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L'ANALISI

Obiezioni pretestuose agli OGM, il principio di precauzione è altra cosa

Esiste anche un danno da mancata azione, da considerare quando si invocano i rischi connessi alle biotecnologie.

Attualità 09_12_2010
Non c’erano dubbi: la più grande organizzazione agricola italiana ha reagito criticamente al documento sugli OGM pubblicato dalla Pontificia Accademia delle Scienze che apre a questa tecnologia sul piano scientifico (per altri aspetti è problematica), giustificando il no con il solito “non si conosce ancora a sufficienza”. In pratica si insiste sul principio di precauzione che l’Accademia chiede però di applicare diversamente: commisurandolo alla gravità del rischio presunto e valutando anche il danno da mancata azione.

Ricordo le molte obiezioni sollevate, di cui poche – e solo in via di principio – condivisibili. Si va dalla affermazione che vi sono ancora molti scienziati contrari (e i favorevoli sono “prezzolati”), che sono tecniche innaturali e possibile causa (nulla è certo) di danni per la salute del consumatore (anche perché costretto a mangiare cose nuove cui non è assuefatto) e che la “intangibilità” dell’ecosistema (rischio “mostri”) verrebbe sconvolta per sempre (richiamando anche la biodiversità … chissà perché). Si passa poi ai mancati od insufficienti controlli delle autorità, all’inquinamento degli alimenti “puri e biologici”, con perdita dei pregi delle DOP, IGP (made in Italy), alla insorgenza di forme resistenti di insetti, di parassiti, di malerbe e così via che diverrebbero incontrollabili, alla distruzione della biodiversità. Per finire essi ricordano le multinazionali rapaci che depredano i contadini, la loro inutilità per risolvere i problemi della fame (la Caritas in Veritate afferma trattarsi di problema socio-economico … che gli OGM giustamente non risolvono) e - dulcis in fundo - non sono economicamente utili, i contadini ci perdono, si creano eccessi produttivi.

A tutto ciò, risponde il documento curato dalla Accademia Pontifica delle Scienze - non il Vaticano come precisato da Padre Lombardi -, Accademia che già 10 anni fa si era espressa con “cauta speranza”. Ora la cautela è scomparsa. Infatti, basandosi solo su pubblicazioni scientifiche ineccepibili (peer-reviewed) relative allo sviluppo, all’applicazione ed agli effetti degli OGM, gli esperti riunitisi presso la Santa Sede fra il 15 e il 19 maggio 2009 hanno concluso che le piante geneticamente modificate – ove la tecnica sia utilizzata in modo appropriato e responsabile – possono dare enormi contributi per migliorare quantità e qualità dei prodotti, ma anche per il superamento delle problematiche poste da avversità biotiche (funghi ed insetti parassiti) ed abiotiche (siccità, eccesso di acqua, freddo) anche legate ai cambiamenti climatici in atto. I benefici, oggi prevalenti nei paesi sviluppati (non Europa) od in quelli in via di sviluppo “ricchi” (Brasile, India e Cina), è ormai assodato che si avranno anche nei paesi poveri poiché si stanno migliorando piante specifiche (cassava, patata dolce, banano, sorgo ecc.).

Sarà inoltre possibile migliorare talune prerogative nutrizionali delle piante (ad esempio il Golden rice) con evidenti effetti sanitari positivi proprio dove la dieta umana è “semplificata”. Il minore impiego di antiparassitari, l’uso di diserbanti meno “pervasivi”, la riduzione delle lavorazioni del terreno (“low tillage”) avranno poi effetti favorevoli sui costi e sull’equilibrio dell’ambiente. Perché tutto ciò si realizzi (e per questo in apertura parlavo di “problematicità”) è peraltro necessario un diverso approccio in termini di controlli, da basare più sulle prerogative degli OGM che sulla tecnica usata per produrli, ma anche in termini di attenzione ai paesi poveri e alle loro difficoltà agricole da risolvere, nonché ai costi dei brevetti.

Infine è stato rimarcato che non si potrà porre attenzione unicamente ai rischi derivanti dal loro uso (benché importanti), ma anche a quelli derivanti dal loro mancato uso, e non sono pochi: basta riflettere alla luce dei recenti problemi di aumento di prezzo per “scarsità” di cereali e soprattutto del fatto che non vi sono più dubbi circa l’utilità per i paesi poveri in quanto permettono di aumentare lo standard di vita, migliorare la salute e proteggere l’ambiente. Esattamente il contrario di quanto ancora oggi sostengono i numerosi ed agguerriti detrattori!