Ostie trafugate, il vescovo sfida le sette sataniche
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C'è la pista della messa nera dietro il furto a Lecce di Ostie e vasi sacri dalla cappella dell'ospedale. Il cappellano alla Bussola: «Furto pianificato, hanno scoperto dove teniamo la chiave del tabernacolo». Dura condanna del vescovo esorcista che aveva messo in allarme sull'aumento di sette sataniche: «Atto vile, convertitevi. Oggi in tutte le chiese una Messa di riparazione».
Il vescovo di Lecce Michele Seccia ha informato l’opinione pubblica (QUI la lettera integrale) di un grave fatto accaduto all’interno della cappella dell’ospedale della cittadina salentina. Ignoti hanno trafugato le ostie dal tabernacolo e alcune pissidi presenti nella sagrestia. La reazione del vescovo è stata decisa e merita di essere presa ad esempio dato che non è infrequente che di fronte a questi “furti”, molti prelati facciano finta di niente. Dietro l’episodio, infatti, sembra celarsi un apposito furto con finalità sataniche. Vediamo perché.
«Nel pomeriggio di ieri – ha scritto – ignoti hanno sottratto dalla sagrestia della cappella principale del presidio ospedaliero Vito Fazzi di Lecce alcuni vasi sacri impiegati per la Celebrazione dell’Eucarestia e ancora più importante è stato profanato nella Cappella San Giuseppe Moscati del polo Oncologico il Santissimo Sacramento custodito nel Tabernacolo».
Il vescovo ha espresso tutto il suo «rammarico» sottolineando che, oltre alla grave profanazione è stato commesso anche un reato perseguibile penalmente. Il rammarico è accentuato dal fatto che «è stata profanata l’Eucarestia e con essa tutti i battezzati: con questo vile atto è stato violentato il Corpo Crocifisso del Signore».
Poi si è rivolto agli autori del gesto: «Con la stessa fermezza di un padre di famiglia mi rivolgo a te e voi che avete compiuto tali atti criminosi: convertitevi! Con la vostra condotta avete tentato di spegnere il barlume di Speranza dei nostri fratelli e sorelle più fragili che ogni giorno si recano davanti al Santissimo Sacramento per consegnare le proprie paure, angosce e fatiche. Vi dico anche: coraggio! C’è misericordia per tutti se si ritorna al Signore contriti di cuore. Che il Dio misericordioso vi doni misericordia e vi conceda il dono della Speranza».
Ma il vescovo non si è limitato solo a questa reazione, ma ha anche dato prova di voler correre ai ripari, mostrando ai fedeli che un oltraggio è stato compiuto e questo vada riparato. «Il prossimo 10 settembre (oggi ndr.) alle ore 10.30 mi recherò sul luogo dell’accaduto per presiedere la Santa Eucarestia e dispongo che in ogni chiesa della diocesi aperta al culto, lo stesso giorno sia celebrata una Santa Messa di riparazione».
L’iniziativa vescovile è senz’altro positiva e mostra chiaramente ai fedeli che quando vengono commesse delle profanazioni la prima cosa da fare è quella di riparare l’oltraggio ricevuto perché prim’ancora che ai fedeli, la profanazione delle sacre specie è un oltraggio fatto a Dio.
Ma come è stato possibile trafugare le Ostie consacrate? E che cosa si cela dietro questo furto? La Bussola ha cercato di saperne di più e ha scoperto che l’episodio è molto probabilmente da ricondurre a finalità sataniche presenti in diocesi.
Abbiamo rintracciato don Angelo Rizzo, uno dei due cappellani presenti in ospedale, il quale ci ha raccontato qualche dettaglio in più sulla dinamica dei fatti: «I furti sono stati due – spiega -, purtroppo però le telecamere non hanno ripreso. Ignoti hanno passato in rassegna prima la cappella del vecchio ospedale dove hanno sottratto tutti i vasi sacri, ma non trovando la chiave non hanno avuto accesso al tabernacolo. Si sono recati così al non distante polo oncologico e una volta entrati sono riusciti trovare la chiave del tabernacolo dove, una volta apertolo, hanno trafugato le ostie e anche l’Ostia magna per la consacrazione».
È questo un dettaglio non di poco conto. Anzitutto non hanno divelto alcunché né rotto la porta del tabernacolo, ma sono riusciti a trovare la chiave che era custodita in un luogo sicuro: «È probabile che si sia trattato di un furto ben pianificato, devono aver osservato precedentemente i movimenti di ministri della Comunione per capire dove tenessero la chiave. L’ospedale è aperto 24 ore al giorno e spesso la porticina del tabernacolo viene aperta per varie necessità legate alla somministrazione dell’Eucarestia ai malati anche fuori dagli orari delle Messe».
Questo fa dire al sacerdote che sicuramente «i ladri hanno studiato come colpire e come trafugare la chiave».
Un furto mirato, dunque, ma perché? Con quale scopo? «Verrebbe da escludere la pista di qualche balordo o di qualcuno che abbia voluto danneggiare il tabernacolo. O anche solo di un vandalo col gusto della profanazione. O addirittura dei ricettatori disposti a vendere al mercato nero i vasi sacri.
No, gli indizi portano molto probabilmente a una pista satanica. «Sembra che abbiano voluto trafugare tutto il necessario per una messa nera – spiega -: le Ostie, compresa l’Ostia magna, le pissidi e i calici (è stato trafugato anche il calice di ordinazione del secondo cappellano ndr.) di poco valore economico, ma dall’altissimo valore spirituale».
Del resto, quello della pista satanica è un elemento che potrebbe essere giustificato anche da un recente allarme lanciato proprio dal vescovo ai suoi preti: «Il nostro vescovo – ha proseguito don Angelo - è anche esorcista (non solo in virtù dell’ordinazione episcopale, ma anche esorcista istituito) e recentemente ci ha messo in guardia dal proliferare di numerose sette sataniche nel territorio della diocesi. Anche gli esorcismi che pratica sono aumentati di numero recentemente».
Ma un inquietante fatto si è presentato anche a don Angelo: «Ultimamente sulla facciata della mia chiesa parrocchiale abbiamo trovato dei segni riconducibili a sette sataniche come una stella a cinque punte e numerazioni e parole proprie del satanismo».
Saranno le indagini affidate alla magistratura a provare a fare chiarezza, è stata sporta regolare denuncia dall’Asl di Lecce proprietaria dei locali, ma gli indizi sembrano portare con ogni probabilità alla pista satanica.
E il vescovo nella sua fermezza, soprattutto nel coinvolgere tutta la diocesi nell’atto di riparazione, ha mostrato di non aver alcun timore di questi oltraggi. Con fede e coraggio.