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LA RIFLESSIONE

Odio di sé dell'Occidente? Lo promuovono i leader occidentali

Quando parliamo di Occidente intendiamo la civiltà cristiana che gli ha dato origine, con tutti i valori che ne conseguono: ordine naturale, valore della persona, sacralità della vita. L'odio di sé è rappresentato da terzomondismo, ecologismo, indigenismo, ideologia gender, aborto. Tutti disvalori promossi oggi da chi ha usurpato il titolo di Occidente. Il che indica qualcosa anche nel conflitto russo-ucraino.
- DISINFORMAZIONE, UN VECCHIO VIZIO: L'ESEMPIO DI KATYN, di Wlodzimierz Redzioch

Cultura 14_04_2022 English Español
Immagini di distruzione in Ucraina

Sempre più spesso chi pone domande, esprime perplessità, suggerisce dei distinguo a proposito della narrazione che vuole il presidente russo Vladimir Putin simbolo del male (responsabile di genocidio  e di ogni nefandezza possibile) e la necessità di fargli la guerra, viene etichettato come nemico dell’Occidente, tipico rappresentante di un Occidente che odia se stesso. Se poi a parlare sono i cattolici, allora ecco la citazione da Benedetto XVI: «C’è qui un odio di sé dell’Occidente (…) che si può considerare solo come qualcosa di patologico». Implicito in questo discorso è che l’Occidente viene fatto coincidere con le scelte politiche, strategiche e militari della leadership dei paesi occidentali e della sua alleanza militare, la NATO.

Urge quindi tornare a interrogarsi su cosa sia l’Occidente per capire se questo tipo di critica è corretto. È un discorso che avevamo già affrontato qualche settimana fa con Stefano Fontana, ma è necessario tornarci e approfondire alcuni aspetti che servono di giudizio anche per questa guerra russo-ucraina. Diceva dunque Fontana: l’Occidente «è una civiltà, nella quale il cristianesimo ha sintetizzato, purificandole, la filosofia greca e il diritto romano». Questo ha delle conseguenze concrete: anzitutto il riconoscimento che c’è un Dio Creatore, per cui tutto il mondo è Creazione, con l’uomo al vertice, un uomo che di tutto ciò che lo circonda è responsabile davanti a Dio.
Vuol dire che c’è un ordine naturale che corrisponde al progetto di Dio sugli uomini e su tutta la realtà, che noi siamo chiamati ad assecondare anche con le nostre regole sociali. Vuol dire che ogni persona ha un valore in sé, che la vita è sacra e indisponibile e che esistono diritti naturali che vengono prima degli Stati e delle comunità sociali, e che gli Stati e le comunità sociali devono garantire. Vuol dire inoltre una concezione della storia lineare che tende all’ultimo giorno, al Giudizio Universale, giacché l’uomo è chiamato sempre a costruire la Gerusalemme terrena a immagine della Gerusalemme celeste; da qui consegue anche il valore positivo del lavoro (in altre società è riservato agli schiavi, ai prigionieri e alle classi più basse) e quindi anche la concezione dello sviluppo. È tutto questo che nei secoli ha reso grande la civiltà occidentale e le ha garantito una supremazia culturale, economica e politica nel mondo, non la capacità di usare la forza e la violenza come molti vorrebbero.

Bene, dove nasce dunque l’odio di sé dell’Occidente, di cui parla anche Benedetto XVI? Semplicemente dal rifiuto del cristianesimo, dal disconoscimento delle radici della nostra civiltà. Come ricordava Fontana, si tratta di un processo durato secoli, ma è sicuramente arrivato a maturazione negli ultimi decenni. È una lettura della storia in cui tutti i mali sono figli della cultura occidentale e in particolare della civiltà cristiana. Oggi sono molte le correnti culturali e politiche che interpretano questo sentimento: il terzomondismo, ad esempio, secondo cui i paesi poveri sono tali perché ci sono i paesi ricchi, per cui anche le politiche internazionali di sviluppo sono viste in termini di risarcimento per i torti passati e non di evoluzione dei paesi poveri. Non sfiora neanche il dubbio che la povertà sia invece figlia soprattutto di fattori interni, quali concezione religiosa, cultura, corruzione, come dovrebbe apparire evidente; no, è tutta colpa dei paesi ricchi, cioè dell’Occidente.

