeva qualcosa del movimento romeno, e ne parlò agli amici, i quali accolsero l’idea di adottare il nome di un gruppo europeo di estrema destra per rispondere alle critiche di chi li considerava vicini alla sinistra, come in effetti molti di loro erano. Ma attribuire alla Guardia di Ferro argentina le idee della Guardia di Ferro romena – e servirsi di questa supposta parentela per attaccare il Papa – è ampiamente fantasioso. Le due organizzazioni hanno in comune quasi soltanto il nome.
Negli anni successivi alla fondazione della Guardia di Ferro si verificano due sviluppi di rilievo. Il primo è il confronto sempre più duro con i cosiddetti Montoneros, militanti peronisti di estrema sinistra che erano passati alla lotta armata e che provenivano in buona parte da un cattolicesimo progressista e filo-marxista, benché alcuni di loro avessero originariamente fatto parte del movimento nazional-sindacalista cattolico ispirato al fascismo italiano detto Tacuara e guidato dal sacerdote Alberto Ezcurra Uriburu (1937-1993). Allo scontro con i Montoneros si accompagna presso la Guardia di Ferro – che riceve dallo stesso Perón la consegna di astenersi dalla lotta armata, da cui pure era tentata, dedicandosi invece alla propaganda capillare – un dialogo, non facile, con altre formazioni peroniste tra cui il FEN (Fronte Studentesco Nazionale), che porta nel 1972 alla fusione nella Organizzazione Unica del Travaso Generazionale (OUTG).
Tutte queste organizzazioni peroniste hanno rapporti con il mondo cattolico, e in particolare con i gesuiti argentini, i quali – come molti vescovi – se diffidano di Perón finiscono però per pensare che solo nell’ambito della complessa galassia peronista si trovi una speranza di soluzione agli endemici problemi argentini di povertà e corruzione. I gesuiti legati alla teologia della liberazione filo-marxista si schierano con i Montoneros, mentre padre Bergoglio – che nel 1973 diventa provinciale della Compagnia di Gesù –, ostile alla teologia della liberazione, intrattiene rapporti con diversi esponenti della Guardia di Ferro.
La vittoria dei giovani peronisti, con il ritorno in patria del vecchio Perón e la sua elezione a presidente nel 1973, è insieme la loro sconfitta. Da un certo punto di vista la Guardia di Ferro non è preparata al ritorno di Perón – la sua mistica prevede piuttosto un capo lontano e non coinvolto nei problemi quotidiani del governo – e meno ancora alla sua morte nel 1974. Álvarez, dopo la morte del generale, decide di sciogliere la Guardia di Ferro e l’OUTG, pur continuando a sostenere il governo della vedova di Perón, la seconda moglie Isabelita, presidente fino al colpo di Stato militare del 1976. Dopo questo colpo di Stato molti gruppi peronisti sono perseguitati. La dirigenza della Guardia di Ferro è salvata – secondo molti testi che ne raccontano la storia – dalle sue buone relazioni con la Marina e dal provinciale dei gesuiti Bergoglio, che si serve ampiamente di membri della Guardia nel processo che trasferisce il controllo della storica Università El Salvador di Buenos Aires dai religiosi ai laici, così al tempo stesso creando per loro una rete di protezione.
Se alcuni tentano di continuare un’attività politica, per molti ex della Guardia di Ferro il tempo della dittatura è quello di un certo ripiego nel privato e di una genuina riscoperta della fede cattolica. Nel 1978 Álvarez incontra a Roma Comunione e Liberazione, con cui – tramite soprattutto Rocco Buttiglione – inizia a stabilire un rapporto. Le analisi di Buttiglione sul sindacato Solidarnosc in Polonia influenzano il tentativo di lanciare in Argentina diverse attività politico-sindacali e più tardi un partito chiamato Solidaridad, i cui risultati – se paragonati a quelli della Guardia di Ferro e dell’OUTG, a loro tempo organizzazioni influenti con migliaia di iscritti – rimangono modesti.
