Omofobia? I veri discriminati e perché nessuno li difende
Quanto sta accadendo ad una donna britannica è quello che avverrà a chi avrà il coraggio della verità nonostante il Ddl Zan. La vicenda di Forstater, di cui abbiamo già parlato, ci aiuta a comprendere perché la difesa della realtà venga punita nell'indifferenza generale e come mai anche la Chiesa tema di intervenire in difesa del bene e dei deboli. C'entra un processo iniziato decenni fa e la vergogna di Cristo.
Quanto sta accadendo ad una donna britannica è quello che avverrà a chi avrà il coraggio della verità nonostante il Ddl Zan. La vicenda di Maya Forstater, che ha recentemente parlato a Sky News, disegna bene lo scenario che ci spetta, come abbiamo già spiegato nei dettagli in questo articolo. Vale però la pena ricostruire quanto affermato da lei, dai giudici e da chi è intervenuto nel dibattito pubblico.
Forstater aveva semplicemente affermato via Twitter che un uomo non può diventare una donna. Il che è ineccepibile: un uomo, infatti, può sembrare o apparire come tale, così come una femmina può cercare di sembrare un maschio, ma che piaccia o no il Dna è così immutabile che è necessario iniettare artificialmente a questi soggetti gli ormoni del sesso opposto a quello di nascita che la loro natura non è in grado di produrre da sé.
Eppure, grazie alla legge inglese contro la discriminazione e l’omofobia, un giudice ha potuto accusarla dopo che lei si era rivolta alla giustizia in seguito al licenziamento dall’ufficio londinese del Centre for Global Development 2019 per quanto aveva affermato nel suo post: alla fine del 2019, il magistrato James Tayler l’aveva definita "assolutista nella sua visione del sesso”, chiarendo che “una componente centrale della sua convinzione” è “il fatto di riferirsi ad una persona a partire dal suo proprio sesso, anche se ciò vìola la sua dignità e/o crea un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo. Tale approccio non è degno di rispetto in una società democratica". Ora, a parte il fatto che la verità, sebbene rifiutata, non è mai denigratoria, c’è sicuramente di più.
L’imputata non si è arresa e commentando la sentenza ha sottolineato: “Questo giudizio va contro i diritti della donna, i diritti della libertà di credo e di parola. Punisce giuridicamente le donne e gli uomini che parlano da un punto di vista della verità oggettiva e di un dibattito chiaro, rendendoli vittime di aggressione, bullismo e di punizioni economiche”. La cosa incredibile poi è il contesto in cui la donna aveva parlato. La sua affermazione infatti era un commento al caso di cronaca che aveva visto lo stupratore di donne Stephen Wood trasferito in una prigione femminile dopo essersi fatto riconoscere come donna dallo Stato. A dire quanto la dimenticanza della realtà da parte del diritto sia pericolosa, soprattutto per i più deboli. Per le donne, così come per i più piccoli confusi da questa ideologia.
Ma se quanto accaduto a Forstater è ciò spetta a chi avrà il coraggio di dire le cose come stanno, da questo caso possiamo comprendere anche come si è arrivati fino a qui. Bisogna notare che in difesa di persone come la Forstater non sono mai state prese posizioni ufficiali da parte della Chiesa cattolica, più preoccupata di respingere le accuse di “omofobia” ma il cui compito civile è sempre stato quello di proteggere la legge naturale per il benessere di tutta la società. A schierarsi dalla parte del diritto naturale sono invece state alcune femministe come l’autrice J.K. Rowling che ha ripetuto quanto l’attacco alla realtà biologica sia un attacco verso ogni uomo. A lei si sono unite altre donne e un movimento civile che ha pagato le spese processuali di Forstater con una raccolta fondi di $ 159.860.
Grazie a questo supporto la donna ha continuato la sua battaglia ma ricordando che, sebbene speri in una sentenza di appello in suo favore, ciò “non sarebbe sufficiente”, dato che la legge inglese continuerebbe a colpire e mettere a tacere le persone. Forstater ha inoltre sottolineato di aver perso due anni della sua vita, la sua reputazione e la tranquillità sua e della sua famiglia, aggiungendo che “l’effetto tremendo sulla carriera delle persone che esprimono pensieri impopolari non si riscontra più spesso attraverso meccanismi disciplinari ma piuttosto attraverso l’esclusione sociale, economica...il danneggiamento della carriera in modi così subdoli da non poter essere denunciati in tribunale (da chi li subisce, ndr)”.
Eppure non è questa una discriminazione causata da norme come il Ddl Zan? La risposta sarebbe ovvia se non fosse che ormai l’opinione pubblica è stata convinta che chiunque la pensi come Forstater sia una persona da punire come si farebbe con un nazista. E per la Chiesa? I suoi silenzi o interventi in punta di piedi, quasi vergognosi della verità, la sua incapacità di spiegare la grande differenza fra il rifiuto di un dato oggettivo come la razza o il colore della pelle e quello di una dato soggettivo come la percezione di sé che va contro la realtà e la natura, la dimenticanza della vocazione per cui solo la donna e l’uomo possono unirsi in un progetto di amore, la paura di condannare atti e idee contro natura chiamandoli come si dovrebbe, luciferini (la realtà creata è vista come una nemica), non sono però casuali.
Il processo arcobaleno, ormai al suo culmine, prevedeva anche questo silenziamento senza cui non saremmo mai arrivati ad approvare norme simili a questa, contestandole solo in parte, timidamente e con mille distinguo: già negli anni Novanta il neuropsichiatra Marshall Kirk e l’esperto di tattiche di persuasione Hunter Madsen, noti attivisti Lgbt, scrissero "After the Ball" per indicare gli errori del proprio mondo, invitandolo a cambiare tattica. Nel volume si legge che bisogna rendere quanti hanno pulsioni omosessuali “vittime della circostanza, che non possono scegliere il loro orientamento sessuale esattamente come non si può scegliere la propria altezza” nonostante “l’orientamento sessuale sembri il prodotto di complesse interazioni fra predisposizioni innate e fattori ambientali nel corso dell’infanzia e della prima adolescenza”, scrivono i due attivisti invitando però a mentire. Occorre poi usare la tattica del “grippaggio”, che consiste nel mostrare “le terribili sofferenze degli omosessuali”, “ritrai i gay come vittime...Fai che gli aggressori sembrino cattivi”, così da giocare sul “senso di colpa” dei cristiani, che devono “apparire cristiani bigotti”.
Ma l’obiettivo è stato raggiunto anche grazie a chi più che continuare a guardare a Gesù Cristo (al suo sguardo sulla natura umana, alla sua correzzone del peccatore e alla sua forza virile nel proteggere i giusti, i veri e i deboli) si è preoccupato più che altro di non essere rifiutato o incompreso dal mondo, perdendo la Sua forza e la Sua autorità.