Omofobia, l'incomprensibile silenzio della Chiesa
La proposta di legge minaccia la libertà religiosa. Eppure la Cei tace, e Giuristi cattolici, Forum delle Famiglie, Movimento per la Vita appaiono sempre più eserciti di generali, che si muovono senza aspettare ordini dall'alto.
Una questione pare assodata: l’opposizione alla proposta di legge sull’omofobia nasce dalla violazione della libertà di manifestare la propria opinione e della libertà religiosa. Se questo vale per tutti, per la Chiesa le ricadute sarebbero clamorose: a rischio c’è la possibilità di annunciare il proprio insegnamento in fatto di sessualità, che non significa soltanto la morale sessuale, significa anche la dottrina della Creazione, visto che Dio ha creato l’uomo, “maschio e femmina lo creò” e non altro. Peraltro la legge sull’omofobia non è un episodio isolato: essa impedirà di opporsi al riconoscimento dei matrimoni e delle adozioni gay, ed è coerente con la Strategia nazionale per la prevenzione dell’omofobia - di cui questo quotidiano ha già parlato (unico a farlo) – e che è una vera e propria rieducazione in chiave omosessualista che parte dalle scuole elementari.
Proprio per l’enorme posta in gioco il silenzio dei vertici della Chiesa su tutta questa vicenda fa molta impressione, tanto più se la si paragona con la grande campagna lanciata l’anno scorso contro il tentativo del governo Monti di introdurre il pagamento dell’Imu per gli immobili della Chiesa stessa. Allora non passava giorno che il quotidiano della Cei non dedicasse paginate all’argomento e commenti durissimi contro il tentativo di mettere in ginocchio la presenza della Chiesa con tasse improprie. E come non ricordare i titoloni e le inchieste ogni qualvolta da sinistra c’è qualcuno che vuole dare l’assalto ai soldi che la Chiesa italiana raccoglie con l’Otto per Mille. Oggi invece si fa fatica a trovare notizie e commenti sulla legge in discussione, e quando si trovano sembrano più costretti dalle circostanze (vedi la mobilitazione partita dalla rete e di cui La Nuova BQ è protagonista) che non per convinzione, malgrado il patetico tentativo di dimostrare a tempo quasi scaduto che stanno facendo una battaglia. Evidentemente per i vertici della Chiesa italiana la questione non è rilevante.
Ma il problema è ben più ampio e coinvolge le voci ecclesiali istituzionali più autorevoli, che su un tema di questo genere ci si attenderebbe vedere mobilitate. Ci si riferisce, tanto per fare un esempio, soprattutto al Forum delle Associazioni Familiari, al Movimento per la Vita, all’Unione dei Giuristi Cattolici, tre sigle direttamente legate alla Cei che hanno sempre più la parvenza di scatole vuote, incapaci non solo di coinvolgere i cattolici ma anche di indicare una qualsivoglia strada.
Eclatante a questo proposito l’esempio dei Giuristi cattolici, guidati dal professore Francesco D’Agostino, che è tra l’altro firma prestigiosa del quotidiano Avvenire. Ebbene, non solo D’Agostino sostiene ormai da mesi la necessità di introdurre il riconoscimento di forme di convivenza che comprendano anche le coppie omosessuali, basandosi su una stravagante interpretazione dell’articolo 2 della Costituzione (in aperto contrasto con quanto spiegato in Assemblea Costituente), ma quanto all’omofobia ritiene necessaria una legge seppure introducendo correttivi all’attuale proposta in modo da salvaguardare la libertà d’espressione.
Se questa è l’opinione espressa sia su Avvenire sia con un’intervista concessa all’agenzia Sir, ancora più sconcertante è quanto riportato dal portale cattolico Aleteia, secondo cui l’Unione dei Giuristi cattolici «non ha espresso una posizione unitaria sulla legge anche per via della “complessità tecnica della materia”, come fanno sapere proprio dall’Unione». E’ come se un allenatore di calcio ammettesse candidamente di non sapere come schierare in campo i propri giocatori, perché i moduli tra cui scegliere sono difficili da applicare. E’ la “notte” dei tecnici.