Padre Bergoglio – dal 1992 vescovo ausiliare di Buenos Aires – segue inizialmente con simpatia queste iniziative. Ma i rapporti cessano quando emerge da una parte la crescente irrilevanza politica del gruppo di Álvarez, in un’Argentina che è molto cambiata, dall’altra una deriva mistica con tratti sempre più singolari. Dalla tesi, fatta circolare dal movimento, secondo cui le idee del beato Giovanni Paolo II (1920-2005) sul necessario equilibrio fra fede e ragione derivano – con una mediazione proprio di Bergoglio – dalla filosofa, legata alla Guardia di Ferro, Amelia Podetti (1928-1979) – tesi senz’altro eccessiva, benché gli scritti della Podetti non siano privi di spunti interessanti – si passa gradualmente alla presentazione di Papa Wojtyla come «erede universale» di Perón in un contesto dove acquistano un peso crescente le rivelazioni private.
Se alcuni eredi della Guardia di Ferro continuano a essere presenti nel complesso mondo del peronismo argentino – di cui fa parte anche l’attuale presidente Cristina Kirchner, che proviene dalla sua ala più di sinistra – altri, fra cui lo stesso Álvarez, dedicano la maggior parte delle loro energie alla devozione alla Madonna del Rosario di San Nicolás, una località teatro dal 1983 di apparizioni mariane non esplicitamente riconosciute dalla gerarchia cattolica, che però autorizza i pellegrinaggi e l’erezione di un grande santuario, e a un’associazione privata di fedeli, l’Ordine di Maria. Il culto della Vergine di San Nicolás favorisce anche un riavvicinamento fra Álvarez e il citato don Ezcurra Uriburu, esponente di un’estrema destra cattolica che era stata agli antipodi della Guardia di Ferro, e la nascita di una sintesi di politica e devozione denominata «fideipolitica».
In questo clima nasce l’Ordine di Maria del Rosario di San Nicolás, dietro il quale ci sono le profezie di Juan Domingo Rodríguez (morto nel 2012), cui appaiono il generale Perón, Maria e Gesù Cristo, che sono approvate dallo stesso Álvarez. E la storia diventa ancora più bizzarra quando un ex-deputato eletto con i voti della Guardia di Ferro nel 1983, Segundo Ubaldo Rolón, nato nel 1950, afferma che Rodríguez – prima di separarsi da lui a causa di una serie di cadute morali – lo aveva riconosciuto come il Papa designato dal Cielo stesso, Pietro II. Il Papa, o meglio antipapa, Pietro II lancia nel 2008, anno in cui pubblica la sua prima enciclica, una liturgia completamente nuova, la «Messa fideipolitica», nomina «apostoli», celebra matrimoni e continua a diffondere profezie apocalittiche insieme alla compagna Liliana Reyes, con cui vive dopo il divorzio dalla moglie. La coppia si presenta come «gli Imperatori del Mondo» e impartisce anche insegnamenti sulla sessualità dove non è difficile riconoscere influenze di forme di esoterismo diffuse in America Latina.
La gerarchia cattolica argentina ha condannato il movimento di Rolón, la Scuola Centrale della Vita, come un nuovo movimento religioso non cattolico. E lo ha condannato anche Álvarez che, con tutto il suo interesse per le apparizioni e le profezie, intende restare nella Chiesa Cattolica.
Non c’è dubbio, però, che l’antipapa Pietro II è a suo modo un esito – non l’unico, certo, né quello maggioritario – del paradossale viaggio della Guardia di Ferro dalla politica alla mistica «apparizionista», descritto negli scritti del sociologo Humberto Cucchetti. Quanto al Papa vero, Papa Francesco, la sua simpatia per la Guardia di Ferro si riferisce a un’epoca in cui quasi tutta la Chiesa argentina cercava nella galassia peronista interlocutori e alternative alle varie dittature militari. E gli interlocutori cui si rivolse il gesuita Bergoglio non erano, in quel mondo, i peggiori. Il rapporto di Bergoglio con i gruppi peronisti si risolse, alla fine, in una meritoria azione per salvare perseguitati politici. Secondo la testimonianza di un gesuita favorevole alla teologia della liberazione, riportata nel libro di Alejandro C. Tarruella «La Guardia di Ferro argentina», «c’è molta gente che ha potuto salvarsi grazie all’intervento di Bergoglio».