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IMMIGRAZIONE

Onda umana dalla Bielorussia, il doppiopesismo dell'Ue

L'onda umana di emigranti che, dalla Bielorussia, premono ai confini della Polonia è giustamente definita dai vertici dell'Ue come una mossa destabilizzante. Lukashenko usa "l'arma di migrazione di massa" per ottenere il ritiro delle sanzioni. Ma lo stesso atteggiamento non è mai stato tenuto quando a subire l'onda umana è stata l'Italia.

Editoriali 10_11_2021 English Español
Emigranti al confine fra Bielorussia e Polonia

Tutta l’Europa è in allarme e non lesina minacce e ulteriori sanzioni a chi gestisce i flussi di immigrati illegali diretti ad attraversare i confini della Ue. Ma solo quelli orientali, tra Bielorussia e Polonia. Del “fianco Sud”, dell’Italia che è sempre di più l’approdo preferito da scafisti, trafficanti e Ong non importa a nessuno in Europa e, francamente, neppure in Italia a giudicare dall’indifferenza che finora ha caratterizzato l’esecutivo Draghi a fronte alle proteste di Lega e Fratelli d’Italia per gli sbarchi in massa delle ultime 48 ore. Oltre 1.500 clandestini, per quasi due terzi sbarcati da navi delle Ong, che portano a quasi 57mila i clandestini giunti solo via mare in Italia dall’inizio dell’anno: oltre il doppio dello scorso anno e più di sei volte di più rispetto al 2019.

Deprimente leggere le dichiarazioni espresse nelle ultime ore da alcuni leader europei di fronte al migliaio di clandestini giunti in Bielorussia grazie al compiacente governo di Minsk e lanciati “all’assalto” della frontiera polacca presidiata oltre che dai poliziotti anche da 12mila militari. Una situazione che "minaccia la stabilità e la sicurezza dell'intera Ue" come ha affermato lunedì il premier polacco Mateusz Morawiecki. "Sigillare il confine polacco è nel nostro interesse nazionale. Ma oggi sono in gioco la stabilità e la sicurezza dell'intera Ue", ha scritto su Twitter il capo del governo polacco. Ineccepibile ma questo principio dovrebbe valere per tutti i confini della Ue, anche quelli marittimi.

La Francia ha accusato la Bielorussia di Alexander Lukashenko di tentare di "destabilizzare" l'Unione Europea organizzando un "traffico di migranti teso a destabilizzare l'Unione Europea", ha affermato un portavoce della diplomazia francese ribadendo la solidarietà della Francia alla Polonia per questa crisi in corso con Minsk. "La Polonia o la Germania non possono gestire questo da sole", ha detto al quotidiano Bild il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer. "Dobbiamo aiutare il governo polacco a proteggere la sua frontiera esterna - ha esortato - Questo sarebbe compito della Commissione europea, faccio appello perché agisca". "Il regime bielorusso agisce come un trafficante di esseri umani" ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel, Steffen Seibert parlando ai giornalisti. Minsk "strumentalizza rifugiati e migranti in un modo condannabile sia dal punto di vista politico che umanitario" e l'Europa "farà fronte comune contro questo continuo attacco ibrido". Proprio la Germania, da sempre sorda alle richieste di aiuto italiane, si mobilita e mobilita tutti i partner per difendere i confini polacchi da cui sono transitati quest’anno oltre 23mila clandestini, il 50 per cento nell’ultimo mese, in ogni caso meno della metà di quelli arrivati in Italia quest’anno.

Due pesi e due misure motivati forse dal fatto che i clandestini afro-asiatici che entrano in Polonia sono tutti diretti in Germania e agli sbarramenti lungo il confine polacco-bielorusso gridano "Germany, Germany! We want to go to Germany!" Il paradosso, che dovrebbe indurre il governo italiano a protestare formalmente, è che mentre Berlino si preoccupa di difendere i confini polacchi dai clandestini diretti in Germania non muove un dito per fermare le navi delle Ong tedesche che nel Mediterraneo continuano a sbarcare in Italia clandestini raccolti in acque libiche e maltesi, come gli oltre 800 sbarcati lunedì dalla Sea Eye 4 a Trapani.

Su questo tema l’intera leadership Ue si gioca la faccia mentre in Italia dovrebbe essere ormai chiaro a tutti (a parte i fans dell’immigrazione clandestina) che solo provvedimenti nazionali come la chiusura dei porti, gli accordi con i Paesi di partenza, i respingimenti in mare e la messa al bando delle navi delle Ong dalle acque territoriali potranno ripristinare il controllo dello stato sui confini marittimi. Oggi del resto ci sono margini e condizioni per iniziative nazionali simili a quelle adottate ad esempio dalla Grecia. Quanto all’Europa, meglio non contarci.

