ONU e transgender, la carica degli umanisti
La normalizzazione del transgenderismo da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non può sorprendere se si conoscono le radici umaniste, e quindi atee, di questa agenzia dell'ONU. L'umanismo vede come nemica la morale naturale, da superare soprattutto nell'educazione dei bambini.
Come i lettori de La Nuova Bussola Quotidiana sanno (clicca qui), l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) non considera più il transgenderismo come un disturbo mentale. Questa la motivazione: «La rimozione da parte dell'OMS del "disturbo dell'identità di genere" dal suo manuale diagnostico avrà un effetto liberatorio sulle persone transgender in tutto il mondo».
Se eliminassero dai manuali anche i calcoli renali avrebbero la mia eterna gratitudine…
Comunque sia, questa decisione ha suscitato reazioni stupite e scandalizzate: com’è possibile che l’OMS, la più autorevole istituzione scientifica mondiale, che ha come obiettivo «il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità» (clicca qui), abbia preso una decisione simile?
Credo che lo stupore e lo scandalo siano frutto di un fraintendimento. Innanzitutto, l’OMS non è una organizzazione scientifica, bensì politica.
Poi bisogna capire cosa essa intenda con «il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità».
Partiamo dall’inizio.
Il primo direttore dell’OMS fu Brock Chisholm, veterano della Prima Guerra Mondiale, psichiatra e umanista. Nel 1945, a pochi mesi dal termine della Seconda Guerra Mondiale, Chisholm tenne negli Stati Uniti una serie di conferenze delle quali ci è pervenuto il testo (clicca qui). Il tema di queste conferenze è il mantenimento della pace e Chisholm ritiene che lo strumento principale per raggiungere questo obiettivo sia eliminare un tipo di personalità patologica caratterizzata da sottomissione all’autorità, conservatorismo sessuale e politico e religiosità superstiziosa:
«L'unico minimo comune denominatore di tutte le civiltà e l'unica forza psicologica capace di produrre queste perversioni [il senso di inferiorità, di colpa, la paura e, in ultima istanza, la guerra] è la moralità, il concetto di bene e di male [...] La re-interpretazione e alla fine lo sradicamento del concetto di bene e di male che è stato la base dell'educazione infantile, la sostituzione del pensiero intelligente e razionale al posto della fede nelle certezze degli adulti, questi sono gli obiettivi ultimi di ogni psicoterapia efficace. […] Se l'umanità deve essere liberata da questo fardello paralizzante del [concetto di] bene e male, sono gli psichiatri che se ne devono assumere la maggiore responsabilità. […] La cosa più importante al mondo oggi è l'educazione dei bambini».
Quale direzione occorre dare all'educazione dei bambini? «La persona matura» scrive Chisholm, «ha soprattutto le qualità dell'adattabilità e del compromesso. Sostanzialmente, la maturità rappresenta un unico amalgama di due cose: 1 – l'insoddisfazione per lo status quo, che spinge ad uno sforzo aggressivo e costruttivo e, 2 – interesse e devozione per la società». Nel 1972 questa organizzazione ha pubblicato un rapporto il cui titolo ricorda quello del libro di Chisholm: Apprendre à être (Imparare ad essere). In questo documento si chiarisce che «Il fine della pedagogia è di fare in modo che “lo spirito non si fermi in persuasioni definitive”, ma al contrario “divenga pronto a cambiare”. Si afferma la necessità di “educare il pensiero in modo tale che esso sia atteggiato ad ipotizzare una molteplicità di soluzioni”». Ovviamente, chiarisce Chisholm in un altro suo scritto (Can people learn to learn?), l'educazione infantile deve essere impartita fuori dal controllo dei genitori, poiché essi sono responsabili di una educazione tradizionale (cioè morale, soprattutto per quanto riguarda il sesso).
A capo di un’altra agenzia delle Nazioni Unite, l’UNESCO, fu posto sir Julian Huxley, fratello dello scrittore Aldous e nipote di Thomas, detto «il mastino di Darwin». Julian Huxley condivide con Chisholm sia l’evoluzionismo che l’appartenenza all’umanismo.
Ma cos’è l’umanismo?
