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LO SCANDALO

Olimpiadi Milano-Cortina. Già si allunga l'ombra del malaffare

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Per le Olimpiadi 2026, la procura di Milano ha già avviato inchieste per casi di sospetta corruzione, turbativa e abuso d'ufficio. Come per Expo, le vicende giudiziarie rischiano di rovinare l'evento.

Economia 18_07_2024
Ispezione della Guardia di Finanza nella sede di Milano-Cortina 2026 (La Presse)

Accadde oltre dieci anni fa nel percorso che portò a Expo 2015. Le tappe di avvicinamento al mega-evento milanese furono contrassegnate da frequenti incursioni dell’autorità giudiziaria nella gestione delle pratiche burocratiche e amministrative propedeutiche alla realizzazione di quell’appuntamento mondiale. A poco meno di un anno dall’evento che si aprì il primo maggio 2015 serpeggiava scetticismo sulla capacità di Milano e del sistema Italia di riuscire a proporre ad un pubblico proveniente da ogni continente una manifestazione all’altezza delle aspettative, anche perché il virus della corruzione si era insinuato nella macchina organizzativa, incupendo l’umore dei decisori istituzionali e macchiando l’immagine del capoluogo lombardo. Alla fine poi le cose andarono bene e se Milano è diventata una meta turistica di primo piano lo si deve anche alla capacità attrattiva che la città è riuscita a sviluppare in quegli anni.

Oggi la storia sembra ripetersi con lo stesso clichè durante la marcia di avvicinamento alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Le prime avvisaglie le abbiamo avvertite due mesi fa circa, quando la Guardia di Finanza ha avviato un’operazione di perquisizioni e ispezioni informatiche presso le sedi della Fondazione Milano-Cortina 2026, che si occupa dell’organizzazione dei giochi, e di una società di Orvieto (Quibyt) coinvolta nella gestione dei servizi digitali per quell’evento. Le operazioni si sono estese anche agli uffici della società di consulenza Deloitte, che è subentrata all’azienda umbra nell'appalto. Le indagini riguardano accuse di corruzione e turbativa d’asta a carico di tre persone: Vincenzo Novari, ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, Massimiliano Zuco, ex dirigente della Fondazione, e Luca Tomassini, ex rappresentante legale di Quibyt. Secondo l'accusa, tra marzo 2020 e marzo 2021, Novari e Zuco avrebbero agevolato l’assegnazione delle gare d'appalto per i servizi digitali a Quibyt, in cambio di somme di denaro e altre utilità. L'inchiesta si basa quindi su presunte irregolarità nell'affidamento dell'appalto per l'ecosistema digitale delle Olimpiadi e Paralimpiadi. Le accuse riguardano anche un presunto tentativo di influenzare il televoto pubblico per la scelta del logo dei Giochi Olimpici. Le indagini sono in corso e si attendono ulteriori sviluppi.

Oltre a quell’inchiesta la Procura milanese ha aperto anche un fascicolo per d'abuso d'ufficio e turbativa, al momento senza indagati, sul capitolo delle assunzioni di dipendenti, anche per verificare contratti a persone legate al mondo della politica o dello sport o ai vertici o ex dell'ente, da un lato, e su altri affidamenti di appalti, dall'altro. Si sarebbe attivata infatti anche una spirale di nepotismo e familismo riconducibile a figure di primo piano della vita pubblica. Sarebbero infatti stati favoriti conoscenti e parenti di personaggi ben noti.

Ma al di là dei guai giudiziari, che potrebbero rallentare fortemente i preparativi dell’evento del 2026, non è comunque un momento semplice per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Anche la Corte dei Conti del Veneto ha deciso di accendere i riflettori sulla gestione dell’evento. Secondo l’ultimo rapporto della Ragioneria regionale, il bilancio della Fondazione Milano-Cortina 2026 presenterebbe un deficit patrimoniale cumulato “in costante peggioramento” e pari a 107 milioni di euro. Una cifra tutt’altro che trascurabile e che potrebbe scaricarsi sui cittadini, attraverso l’imposizione di nuovi balzelli, anche perché al momento non ci sono certezze sulla capacità della Fondazione di far fronte ad obbligazioni future.

Questo succedersi di eventi giudiziari e di episodi di gestione discutibile di fondi destinati alla realizzazione di eventi pubblici suggerisce alcune riflessioni sulla necessità di rendere più trasparenti fin dall’inizio meccanismi, processi, funzioni, imputabilità degli atti e connesse responsabilità. Nel caso di Milano-Cortina 2026 c’è ancora tempo per rimediare ma occorre rapidamente invertire la rotta e soprattutto scongiurare il rischio di un flop dell’evento dovuto a negligenza e disonestà dei protagonisti. Ma è mai possibile che solo in Italia ogni mega-evento del genere finisce per scatenare gli istinti voraci di chi invece dovrebbe dimostrare più di altri senso dello Stato?