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CASO FIDENATO

Ogm, quando è lo Stato a devastare i campi

Bulldozer e ruspe hanno distrutto un campo di mais in Friuli Venezia Giulia, alla presenza delle autorità. Il campo era di mais Ogm. Eppure l'agricoltore, Giorgio Fidenato, aveva ottenuto una sentenza favorevole a livello europeo.

Creato 23_07_2014
Giorgio Fidenato

I campi coltivati possono essere devastati da un’invasione di cavallette, o da un esercito nemico, o da un incendio. Sono incubi persistenti nei millenni, in tutte le civiltà. Lascia dunque esterrefatti vedere un campo coltivato distrutto da ruspe e bulldozer per ordine del governo, con Guardie Forestali e Polizia presenti sulla scena a dirigere le operazioni. È successo a Colloredo di Monte Albano, in provincia di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia, per ordine della procura di Pordenone. Il motivo? Il campo era di mais geneticamente modificato (Ogm). Il suo proprietario, Giorgio Fidenato, è uno dei fondatori di Futuragra, l’associazione nata in contrapposizione di Coldiretti, perché favorevole alla sperimentazione degli Ogm. Il Friuli Venezia Giulia si è orgogliosamente dichiarato “regione libera da Ogm” e gli ha dichiarato guerra. E tutto questo avviene nonostante una sentenza europea, recepita l’anno scorso anche dalla magistratura italiana, abbia dato ragione a Fidenato.

La Nuova Bussola Quotidiana si era già occupata di questo caso friulano lo scorso settembre. Allora avevamo sentito un Fidenato vincitore della sua causa, dopo una lunga ed estenuante battaglia e tantissime vessazioni, fra cui il sequestro della sua azienda agricola. Nonostante la sentenza favorevole, anche all’epoca della nostra prima intervista, gli ecologisti erano ancora in mobilitazione permanente, non si davano per vinti, continuavano le loro incursioni contro i campi Ogm, pretendevano di aver ragione, nonostante la magistratura avesse dato loro torto. Alle incursioni degli ecologisti si accompagnavano anche frequenti “visite” delle autorità, che tuttavia non avevano alcuna possibilità di sequestrare l’azienda, visto il quadro legale favorevole agli Ogm, sia a livello europeo che nazionale. La legge è mutata con l’introduzione di un decreto bipartisan, promosso dai ministri dell’Ambiente, della Sanità e dell’Agricoltura (Orlando, Lorenzin e De Girolamo) del precedente governo Letta. Poi, lo scorso marzo, è stata approvata anche la legge regionale del Friuli Venezia Giulia, che pur non vietando la semina di Ogm (sarebbe contro le norme europee), regolamenta le distanze fra questi e le altre coltivazioni, così da non “contaminarle”. Il divieto è limitato al MON810, la linea genetica brevettata dalla Monsanto. Che però riguarda, come ci spiega Fidenato «almeno 180 specie diverse di coltivazioni».

Fidenato, tuttavia, ha opposto resistenza ad un precedente tentativo di sequestro, il 26 giugno scorso, ordinato dalla Forestale in base a questa legge regionale. «Mi dovrebbero conoscere: non esiste che io distrugga tutto: ce la vedremo in tribunale – spiegava l’agricoltore –. Ora con gli atti in mano, presento ricorso. Chiederò di disattivare la norma, di sicuro non la eseguirò. Arriveranno provvedimenti penali, penso. Perché non ho ubbidito a ordini legittimamente ricevuti. Ma qui stiamo parlando di un provvedimento illegittimo perché manca dei crismi europei. La legge regionale che mi vieta di coltivare Ogm, doveva prima essere notificata in Europa. Passaggio mancato». Fidenato, all’inizio di luglio, ha comunque perso il suo ricorso. Secondo le autorità friulane, il testo di legge ha percorso già tutto l’iter necessario. Era stato notificato dalla stessa Regione, per il tramite del ministero competente, agli uffici Ue di Bruxelles ed alla rappresentanze degli Stati membri. Nell'arco dei tre mesi previsti per legge non è giunta alcuna osservazione, per cui è scattata la formula del cosiddetto silenzio-assenso. «Il testo voluto dalla Giunta regionale per bloccare le coltivazioni Ogm in Friuli Venezia Giulia, preserverà la tipicità e la qualità agricola della nostra regione» – aveva dichiarato il vicepresidente della Regione ed assessore alle Risorse agricole Sergio Bolzonello, commentando la sentenza.

