Olanda, la colonizzazione culturale di Erdogan
L'Olanda è stata teatro di diversi tentativi di attentati terroristici jihadisti nell'ultimo periodo. Benché questi non abbiano avuto successo, l'islamizzazione del paese procede in modo graduale ma inesorabile. Alle spalle del processo di diffusione dell'islam più radicale c'è soprattutto la Turchia di Erdogan, che finanzia e controlla le moschee e ispira il partito Denk.
L'Olanda è stata teatro di diversi tentativi di attentati terroristici jihadisti nell'ultimo periodo. Con i sette sospetti terroristi che sono stati arrestati a fine settembre mentre stavano pianificando un importante attentato con fucili automatici e autobombe, e altri episodi simili, il livello di minaccia terroristica sulla scala da 1 a 5 rimane fermo a 4. Tra l'agitare un coltello al grido di "Allahu Akbar", e l'afgano che ha accoltellato due americani alla stazione ferroviaria di Amsterdam, passano le dichiarazioni dei funzionari olandesi che hanno trovato in questi gesti un unico movente, "credono che nei Paesi Bassi, il Profeta Muhammad, il Corano, l'Islam e Allah siano ripetutamente insultati".
Il Coordinatore nazionale per la sicurezza e l'antiterrorismo del Paese, recentemente, ha sottolineato come "la dimensione del movimento jihadista olandese è motivo di preoccupazione". "Questo gruppo, che è cresciuto significativamente tra il 2013 e il 2016, potrebbe essere incline ad abbracciare una "narrativa della vendetta" che incolpa l'Occidente per il crollo del "califfato." I jihadisti che adesso vivono in Europa, hanno intenzione di rimanerci e dedicarsi alla da'wa: diffondere il messaggio islamico è l'unico obiettivo. Prepararsi a combattere altrove, come in Siria, non è più all'ordine del giorno. Il che ha portato, e sta portando, ad un aumento del numero di jihadisti nei Paesi Bassi. Ma oltre ai sostenitori del jihadismo, ci sono nel Paese anche diverse migliaia di simpatizzanti dei terroristi locali, e simpatizzanti dell'ISIS.
L'islamizzazione è un processo lento, ma che investe ogni aspetto della vita occidentale, anche, anzi soprattutto, quella politica. E in Olanda è una strada che è stata imboccata abbastanza di recente quella dei partiti islamici. Come Denk, il partito musulmano formato sei mesi prima delle ultime elezioni parlamentari da due turchi ex membri del partito socialista. Capaci, in pochissimo, d'aggiudicarsi il 2% e tre seggi in parlamento. Forse per comprendere la portata della cosa basterebbe soffermarsi su chi in Italia, all'ultima tornata elettorale ha raggiunto il 2 e 3%. Il partito nato sulla scia di un dissenso dei due ex parlamentari circa la politica d'integrazione del governo, non ha mai nascosto il suo legame con la Turchia: la critica alla Turchia che è tabù e il divieto di parlare del genocidio degli armeni da parte dei turchi costituiscono l'abc del movimento politico. Il partito si batte per una forma di integrazione degli immigrati che contempli una sorta di "accettazione reciproca", utile a creare società musulmane parallele, e per l'istituzione di una "polizia antirazzista", il cui compito sarebbe "registrare i 'trasgressori' ed escluderli dai pubblici uffici".
Ma oltre a chi oggi può permettersi di muovere anche i fili della politica olandese, l'islamizzazione prosegue nella predicazione del jihad nelle moschee. I centri culturali islamici e le moschee sono controllati dalla Direzione degli affari religiosi della Turchia (Diyanet) che distribuisce i sermoni ufficiali del venerdì alle moschee turche di tutto il mondo. Sermoni sulla falsariga de "i nostri soldati mostrano al mondo intero che stiamo sacrificando tutto per proteggere la nostra fede, bandiera e nazione. (...) Ogni figlio del nostro paese che, nel potere della sua vita, beve il dolce nettare del martirio, ci grida (...) Chi muore per la via di Allah, non lo chiama mai morto, ma lo chiama vivo". E considerando che si stima siano 140 le moschee nei Paesi Bassi che sono affiliate al Diyanet, non è difficile comprendere perché il terrorismo islamico sia in ascesa.
Così come non è complicato risalire alla causa del crescente antisemitismo olandese che assomiglia a quello della Francia o della Germania. Un rapporto pubblicato dal Pubblico Ministero olandese in aprile ha elencato 144 reati confermati nel 2017 che hanno coinvolto crimini di odio, tra cui intimidazioni, atti di vandalismo, aggressione e incitamento all'odio o alla violenza. Di questi casi, il 41% era "destinato contro gli ebrei", che rappresentano solo lo 0,2% della popolazione olandese. Eppure c'è ancora un altro sintomo dell'islamizzazione d'Olanda che tanto fa assomigliare il Paese al Regno Unito: l'epidemia di violenze su minorenni. Ogni anno si stima siano 1400 le ragazzine vittime delle gang islamiche.
Intanto resta alta l'allerta terrorismo. "I gruppi di destra sono sempre più fiduciosi e continuano a concentrarsi sulla protesta contro l'islamizzazione percepita dei Paesi Bassi, l'arrivo dei richiedenti asilo e la perdita percepita dell'identità olandese ...", hanno scritto le autorità olandesi pochi mesi fa circa la valutazione della crescente minaccia. E, nel frattempo, volenti o nolenti, stanno prendendo in considerazione il problema. Monitorare i potenziali terroristi e riconoscere e ammettere l'esistenza di una radicalizzazione crescente sono i nuovi obiettivi minimi nei Paesi Bassi del controterrorismo. Il piano della Strategia nazionale contro il terrorismo islamico è stato messo a punto, ed è stato riconosciuto il jihadismo come la "principale fonte di terrorismo". Adesso tocca far fronte ad una società che, però, oltre alla paura, si trova costretta a convivere con un profilo che terzi le stanno cambiando.