Ong, i produttori di bene al di sopra della legge
Le Organizzazioni non governative sono centinaia di migliaia. Fanno del bene e lo fanno bene, guai a metterlo in dubbio; e, poiché fanno del bene e "lo fanno bene", per loro è lecito sfidare i governi. Ultimo esempio in ordine di tempo è quello della Ong spagnola Open Arms la cui nave ProActiva è sotto sequestro a Catania, per aver trasportato 218 persone raccolte in acque libiche. Il sospetto è che sia collusa con i trafficanti di esseri umani. E peggiora l'immagine della solidarietà internazionale.
AUMENTA LA PRESSIONE SULL'UE MEDITERRANEA di Gianandrea Gaiani
Le Organizzazioni non governative sono centinaia di migliaia. Ce n’è di piccole, fondate e amministrate da alcune persone che hanno deciso di aiutare il prossimo in difficoltà: ad esempio, medici che dedicano le ferie a prestare servizio volontario negli ambulatori africani e, per dotarli di apparecchiature e presidi sanitari, si tassano e invitano amici e conoscenti a contribuire finanziariamente. Altra cosa sono le Ong internazionali come Medici senza frontiere, Save the Children, Amnesty International, con migliaia di soci e dipendenti retribuiti e bilanci milionari grazie a cospicue donazioni, private e pubbliche. Sono in grado di realizzare progetti di sviluppo e assistenza di vaste proporzioni e di attivarsi con prontezza all’insorgere di emergenze umanitarie in qualsiasi parte del mondo.
Piccole o grandi, le accomuna la missione di essere utili e spesso, come stiamo scoprendo, la pretesa di esserlo, indiscutibilmente. Fanno del bene e lo fanno bene, guai a metterlo in dubbio; e, poiché fanno del bene e lo fanno bene, per loro è lecito sfidare i governi, scegliere come, dove e quando agire, porsi al di sopra delle leggi, nazionali e internazionali, venire a patti con il diavolo stipulando accordi con gruppi armati e terroristi. Possono contare sul formidabile sostegno delle Nazioni Unite e di alcune tra le più potenti fondazioni private.
Un esempio clamoroso è quello delle Ong associate alle organizzazioni criminali che trasportano gli emigranti illegali diretti in Europa. Intervengono su richiesta degli scafisti, trasferiscono sulle rispettive navi e poi sbarcano gli emigranti illegali, la maggior parte dei quali si fingono profughi per chiedere asilo, e poi ripartono per una nuova “missione” imponendo all’Italia di farsi carico delle persone da loro “salvate”, pena, in caso contrario, l’accusa di non essere solidali, di “alzare muri” dove bisognerebbe “costruire ponti”.
Emblematico è il caso più recente, di cui è protagonista l’Ong spagnola Open Arms. Il 15 marzo la ProActiva, la nave noleggiata dalla Ong per operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, ha risposto a una richiesta di aiuto proveniente da un gommone. Nonostante che la Guardia costiera libica avesse assunto il comando delle operazioni di soccorso, è entrata in acque libiche e ha preso a bordo 218 persone. Ne ha lasciate a Malta due, una donna e il figlio di tre mesi, e ha poi proseguito verso l’Italia chiedendo l’autorizzazione a sbarcare. L’Italia ha replicato che la richiesta andava rivolta allo stato di appartenenza, la Spagna in questo caso, o al paese più vicino, Malta, ma la nave ha continuato la rotta verso il porto siciliano di Pozzallo dove alla fine il 17 marzo ha ottenuto l’autorizzazione a sbarcare gli emigranti. Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha disposto il sequestro della ProActiva e ha iscritto al registro degli indagati il comandante della nave, il coordinatore a bordo e il responsabile della Ong con l’accusa di associazione a delinquere per favorire l’immigrazione clandestina.
“Non è pensabile che sia stato istituito il reato di solidarietà” è stato il sarcastico commento di un legale della Open Arms. Inutile provare a spiegare che gli immigrati che si affidano ai trafficanti, oltre a essere clandestini, non provengono quasi mai da paesi in guerra e nessuno fugge da situazioni di povertà estrema, ma che in compenso l’afflusso in Europa di centinaia di migliaia di persone che bisogna ospitare per lunghi periodi va a danno dei 60 milioni di profughi effettivi, di decine di milioni di persone in condizione di povertà estrema, delle campagne sanitarie che salvano milioni di vite, dei programmi di sostegno, sviluppo ed emergenza perché riduce i fondi che l’Unione Europea e gli stati europei, i maggiori finanziatori della cooperazione internazionale insieme agli Stati Uniti, sono in grado di offrire.
Chi ha famigliarità con il mondo delle Ong, dell’Onu e della cooperazione internazionale non si stupisce. Qualunque sia l’ambito di intervento, le Ong si regolano allo stesso modo. Quasi tutte, ad esempio, ritengono che l’Africa sia povera perché è sovrappopolata: non è vero, ma loro credono che sia così. Quindi puntano sul controllo delle nascite più che sulla crescita economica, anche perché diffidano dello sviluppo “occidentale” e propendono per una “decrescita felice” per tutti. I loro interventi però danno risultati deludenti. Il motivo è che gli africani desiderano avere dei figli e inoltre, finchè non ci saranno sistemi di previdenza sociale che assicurino pensioni di invalidità e vecchiaia, ne hanno bisogno. Le Ong non lo capiscono e allora dal controllo delle nascite tramite i profilattici passano alla sterilizzazione e all’aborto.
Stiamo parlando di organizzazioni non governative con fini umanitari. Quelle ambientaliste non sono da meno. Molte se non tutte hanno sposato la teoria del riscaldamento globale di origine antropica, credono ciecamente nelle teoria della impronta ecologica. Quindi vanno a dipingere di bianco le montagne spalmandole di calce e albume, si fanno finanziare progetti per convincere la gente a mangiare gli insetti (una carne più buona e nutriente di quella dei mammiferi oltre che “responsabile”, dicono), ogni anno partono in spedizioni per misurare di quanto si sono ridotti i ghiacci artici (e ogni volta bisogna provvedere a disincagliare le loro navi imprigionate nei ghiacci “residui”).
Nelle scorse settimane si è anche scoperto che non tutti i dipendenti delle Ong sono affidabili. Le denunce di abusi sessuali su donne e bambine hanno coinvolto alcune Ong tra le più accreditate e, come è stato osservato, si tratta della punta dell’iceberg. La reazione infastidita allo scandalo dell’amministratore delegato della Oxfam Mark Goldring la dice lunga: “Che cosa abbiamo mai fatto? Mica abbiamo ucciso dei neonati in culla!”.