Nuova aggressione a cristiani riuniti in preghiera
Benché la costituzione indiana sancisca la libertà di culto, sempre più spesso i cristiani subiscono aggressioni persino mentre decidono di recitare le preghiere in una casa privata
Il 20 marzo, di mattina presto, nel villaggio di Panch Gachia, nello stato indiano del Bengala Occidentale, dei cristiani sono stati aggrediti da un gruppo di integralisti indù pochi minuti dopo essersi riuniti nella casa di uno dei fedeli per pregare insieme. Gli aggressori, circa 20 persone, hanno fatto irruzione nell’abitazione, hanno attaccato i presenti a pugni, calci e bastonate, senza risparmiare donne e ragazzini, e poi si sono dileguati. Hanno infierito soprattutto sul pastore della Full Gospel Church, reverendo Anand Hari, ferendolo gravemente e rendendone necessario il ricovero in ospedale a cui hanno provveduto altri cristiani accorsi per soccorrere i feriti. Nel darne notizia Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief, una associazione che difende i cristiani discriminati in India, ha commentato l’episodio di intolleranza religiosa osservando che, per quanto la costituzione indiana sancisca la libertà di religione e di raduno, per i cristiani sta diventando sempre più difficile pregare persino in case private adibite al culto. Inoltre – ha aggiunto – le chiese vengono attaccate, distrutte, bruciate e vandalizzate. Invece ai fedeli di altre religioni non vengono imposte limitazioni, possono incontrarsi senza chiedere permessi dove meglio credono: “a noi cristiani – ha detto – viene impedito persino di adorare il Nostro Signore”. L’episodio di violenza si è verificato a meno di un mese dalle elezioni generali che, nonostante le proteste della minoranza cristiana, sono state fissate il 19 aprile, giorno in cui quest’anno cade il Venerdì Santo.