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LA FIGURA

Padre Anthony Cotta e le nuove idee per le missioni

Tra XIX e XX secolo si diffusero nuove idee sul modo di concepire le missioni cattoliche. Alcuni aspetti erano condivisibili, altri denotavano un certo disprezzo verso l’attività missionaria precedente. Tra i protagonisti della nuova mentalità ci fu padre Cotta, a lungo missionario in Cina.

Ecclesia 28_10_2022
padre Cotta e padre Lebbe in Cina (ca. 1906-1919)

Tra XIX e XX secolo assistiamo a importanti cambiamenti nelle idee su cosa deve essere una missione cattolica e la Cina svolge una parte molto importante in questo ambito. Ci fu tutto un movimento in questo favore, movimento che certamente partiva da idealità condivisibili ma che dimostrava in alcuni suoi protagonisti anche un certo disprezzo per il modo in cui era stata svolta l’attività missionaria in precedenza, qualcosa che non può essere condivisibile.

Uno dei protagonisti di questo cambiamento di mentalità è padre Anthony Cotta (1872-1957). Proveniva da una famiglia cattolica egiziana. Entra nel seminario vincenziano di Parigi dove incontra Vincent Lebbe, un altro dei protagonisti di questa svolta, con cui formerà un forte sodalizio. Dopo un’esperienza missionaria in Africa nel 1906 va in Cina, prima a Pechino poi nella città di Tianjin (Tientsin). Qui ritrova il padre Lebbe con cui si batte per dare maggiori responsabilità al clero cinese nella Chiesa locale. Nel Dizionario Biografico delle Missioni Cristiane (Biographical Dictionary of Christian Missions, Macmillan Reference USA, 1998, Gerald H. Anderson, ora anche in Biographical Dictionary of Chinese Christianity) così si racconta l’azione di padre Cotta: «Nel 1914, in un incontro di vescovi missionari e specialisti a Pechino, Cotta parlò con coraggio a favore di una maggiore responsabilità dei sacerdoti cinesi e della loro preparazione all'episcopato. Due anni dopo, quando il console francese a Tientsin, in nome del protettorato francese sulle missioni cristiane, tentò di annettere un pezzo di terra che collegava la concessione francese alla cattedrale, Cotta e Lebbe si schierarono apertamente con i cinesi in città per opporsi alla misura. Hanno anche informato il Vaticano della collusione tra il vescovo missionario e il console. Cotta ha proseguito con una memoria di trenta pagine al cardinale Serafini, prefetto di Propaganda Fide, in cui ha sostenuto l'istituzione di un episcopato cinese e di una chiesa veramente "acclimatata" alla Cina. Il documento è servito come principale fonte di ispirazione e informazione per l'enciclica missionaria Maximum illud di papa Benedetto XV nel 1919 e ha aperto la strada a papa Pio XI per ordinare sei vescovi cinesi nel 1926».

Si badi bene, che ci fossero anche soprusi non è in discussione ma non è corretto identificare tutti i missionari con coloro che non facevano bene il loro lavoro. E, lo dico timidamente, gli stessi abusi economici e di altro tipo e gli stessi problemi possono anche avvenire con il clero locale, quindi se questa è intesa come soluzione del problema specifico che i padri Cotta e Lebbe volevano affrontare, forse non è la più efficace, sebbene sia auspicabile per il radicamento del cristianesimo. Comunque le azioni del padre Cotta dovettero infastidire molti, in quanto dovette lasciare la Cina nel 1920 e ci fece ritorno solo occasionalmente. Tornò in Francia ma successivamente fu mandato negli Stati Uniti, dove dopo poco tempo lascerà i lazzaristi per unirsi alla Società di Maryknoll, congregazione con cui rimarrà fino alla fine dei suoi giorni.

Certamente padre Cotta va ricordato come colui che preparò il terreno alla Maximum illud. Il gesuita Paul Mariani, riferendosi alla preparazione della suddetta lettera apostolica e al contributo in questo senso dell’allora prefetto di Propaganda Fide, cardinale Willem Marinus van Rossum (1854-1932), così descrive l’importanza dei padri Cotta e Lebbe: «In retrospettiva, non dovrebbe sorprendere che van Rossum abbia scritto gran parte di questa lettera apostolica. Inoltre non è inaspettato che abbia preso in prestito pesantemente dalle idee sia di Lebbe che di Cotta, soprattutto dopo che questi ultimi due erano in costante corrispondenza tra loro. Ad esempio, la lettera apostolica è chiaramente influenzata dalla lettera di Lebbe del 1917 a Reynaud e la lettera di Cotta del 6 febbraio 1917 a Serafini (predecessore di van Rossum). Inoltre, questo memorandum ha attinto al materiale dalla lettera di Cotta a Lebbe del 29 dicembre 1916, e dalla risposta di Lebbe a quella lettera» [Mariani, P. P. (2014). The First Six Chinese Bishops of Modern Times: A Study in Church Indigenization. The Catholic Historical Review, 100(3), 486–513].

Insomma, c’è poco dubbio sul fatto che la loro opera ha avuto conseguenze molto importanti sulla vita missionaria, conseguenze di cui forse non abbiamo ancora visto la piena estensione.