"Chiedo alle autorità della Bielorussia di rispettare il diritto internazionale" ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ribadendo che "la Ue non accetterà nessun tentativo di strumentalizzare i migranti per motivi obiettivi politici”. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sostiene che "la Bielorussia deve smettere di mettere a rischio la vita delle persone. La strumentalizzazione dei migranti a fini politici da parte della Bielorussia è inaccettabile. Le autorità bielorusse devono capire che fare pressioni in questo modo sull'Unione europea attraverso una cinica strumentalizzazione dei migranti non le aiuterà a raggiungere i loro scopi". Il commissario Ue Paolo Gentiloni, che da premier permise, nel 2017, lo sbarco in Italia di 120mila clandestini, ha definito la situazione al confine polacco "vergogna dei migranti usati come armi dalla Bielorussia. Ai confini dell'Ue una terribile crisi umanitaria". E per completare il panorama europeo, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, su Twitter ha sottolineato che "il regime bielorusso deve smettere di sfruttare i migranti e i richiedenti asilo per giochi di potere politico”.

Curioso notare l’utilizzo di termini quali “ricatto”, “armi”, “destabilizzazione” e “guerra ibrida” per definire l’impatto dei flussi migratori illegali provenienti dalla Bielorussia. Termini corretti e appropriati, sia chiaro, ma che valgono per tutti i flussi clandestini gestiti da nazioni o da organizzazioni criminali che godono della complicità delle nazioni su cui operano. Il ricatto dei migranti e l’uso di masse umane da parte di paesi più arretrarti contro nazioni più ricche venne ben illustrato già nel 2010 da Kelly Greenhill nel libro “Armi di migrazione di massa” edito in Italia da LEG di Gorizia e che dovrebbe costituire un testo di studio per tutti gli statisti europei. Contro l’Italia usò questa arma in modo spregiudicato il leader libico Muammar Gheddafi per costringere Roma a negoziare l’accordo sulle “riparazioni di guerra” a Tripoli poi stipulato da Silvio Berlusconi nel 2009. Non è chiaro però perché se tali armi le utilizza la Bielorussia si tratta di un attacco al cuore dell’Europa mentre quando le usa da molti anni Recep Tayyp Erdogan la Germania corre a promettere miliardi (che paghiamo tutti noi europei) ad Ankara in cambio di un finto impegno a fermare i flussi.

Dalla rotta balcanica alle spiagge libiche, dagli sbarchi sulle coste ioniche italiane a quelli sulle isole greche, la Turchia è oggi il vero arbitro dei flussi illegali nel Mediterraneo e ha più volte minacciato e ricattato l’Unione. Eppure nessuno parla di attacco ai confini o di guerra ibrida o di tentativo di destabilizzazione dell’Europa, forse perché Berlino teme reazioni non proprio morbide della nutrita comunità turca che vive in Germania.

Il ministero della Difesa bielorusso ha respinto le accuse che “ritiene infondate e non comprovate le accuse da parte polacca", si legge in un comunicato che accusa la Polonia di aumentare la tensione "deliberatamente" mentre Minsk accusa Varsavia di "atteggiamento disumano e indifferenza nei confronti dei rifugiati". Al di là delle dichiarazioni, colonne di migranti sono state scortate al confine polacco da poliziotti bielorussi: in 500 hanno percorso così un'autostrada dalla città di confine di Bruzgi verso una foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie. Le pressioni migratorie dalla Bielorussia, a differenza di quelle ben più massicce sulle coste italiane, hanno messo in allarme persino la NATO a conferma che la vicenda si presta a venire utilizzata nel braccio di ferro con Mosca. I flussi migratori stanno "mettendo sotto pressione i nostri alleati Lituania, Lettonia e Polonia", ha spiegato un funzionario assicurando che la NATO "è pronta ad assistere ulteriormente gli alleati e a mantenere la sicurezza nella regione".

Persino da Washington il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price ha dichiarato che "gli Stati Uniti condannano con forza la strumentalizzazione politica da parte del regime di Lukashenko e la coercizione di persone vulnerabili. Chiediamo al regime di mettere fine alla sua campagna di flussi orchestrati di migranti irregolari", ha aggiunto il portavoce definendo "cinica ed disumana" la politica di Minsk, esprimendo il sostegno "alla Polonia e a tutti i nostri alleati europei che sono minacciati dalle azioni inaccettabili della Bielorussia".

USA e NATO sui mobilitano se a trafficare clandestini è la Bielorussia “comunista e amica di Putin” ma lo stesso tema non li scalda se gli stessi traffici li gestiscono gli “alleati” turchi o organizzazioni criminali mediorientali e nordafricane. Ancora una volta pesi e misure diversi.