Ostaggi e prigionieri liberati, festa in Israele e Cisgiordania
Gioia per la liberazione di tre donne israeliane catturate da Hamas il 7 ottobre 2023 e di 90 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Insieme alla preoccupazione per la durata della tregua e all'incertezza per il futuro.
Hanno festeggiato sia a Tel Aviv che nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania. Hanno fatto festa in Israele per salutare la liberazione delle prime tre prigioniere, ostaggio da quasi quindici mesi in qualche tunnel dell’enclave palestinese. Un boato ha accolto le immagini che giungevano da Gaza, proiettate su un grande schermo in Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv. Un’esplosione di gioia che ha scaricato tutta la tensione, la paura e l’angoscia che covavano da ben quindici mesi.
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, le tre giovani catturate dei terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, durante il blitz nei kibbutz e al festival Supernova nel deserto del Negev, sono tornate a casa. La liberazione è avvenuta in una cornice surreale: sia l’auto della Croce Rossa pronta ad accoglierle, che quella di Hamas con a bordo i tre ostaggi, si sono trovate attorniate da una marea umana composta da miliziani bellicosi armati di mitra e migliaia di uomini, giovani e vecchi, con aria aggressiva e violenta.
Se a Gaza hanno ballato e cantato per il cessate il fuoco, in Cisgiordania si applaudiva alla liberazione di novanta prigionieri detenuti nelle carceri israeliane: sessantanove donne e ventuno minorenni. Il più giovane di loro è Mahmoud Aliowat, quindici anni. Ma nella lista c’è anche Khalida Jarrar, 62 anni, leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), soggetta a detenzione amministrativa dal dicembre 2023, gli ultimi sei mesi li ha trascorsi in isolamento in una piccola cella; e Dalal Khaseeb, 53 anni, sorella dell'ex vicecomandante di Hamas, Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut a gennaio 2024. Anche Bushra al-Tawil, giornalista palestinese, è stata liberata; era stata incarcerata in Israele nel marzo 2024. «L'attesa è stata estremamente dura. Ma grazie a Dio, eravamo certi che da un momento all'altro saremmo stati rilasciati», ha scritto su X. La maggior parte di loro era detenuta nel carcere di Ofer, alle porte di Ramallah.
Nella Striscia, contemporaneamente al rilascio degli ostaggi, è iniziato il lento ritorno degli sfollati in quel che è rimasto delle loro case, per chi ne ha ancora una. Percorrono con mezzi di fortuna, usando carretti trainati dall’asino, le strade indicate nell’accordo di Doha: la Salah al Din road e Rashid road. Lungo il percorso sono stati allestiti dei punti di primo soccorso. A tutti loro è stato proibito di avvicinarsi alle postazioni dei militari israeliani.
Ma è cominciato anche il trasferimento dei feriti verso l’Egitto e l’arrivo di massicci aiuti umanitari per arginare la tremenda crisi umanitaria, dopo ben 472 giorni di guerra. Per loro, ma anche per gli altri detenuti nelle carceri israeliane, tutti in arresto amministrativo, in gran parte senza processo, dopo quel 7 ottobre, la prigionia è stata tra le più dure, in seguito alle severe misure punitive per i prigionieri politici palestinesi decise dal ministro israeliano per la Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, come ritorsione per il sequestro di cittadini israeliani da parte di Hamas.
Per gli ostaggi israeliani e per i prigionieri palestinesi, domenica scorsa è stato un giorno indimenticabile: dal terrore alla gioia, dall’orrore al sollievo. Ma quanto durerà questa euforia collettiva?
L’incertezza sulla durata della tregua è tanta. Altrettanto la preoccupazione per il futuro. A Gaza non c’è più un’abitazione che non sia stata anche solo sfiorata dalle bombe. Più di due milioni di persone sono stati evacuati e ora tentano di ritornare nei luoghi di origine. Ma oltre alla perdita dei parenti, della casa, sprovvisti dei beni di prima necessità, i sopravvissuti sono ora sopraffatti dall’odio, dal disprezzo, dalla diffidenza e dalla paura. Nulla è più come prima. Ma questa assurda guerra ha cambiato tutti, anche gli israeliani. Un popolo, che dopo lo choc dell’attacco a sorpresa del 7 ottobre, è rimasto profondamente impressionato, ridestando vecchie e arrugginite ostilità verso i palestinesi. Il conflitto ha provocato traumi spaventosi da entrambe le parti e vittime di questo perverso circuito saranno, ancor più, le nuove generazioni.
George Kassan è di Beit Hanoun. Parla francese e l’abbiamo raggiunto telefonicamente. La linea è molto disturbata. «Il cielo è sereno, ma soprattutto non ci sono droni sopra le nostre teste – ci dice –. C’è poco da festeggiare. Non mi è rimasto nulla. Abbraccio le persone che conosco e piango con loro. Sono pronto a ricominciare una nuova vita. Nella speranza che non riesploda nuovamente la guerra».
C’è, infatti, molta preoccupazione su quanto durerà questo cessate il fuoco. Mohammed Sinwar, il fratello di Yahya, è il numero uno nella Striscia di Gaza ed è alla guida dell’ala militare. I miliziani di Hamas sono stati dimezzati dai massicci bombardamenti delle forze israeliane, ma il reclutamento di nuove leve non si è mai fermato. «A Gaza - dice ancora Kassan - ci sono molte armi, munizioni e bombe inesplose e il quaranta per cento delle gallerie è ancora attivo ed efficiente».
Il governo di Benjamin Netanyahu naviga ora in acque agitate. Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Potere Ebraico si è dimesso in polemica con l’accordo sulla tregua assieme ad altri due suoi ministri. Anche Bezalel Smotrich è pronto ad abbandonare l’esecutivo: «Netanyahu deve dare disposizioni all’esercito di occupare Gaza e creare un governo militare temporaneo, non c’è altro modo per sconfiggere Hamas. Rovescerò il governo – ha concluso – se non si tornerà a combattere in modo da ottenere il controllo e il governo dell’intera Striscia».
Il rischio di incidenti è alto e rimangono molti interrogativi per quello che potrebbe ancora accadere. Non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania, dove un soldato israeliano, ieri mattina nella città di Tammun nelle vicinanze di Nablus, è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti, tra cui un alto ufficiale, colpiti da una bomba piazzata sul bordo della strada durante la notte, come comunicato dall'esercito.