In questa chiave si può leggere anche il fenomeno dell’ecologismo, soprattutto nella sua versione del cambioclimatismo: sono i paesi industrializzati a inquinare e a cambiare il clima di cui i poveri pagano le conseguenze, ecco quindi che le politiche ecologiche si devono tradurre sempre in enormi trasferimenti di denaro dai paesi ricchi ai paesi poveri. Anche qui non importa se dal punto di vista scientifico e statistico la realtà appare ben diversa, la colpa è comunque dell’Occidente. E ancora: l’indigenismo, l’esaltazione mitologica dei popoli indigeni che, ovviamente, erano felici prima che arrivassero gli occidentali colonizzatori; dimenticando che le culture primitive sono tutto meno che un esempio di rispetto della persona e dell’ambiente.

Il fenomeno della “cancel culture”, con seguito di abbattimento di statue, libri al rogo, docenti sospesi e così via è solo l’esito finale del radicamento di questa ideologia anti-occidentale. A proposito dell’ecologismo poi è interessante sottolineare come la cultura giudaico-cristiana sia direttamente chiamata in causa come responsabile della presunta crisi ecologica, perché la sottolineatura della centralità dell’uomo avrebbe portato questi a distruggere la natura.
Il rinnegamento della civiltà cristiana occidentale ha conseguenze anche in altri campi: ad esempio, l’ideologia gender è la negazione dell’ordine naturale che Dio ha stabilito nella Creazione e che trova nella Genesi la sua descrizione. E così la negazione della vita – aborto, eutanasia – e la distruzione sistematica della famiglia come cellula fondamentale della società.

Se questo è dunque il vero odio di sé dell’Occidente, sorge immediatamente un problema: oggi è proprio la leadership dell’Occidente intero a rappresentare e promuovere l’odio di sé. Non a caso i leader europei hanno esplicitamente bandito il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa; il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha posto l’agenda LGBTQ come priorità di politica estera, dopo che suoi predecessori democratici avevano allo stesso modo imposto a livello internazionale il controllo delle nascite; le agenzie ONU, sulla spinta dei governi occidentali, promuovono aborto, contraccezione, distruzione della famiglia, ecologismo, terzomondismo, indigenismo. E potremmo proseguire.

Chi dunque ama l’Occidente inteso come erede della civiltà cristiana, del pensiero greco e del diritto romano, come potrebbe sentirsi in sintonia con chi oggi ha usurpato il titolo di Occidente? E perché, a maggior ragione, non dovrebbe sentirsi libero di criticare le scelte del proprio governo o della Nato in fatto di politica internazionale e obiettivi geopolitici? Questo non per partito preso o per “rappresaglia” ideologica, ma usando semplicemente la ragione, anche questa una eredità ormai dimenticata della vera civiltà occidentale (rileggere il discorso di papa Benedetto XVI a Ratisbona per una rinfrescatina).

Ciò ovviamente non significa che si debba simpatizzare o fare il tifo per chi vuole distruggere l’Occidente dal di fuori (vedi Cina) o anche da nemico interno (vedi ad esempio il fondamentalismo islamico radicatosi grazie a certe politiche immigratorie, anche queste figlie dell’odio di sé dell’Occidente). Sarebbe infantile e autolesionista.
La Russia però merita un discorso a parte, perché stando alla sua concezione originaria anche questo paese cristiano è Occidente. Separato sia a causa di uno scisma interno al mondo cristiano sia per il dominio nel XX secolo di una ideologia totalmente anticristiana, ma pur sempre parte dell’Occidente. Così lo vedeva anche Giovanni Paolo II, che infatti parlava di un’Europa dall’Atlantico agli Urali. La Russia non è altro dall’Occidente, ma un pezzo di Occidente entrato in conflitto con il resto, così come nel XX secolo è accaduto per altri paesi europei che si sono combattuti in due guerre mondiali.

Ciò non toglie ovviamente le pesanti responsabilità in questo conflitto, ma è una ragione in più per cambiare atteggiamento: piuttosto che spingere per la Terza guerra mondiale, che per l’Europa sarebbe un vero e proprio suicidio, bisognerebbe gettare acqua sul fuoco e cercare delle vie praticabili per porre fine a questo scempio, prima che il fossato che si sta creando di nuovo fra popoli europei e cristiani diventi un muro invalicabile.