Per l'OMS la transessualità non è più un disordine mentale
Nel nuovo Manuale diagnostico della malattie mentali l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha tolto la transessualità tra i disturbi mentali.
L’organizzazione internazionale Human Rights Watch, ideologicamente schierata a favore dell’omosessualità e transessualità, in un articolo ha reso noto che «il 25 maggio 2019 (…) la World Health Assembly, l’organo direttivo dell’Oms che rappresenta i 194 stati membri, ha votato a favore di nuove linee guida diagnostiche che non definiscono più la non-conformità di genere come un “disordine mentale”. Storicamente, molti sistemi sanitari, compresi quelli sostenuti dall’Oms, hanno sempre categorizzato l’essere transgender come un disturbo mentale. Ma l’evolversi delle conoscenze scientifiche riguardo al genere e l’instancabile azione degli attivisti transgender in giro per il mondo sono stati determinanti per portare a termine questo sviluppo». Quindi dal 25 maggio scorso la transessualità è una condizione ed una scelta che per alcuni può essere fisiologica. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, curato dall’Apa (American Psychiatric Association) era già arrivato a questa conclusione nel 2012.
La ricaduta anche in ambito politico, oltre che nei costumi, sarà notevole. Il responsabile dei diritti Lgbt di Human Rights Watch, Graeme Reid infatti così commenta: «La rimozione da parte dell’Oms del “disordine dell’identità di genere” dal suo manuale diagnostico avrà un effetto liberatore sulle persone transgender in tutto il mondo. Adesso i governi riformino rapidamente le leggi e i sistemi sanitari nazionali che richiedono questa diagnosi ormai ufficialmente superata». Ciò a cui si punta tra le altre cose è l’autocertificazione in riferimento al sesso di appartenenza. Basta diagnosi e operazioni, se uno vuole può dirsi donna anche se maschio con una semplice autocertificazione. Sempre Reid infatti afferma che vanno eliminate quelle «misure discriminatorie che richiedono una diagnosi e talvolta altre procedure sanitarie perché le persone transgender siano legalmente riconosciute».
Attenzione però ad un distinguo importante: se la transessualità non è più un disturbo, può rimanere un disturbo quello di percepirsi femmina intrappolati in un corpo maschile. Quindi la scelta di “cambiare sesso” non è più tacciabile di essere un disturbo ed invece il disagio di non sentirsi appartenere al sesso designato dalla nascita deve continuare a ricevere le attenzioni della medicina e della psicologia.
In breve si è concretizzato ancora una volta un processo classico in merito alla distruzione dei principi non negoziabili: prima la società accetta una condizione e una scelta, moralmente riprovevoli, come quella legata alla transessualità e poi la medicina arriva a benedire tale consenso sociale. Insomma una medicina politicamente corretta.
https://www.who.int/classifications/icd/en/
https://www.hrw.org/news/2019/05/27/new-health-guidelines-propel-transgender-rights
https://www.tempi.it/perche-loms-ha-deciso-che-la-disforia-di-genere-non-e-piu-una-malattia/