La prima associazione umanista fu la American Humanist Association, fondata a Londra nel 1941 dal ministro unitariano Curtis Reese; nel 1952, ad Amsterdam, nacque la International Humanist and Etical Union, un ombrello per tutte le associazioni umaniste nazionali. I principi ispiratori dell'American Humanist Association vennero fissati nel 1933 da un altro ministro unitariano, Raymond Bragg. Bragg redasse (insieme ad altri) il primo Manifesto Umanista; in questo documento possiamo leggere affermazioni come le seguenti: «Gli umanisti religiosi considerano l'universo come auto-esistente e non creato. L'Umanesimo crede che l'uomo è parte della natura e che è emerso come risultato di un processo continuo. […] L'individuo nato in una cultura particolare è in gran parte plasmato da tale cultura. […] Diamo per scontato che l'umanesimo prenderà la via dell'igiene sociale e mentale [...] le istituzioni religiose, le loro forme rituali, i metodi ecclesiastici e le attività comunitarie devono essere ricostituiti il più rapidamente possibile, al fine di funzionare efficacemente nel mondo moderno». In buona sostanza, un insieme di materialismo, darwinismo, eugenetica, ateismo.
Al primo seguì, nel 1973, un secondo Manifesto Umanista nel quale leggiamo:
«Riteniamo [...] che le religioni tradizionali dogmatiche o autoritarie hanno posto la rivelazione, Dio, il rituale, o un credo al di sopra dei bisogni e dell'esperienza umani e provocano un disservizio alla specie umana. […] Per quanto ne sappiamo, l'intera personalità è una funzione dell'organismo biologico che interagisce in un contesto sociale e culturale. Non ci sono prove credibili che la vita sopravvive alla morte del corpo. […] Nel campo della sessualità, riteniamo che gli atteggiamenti intolleranti, spesso coltivati dalle religioni ortodosse e dalle culture puritane, reprimono indebitamente la condotta sessuale. Dovrebbe essere riconosciuto il diritto al controllo delle nascite, all'aborto e al divorzio. Se da una parte noi non approviamo forme di espressione sessuale che prevedono il degrado o lo sfruttamento, dall'altra non vogliamo vietare, per legge o sanzione sociale, il comportamento sessuale tra adulti consenzienti. Le molte varietà di esplorazione sessuale non dovrebbero di per sé essere considerate "male". Senza incoraggiare il permissivismo senza cervello o la promiscuità sfrenata, una società civile dovrebbe essere tollerante. A costo di danneggiare altri o costringerli a fare lo stesso, agli individui dovrebbe essere permesso di esprimere le proprie inclinazioni sessuali e perseguire loro stili di vita come desiderano. Vogliamo coltivare lo sviluppo di un atteggiamento responsabile verso la sessualità, nel quale gli esseri umani non sono sfruttati come oggetti sessuali, e nel quale l'intimità, la sensibilità, il rispetto e l'onestà nei rapporti interpersonali sono incoraggiati. L'educazione morale per bambini e adulti è un modo importante di sviluppare la consapevolezza e la maturità sessuale. […] Per migliorare la libertà e la dignità dell'individuo bisogna sperimentare la gamma completa delle libertà civili in tutte le società. Questa include la libertà di parola e di stampa, la democrazia politica, il diritto legale di opposizione alle politiche governative, il processo giudiziario equo, la libertà religiosa, la libertà di associazione e la libertà artistica, scientifica e culturale. Essa include anche il riconoscimento del diritto di un individuo a morire con dignità, l'eutanasia, e il diritto al suicidio. [...] La comunità mondiale deve impegnarsi nella pianificazione cooperativa per quanto riguarda l'uso delle risorse in rapido esaurimento».
L'umanismo si qualifica quindi come un razionalismo ateo fortemente avverso alla morale tradizionale.
Umanista fu l'eugenetista Margaret Sanger (clicca qui), ideatrice del Negro Project per la sterilizzazione totale della popolazione nera negli Stati Uniti e fondatrice della controversa associazione Planned Parenthood Federation of America (PPFA), recentemente al centro di scandali per la vendita di organi di bambini abortiti (clicca qui).
Umanista fu anche Mary Calderone, fondatrice del SIECUS (Sex Information and Education Council of the United States). Francese, laureata in medicina nel 1939, nel 1941 sposò il medico di origini italiane Frank Calderone (che poco dopo divenne il braccio destro di Chisholm presso l'OMS). Nel 1953 divenne direttore medico della PPFA, che lasciò nel 1964 per fondare il SIECUS con l'obiettivo esplicito di diffondere l'educazione sessuale. Tra i finanziatori del SIECUS bisogna ricordare Hugh Hefner, fondatore di Playboy, e il Kinsey Institute; tra i fondatori Wardell Pomeroy - assistente di Alfred Kinsey - e John Money, divenuto famoso per il caso dei gemelli Reimer.
Questa è l’ideologia sulla quale si basano l’ONU e le sue agenzie, OMS compresa. È chiaro, quindi, che «il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità» significa il rifiuto della morale tradizionale. Con queste premesse… ci si può davvero ancora stupire?