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UNICEF

Non solo Pakistan. Non è un pianeta per bambini

Il massacro di bambini a Peshawar in Pakistan, è purtroppo solo una goccia in un mare di violenza. Il rapporto Unicef 2014 esprime preoccupazione per i 230 milioni di bambini che vivono in Paesi lacerati da conflitti, o esposti al forte rischio del terrorismo, come le 15 scolarette morte in un attentato nello Yemen.

Esteri 20_12_2014
Siria

Pochi giorni or sono l’Unicef, nel pubblicare il proprio rapporto annuale sulla condizione del’infanzia nel mondo, ha fornito un bilancio terribile dell’anno che sta per concludersi definendolo “devastante” per milioni di bambini. Oltre al permanere, sebbene con progressi in ogni settore e in molti paesi, di minacce alla loro esistenza riconducibili alla povertà (condizioni abitative insalubri, alimentazione insufficiente, carenze nutrizionali, sistemi sanitari inadeguati…) e a istituzioni discriminanti e lesive dell’integrità fisica e morale della persona (matrimoni infantili, mutilazioni genitali femminili, dote e prezzo della sposa….), il 2014 ha infatti visto moltiplicarsi violenze e pericoli per i minori nei territori di guerra: “bambini sono stati uccisi mentre si trovavano a scuola o durante il sonno, nei loro letti, mentre altri sono rimasti orfani, sono stati torturati, reclutati, violentati e persino venduti come schiavi. Mai nella storia recente – ha detto l’8 dicembre il direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake illustrando i dati contenuti nel rapporto 2015 – così tanti bambini sono stati sottoposti a tali indicibili brutalità”.

Altri se ne sono aggiunti da allora: i 132 alunni, di età da 7 a 18 anni, della scuola militare di Peshawar, in Pakistan, uccisi per vendetta il 16 dicembre da un commando di talebani, e, nello stesso giorno, le 15 bambine di una scuola elementare che viaggiavano a bordo di uno scuolabus, vittime di un attentato dinamitardo in Yemen.

Secondo l’Unicef, almeno 230 milioni di bambini oggi abitano in paesi in cui sono in corso conflitti armati e in territori resi insicuri dal terrorismo, in gran parte di matrice jihadista: e ne sono in qualche misura toccati.

Le preoccupazioni maggiori riguardano la sorte dei circa 15 milioni di bambini che vivono in paesi teatro di conflitti particolarmente cruenti, un gran numero dei quali sono sfollati e profughi, il che aggiunge ulteriori sofferenze e rischi, specie per i bambini rimasti orfani o per qualche ragione separati dalle famiglie.

In Siria i bambini coinvolti nella guerra civile iniziata nel 2012 sono 7,3 milioni. Quelli sfollati e profughi sono 1,7 milioni. Nei primi nove mesi dell’anno gli attacchi a scuole sono stati almeno 35, con 105 bambini uccisi e quasi 300 feriti.

Altri 2,7 milioni di bambini sono minacciati dal conflitto scatenato in Iraq da Abu Bakr al Baghdadi: sotto la minaccia del IS, il suo califfato, o in fuga, ma non al sicuro, nei territori vicini. Si stima che almeno 700 bambini siano stati uccisi, giustiziati o mutilati dall’inizio dell’anno.

Nella Repubblica Centrafricana lo scontro tra forze islamiste e milizie di autodifesa cristiane, esploso dopo il colpo di stato del marzo 2013, ha sconvolto la vita di tutti i bambini, 2,3 milioni circa. Nei 2014 più di 430 sono stati uccisi o mutilati: il triplo rispetto al 2013. Si calcola inoltre che più di 10.000 bambini siano stati arruolati a forza dai contendenti.

Mancano stime precise sui minori colpiti dalla guerra civile in corso in Sud Sudan dal dicembre del 2013 che vede in lotta le due etnie più potenti del paese: i Dinka, del presidente Salva Kiir, e i Nuer, dell’ex vicepresidente Riek Machar. Si sa tuttavia che quasi 750.000 sono sfollati e 320.000 profughi. Inoltre 235.000 bambini di età inferiore a 5 anni soffrono di grave malnutrizione acuta.

Si sa ancora meno, in termini di cifre, dei bambini esposti alle conseguenze della guerra iniziata in Ucraina nell’aprile del 2014: sicuramente molti, sostiene l’Unicef, intrappolati dai combattimenti, uccisi e feriti da proiettili e schegge, in salvo i più fortunati, ma sfollati e costretti a vivere in condizioni critiche, tanto più con l’inverno alle porte.

Sono più completi i dati relativi all’altra crisi su cui l’Unicef ha portato l’attenzione: quella di Gaza, dove nei 50 giorni del conflitto con Israele 54.000 bambini hanno perso la casa, 538 sono stati uccisi e più di 3.370 sono stati feriti.

“Violenze e traumi non colpiscono solo i singoli bambini – ha spiegato il direttore dell’Unicef – minano la forza di tutta la società”.

Certamente si riflettono sulla vita sociale di un paese per molti anni e su quella dei bambini coinvolti anche per sempre. Guerre e terrorismo innanzi tutto rendono carente o impossibile l’assistenza sanitaria, con conseguenze particolarmente serie per le donne incinte e i bambini. Per arginare una epidemia di poliomielite scoppiata nei paesi del Medio Oriente sono stati necessari quasi 68 milioni di dosi di vaccino. Ma tanti bambini porteranno per tutta la vita i segni della malattia.

Insicurezza ed esodi forzati hanno inoltre come immancabile conseguenza la chiusura delle scuole e l’interruzione degli studi per milioni di allievi. Il danno personale e sociale enorme, difficilmente rimediabile. Ma per la maggior parte dei terroristi è invece una conquista, una delle ragioni della lotta stessa: perché le bambine non devono essere istruite e perché, per tutti, l’educazione scolastica, occidentale, è haram, proibita, come sostengono i jihadisti nigeriani che si chiamano appunto Boko Haram, proibiti i libri (“boko” da “book”, libro in inglese).