Fatto sta che, per implementare la volontà della Regione di distruggere i campi Ogm, è occorsa l’introduzione di una nuova legge ad hoc, una norma sanzionatoria di tipo penale stabilita dal decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014, che ha previsto nuove norme di diritto penale per chiunque violi i divieti di coltivazione (di Ogm) secondo le quali rischierebbe la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10mila a 30mila euro. Attualmente, in base a questa legge, Giorgio Fidenato è diventato un “super-indagato”, come ci spiega egli stesso per telefono: «Si parlava tanto di Berlusconi e delle sue norme ad personam. Ecco, nel mio caso, a causa della mia resistenza, hanno deciso di fare leggi contra personam, giusto per cercare di piegarmi».

La vera motivazione di questa legge è comunque la lotta contro gli Ogm, nel nome della quale il governo italiano e la regione Friuli sono addirittura pronti a sfidare l’Unione Europea, forse un caso più unico che raro di “resistenza nazionale”. Ma perché? L’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha prodotto numerosi rapporti sugli Ogm, indica diversi pericoli potenziali, ma non è mai giunta alla conclusione che costituiscano una minaccia alla salute. Quello che viene applicato, in questo caso, è un principio di precauzione estremamente restrittivo: il solo fatto che esistano delle possibilità di pericolo fa sì che si decida di bloccare la coltivazione. Eppure, in circa 20 anni di commercializzazione e 30 di sperimentazioni, controindicazioni per gli Ogm non sono emerse. Non più rispetto a tecniche agricole precedentemente usate, per lo meno. La tecnica della modifica genetica delle piante, fra le altre cose, altro non è che la riproduzione in laboratorio (con maggiori criteri di sicurezza) di procedure seguite fin dalla notte dei tempi. Da quando esiste l’agricoltura, l’uomo incrocia le specie per ottenere frutti migliori. Non c’è alcuna prova che i semi Ogm e le colture che ne risultano provochino l’estinzione di insetti o danneggino l’ecosistema. Non ci sono prove per dimostrare che provochino una maggior incidenza di tumori e allergie. E quindi, perché averne paura?

Nella battaglia anti-Ogm, oltre a una volontà governativa di controllare la produzione agricola privata, si rintracciano molte delle fobie tipiche della cultura post-moderna. C’è il nuovo luddismo (la paura delle nuove tecnologie, in senso lato), il timore che le multinazionali come la Monsanto possano controllarci attraverso il cibo, il sogno di un’agricoltura di auto-sussistenza, che è uno dei mantra della “decrescita felice”. Soprattutto, al cuore di queste paure, c’è sempre la convinzione che l’uomo non sia al centro del creato, ma sia solo una delle componenti dell’ecosistema, di “Gaia”, di madre natura. Ogni mossa compiuta per adattare la natura all’uomo, che sia per mangiare di più e meglio, o per proteggersi da calamità, è dunque vista con sospetto, quando non con aperta ostilità. Si è giunti al paradosso che è ritenuta lecita la sperimentazioni sugli uomini (il dibattito sorto attorno alla Legge 40, per quel che riguarda la sperimentazione sugli embrioni umani, è eloquente), ma non quella sul resto della natura. Chi, in Italia, cerca di sfidare queste “leggi di natura” è uno stregone, a cui è lecito dar la caccia e distruggere il campo. Anche a costo di andare contro il resto dell’Europa.