Omofobia, il Ddl liberticida passa di notte
Dopo una seduta fiume, conclusasi alle 2 di notte, la Commissione Giustizia della Camera ha dato il via libera al Ddl Zan, con piccoli ritocchi. Lega e Fratelli d’Italia protestano per i tempi contingentati e l’inosservanza delle valutazioni del Comitato per la legislazione. Approdo in aula previsto per il 3 agosto.
L’altro ieri notte, tra il 28 e il 29 luglio, i deputati della Commissione Giustizia hanno fatto le ore piccole a Montecitorio. In queste settimane la II Commissione è diventata il cuore dell’agenda politica nazionale per il disegno di legge contro la cosiddetta omofobia. I parlamentari assegnati a questa sede sono stati protagonisti di una riunione non stop, durata dalle 20 alle 2, e grazie alla quale il testo approderà in aula in tempi brevi.
La cronaca dell’esito della seduta sta tutta nelle lapidarie parole del leghista Luca Paolini, che, insieme al resto del gruppo del Carroccio e a quello di Fratelli d’Italia, si è opposto sin dall’inizio all’approvazione del testo unificato del dem Alessandro Zan: “Abbiamo fatto quanto possibile ma la forza dei numeri ha prevalso”.
La chiusura dei lavori è arrivata non senza problemi per la maggioranza, determinata a tutti i costi a velocizzare i tempi, e non è mancata l’accusa da parte delle opposizioni di “prevaricazione” e “atteggiamento anti-democratico”. Lega e Fratelli d’Italia hanno storto il naso di fronte alla decisione di contingentare i tempi degli interventi sugli emendamenti così come per il mancato recepimento delle valutazioni presentate lo scorso 23 luglio dal Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, l’organismo che vigila sul modo di legiferare e sulla qualità dei testi. Il Comitato aveva rilevato che «il provvedimento nell’introdurre forme di tutela penale contro gli atti discriminatori fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” non introduce apposite definizioni, ai fini dell’applicazione della legge, dei distinti concetti di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere” né queste definizioni risultano presenti nella legislazione vigente».
Durante la seduta, il relatore Zan [nella foto con Laura Boldrini] ha insistito sul carattere non vincolante dei pareri espressi dal Comitato per la legislazione e si è riservato di rispondere in aula su questo punto, suscitando le proteste del leghista Roberto Turri che ha ricordato come “il rinvio all’Aula del recepimento delle condizioni del Comitato si potrebbe tradurre in una sorta di diminuzione del ruolo della Commissione Giustizia”. La maggioranza è andata avanti come un caterpillar e Zan ha potuto così festeggiare la chiusura-lampo dell’esame che permetterà al testo di arrivare a Montecitorio il 3 agosto. L’impianto del testo unificato già adottato come testo base è rimasto intatto alla prova dell’esame delle proposte emendative. Tra i cambiamenti annunciati, la cosiddetta “clausola salva-idee”, che alla fine è stata inserita in un articolo 3 a sé stante (con conseguente slittamento degli altri articoli), anziché all’art. 2 bis. La clausola ricorda che “sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.
Un altro ritocco ha riguardato l’ex articolo 5, ora art. 6: il testo originario prevedeva che le iniziative per la Giornata nazionale contro l’omofobia avessero luogo “in modo particolare (...) nelle scuole di ogni ordine e grado”. L’approvazione dell’emendamento, riformulato a firma di Vitiello-Toccafondi (Italia Viva), ha tolto le formule “in modo particolare” e “di ogni ordine e grado” e ha introdotto un più generico “scuole”. Bocciati, invece, gli emendamenti e i subemendamenti di FdI e Lega che avrebbero voluto limitare lo svolgimento di iniziative contro l’omofobia esclusivamente alle scuole secondarie di secondo grado. Le due sole proposte emendative dell’opposizione accolte, dopo nuova riformulazione, hanno riguardato l’articolo dedicato alle statistiche sulle discriminazioni e sulla violenza. I parlamentari di Fratelli d’Italia hanno ottenuto che, prima della rilevazione statistica di cadenza triennale per la verifica dell’applicazione della legge, venga sentito l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). I deputati leghisti, invece, sono riusciti a strappare l’eliminazione dell’originaria formula che prevedeva rilevazioni statistiche “sugli atteggiamenti della popolazione”.
Ieri, intanto, il parere del Comitato per i pareri della Commissione affari costituzionali sul testo del Ddl è stato approvato col voto favorevole di tutti i gruppi. Nell’esprimere parere favorevole, il relatore Stefano Ceccanti (PD) ha avanzato due condizioni. La prima: “Con riferimento all’articolo 3 - si legge nel testo inviato dal presidente del Comitato alla presidente della Commissione Giustizia - valuti la Commissione di merito l’opportunità di rivedere la formulazione della disposizione, nel senso di chiarire più puntualmente che non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e la manifestazione di convincimenti o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, nonché le condotte legittime riconducibili alla libertà delle scelte, purché non istighino all’odio o alla violenza, ossia non presentino un nesso con atti gravi, concreti e attuali”. La seconda: “Valuti la Commissione di merito l’opportunità di chiarire maggiormente i confini tra le condotte discriminatorie fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, al fine di evitare incertezze in sede applicativa”.
Altri “paletti” al via libera al Ddl sono stati messi con osservazioni definite dallo stesso Ceccanti “di minore importanza”, tra cui spicca, relativamente alle “discriminazioni nell’ambito del rapporto di lavoro o dell’esercizio dell’attività di impresa”, la richiesta alla Commissione di valutare “l’opportunità di richiamare esplicitamente la tutela dello spazio di legittima differenziazione”.