Sul Forum delle Famiglie, basti dire che il Family Day di appena sei anni fa è oggi impensabile se l’iniziativa dovesse partire dal Forum, ormai un esercito di generali senza più le truppe. In Italia con il tormentone delle unioni tra persone dello stesso sesso si sta da mesi cercando di assestare il colpo di grazia alla famiglia naturale e l’unica cosa che il Forum riesce a produrre è qualche “vibrante” comunicato stampa. Come quello dedicato alla legge sull’omofobia, datato 25 luglio, per il quale il Forum deve ringraziare quanti – e noi siamo tra quelli – da settimane si sono mobilitati per evitare una legge che, non ci fosse stata questa levata di scudi, per il 25 luglio sarebbe già stata approvata dalla Camera. Sicuramente il Forum paga a caro prezzo l’essere emanazione diretta della Conferenza episcopale, per cui non gode più di vita propria. Fatto sta che da coordinamento di associazioni per rendere più efficaci le iniziative che partono dal basso, il Forum delle Famiglie si è trasformato in un organismo clericale, una camicia di forza per le associazioni, incapaci ormai di muoversi senza un ordine che arriva dall’alto (o impossibilitate a muoversi per l’ordine che arriva dall’alto).
Discorso analogo si può fare per il Movimento per la Vita, con l’aggravante che questo ormai da anni è un movimento che ruota attorno a un’unica persona: Carlo Casini (è presidente dal 1990), che pur benemerito nel suo lungo impegno per la vita, ha preteso di assommare su di sé sia l’anima movimentista sia il momento della mediazione politica. Con il risultato che non si ricorda più una battaglia che abbia visto il Movimento per la Vita impegnato a mobilitare l’opinione pubblica su un qualche tema.
Anche sulla proposta di legge sull’omofobia si è visto soltanto un comunicato stampa di Casini, guarda caso anche questo datato 25 luglio (che si siano messi d’accordo?), poi più niente. Del resto il vuoto che si è creato nel Movimento per la Vita è apparso chiaro in due recenti occasioni: le giornate dedicate all’Evangelium Vitae promosse dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il fine settimana del 15 e del 16 giugno scorsi: ci si aspettava un’adesione di massa, garantita dal Movimento per la Vita, ma così non è stato né il sabato (con una scarsissima partecipazione che ha suscitato le perplessità di autorevoli esponenti della Curia romana), né la domenica, dove in Piazza San Pietro hanno fatto più notizia i motociclisti in sella alle Harley-Davidson, i quali si sono pure guadagnati il saluto del Papa, ampiamente rilanciato anche dai telegiornali.
La seconda occasione è la tanto strombazzata raccolta di firme “Uno di noi”, per costringere il Parlamento Europeo a discutere la proposta di bloccare i finanziamenti alla ricerca che prevedano la distruzione degli embrioni. Si tratta di raccogliere un milione di firme in tutta Europa entro il 31 ottobre, ma è interessante il caso dell’Italia. Finché la raccolta è stata promossa solo dal Movimento le adesioni sono state una miseria: Casini ha perciò convinto la Cei a mobilitarsi per invitare tutti i cattolici a firmare, appello puntualmente accolto al punto che è stata istituita una giornata nazionale di raccolta delle firme da effettuarsi in tutte le chiese italiane; inoltre tutti i movimenti ecclesiali sono stati invitati a darsi da fare. Ma malgrado i toni trionfalistici, questa iniziativa è un flop clamoroso: in Italia finora – secondo i dati forniti dal Comitato “Uno di Noi” - sono state raccolte 285mila firme, una vera miseria se confrontata con le forze messe in campo.
La situazione è tale che da tempo si vocifera di pressioni dall’alto per un cambiamento di leadership, ma Casini non sembra intenzionato a uscire di scena rapidamente. Non solo, dalle voci che circolano, sembra che la Cei sia pronta a ripetere lo stesso errore proponendo alla testa del Movimento per la Vita un altro presidente che è al contempo parlamentare.
Ma a parte le vicende interne ciò che è interessante rilevare è che malgrado l’assenza delle guide, il popolo che crede nella famiglia e nella vita non è restato a guardare. Così sono nate nuove realtà che si muovono in forza di un’esperienza in cui credono: senza aspettare l’ordine dei vescovi, senza gli abbondanti fondi che la Cei garantisce alle sigle ufficiali, queste realtà costituiscono una presenza nella società incomparabilmente più incisiva delle associazioni targate Cei. E’ il caso dei Giuristi per la Vita o delle sigle che organizzano da tre anni la Marcia per la Vita o la costellazione di siti e blog pronti a fare rete colmando il vuoto creato dall’informazione ufficiale della Cei. E lo si sta vedendo in occasione proprio della battaglia contro la legge sull’omofobia.