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La piaga

Non solo l’attacco con la katana, a Londra accoltellamenti in serie

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Un morto e quattro feriti gravi: è il bilancio dell’«attentato con la spada» avvenuto ieri a Londra. Dove i crimini da coltello sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi anni. E il cosiddetto antirazzismo peggiora le cose.

Esteri 01_05_2024
Polizia, Londra (foto d'archivio, AP via LaPresse)

Un ragazzino di 14 anni è morto, due agenti di polizia e due cittadini sono ricoverati in ospedale in condizioni gravi, non a rischio di vita, ma saranno sottoposti a un intervento chirurgico. È il triste, ennesimo, bilancio dell’ultimo attentato da coltello a Londra. 

Sono da poco passate le 7 del mattino, e un trentacinquenne, leggermente barbuto, felpa gialla e pantaloni neri, si aggira nella capitale inglese con “una spada da samurai”, un machete di almeno 50 centimetri, per colpire chiunque gli capiti a tiro. 

Mentre scriviamo l’identità dell’attentatore non è resa nota e, pare, non ci sia alcun legame diretto con il terrorismo di matrice islamica. Eppure, come riporta il Telegraph, testimoni raccontano che l’uomo abbia minacciato la polizia al grido «credete in Dio?». Sadiq Khan, sindaco di Londra, si è detto «assolutamente devastato» dall’attacco. Gli ha fatto eco Rishi Sunak, il primo ministro, affermando che «tale violenza non ha posto nelle nostre strade». La stampa inglese ne parla come dell’«attentato con la spada». 

Siamo a Hainault, nella parte orientale di Londra, in un quartiere residenziale, e ci sono di nuovo una mamma e un papà che piangono un figlio appena adolescente, un innocente accoltellato nel Paese di re Carlo. Sunak ha dichiarato che questo attentato, insieme all’aumento dei crimini con coltello a Londra, «accenderà i riflettori sulla realtà dei laburisti al potere». La dichiarazione è in pieno stile da campagna elettorale, visto che domani, 2 maggio, i londinesi votano per l’elezione del sindaco

Il laburista Sadiq Khan, primo sindaco musulmano di una capitale europea, già al secondo mandato e in cerca del terzo, dal canto suo replica di avere «ereditato tagli alla polizia e ai servizi, imposti dal governo». Khan dice il vero. Ma non è comunque esente da responsabilità.

Una ricerca dell'Institute for Fiscal Studies (IFS) mostra che la chiusura del 70% delle stazioni di polizia di Londra, a causa delle politiche di austerità iniziate nel 2010, ha portato ad un aumento dell’11% di omicidi e aggressioni nei quartieri vicini. La chiusura delle stazioni ha ridotto la «deterrenza della polizia» e aumentato i livelli di violenza, si legge nel rapporto.

Nel 2010, il primo ministro inglese era il conservatore Cameron: da allora fino a Sunak, passando per May, Johnson e Truss – tutti governi conservatori – nessuno si è preoccupato di riparare alla crisi di agenti e sicurezza. Da anni, va avanti la polemica tra Scotland Yard e il governo per l’introduzione di misure più severe nei confronti della polizia, imposte dall’allora ministro degli Interni, Theresa May: da quel momento le forze dell’ordine sono meno libere di fermare e perquisire i sospetti.

Il provvedimento venne introdotto in risposta alle richieste dei movimenti dell’antirazzismo. Infatti, dopo le celebri rivolte d’Inghilterra del 2011, venne eliminata la pratica che gli inglesi chiamano dello StopWatch, ossia la possibilità di fermare presunti colpevoli senza troppi elementi; e si iniziò a lavorare contro l’eccessiva presenza di bianchi tra le forze dell’ordine. Ne derivò un calo delle domande per la polizia che fece il paio con i tagli governativi di risorse per la Metropolitan Police.

Le rivolte interessarono diversi quartieri di Londra come Lambeth, Haringey, Enfield, Waltham Forest e Tottenham, devastandoli. La guerriglia urbana portò a 215 arresti. Come negli Stati Uniti, anche in quel caso tutto nacque dall’uccisione da parte della polizia di un nero ventinovenne. Dalle banlieue londinesi, le rivolte si diffusero in tutto il Paese, eterodirette da gruppi per i “diritti civili”, capaci poi di influire sulle scelte del governo. Sarà un caso, ma è da allora che i crimini legati agli accoltellamenti hanno iniziato a crescere in maniera esponenziale.

Una delle prime cose che uno statistico fa, è vedere se un cambiamento nel comportamento è una coincidenza o se c’è un nesso di causalità. Dal 2016, il 70% delle stazioni di polizia hanno subito tagli per le politiche di austerità. Secondo i dati, pubblicati la scorsa settimana, dell’Ufficio per le statistiche nazionali (ONS), i crimini con coltelli sono aumentati a Londra del 22% in un solo anno.

Sono stati 14.626 gli accoltellamenti nel 2023, il dato più alto negli ultimi otto anni. Significa 40 aggressioni da coltello al giorno. E se si guarda al dato del 2016, poco prima che Sadiq Khan venisse eletto sindaco, i crimini con coltello sono aumentati del 54%. Quasi due terzi dei londinesi ritengono che la criminalità e la sicurezza pubblica nella capitale stiano peggiorando, e la metà degli adolescenti in Inghilterra racconta di aver assistito o subito violenza: la criminalità è una realtà quotidiana per i giovani. A Londra è normale vedere adolescenti muniti di coltelli lunghi quanto le loro gambe e interi quartieri sono visti come zone di guerra. Così come è altrettanto normale camminare per le strade, non solo della periferia, per vedere “altari” con fiori e foto dedicati a vite tragicamente spezzate da un accoltellamento.

Nel 2017, il sindaco Khan pensò ad una strategia: pubblicare il London Knife Crime, un dossier di 80 pagine per denunciare il problema e dare anche consigli ai negozi rivenditori di coltelli a Londra per ridurre il rischio di “vendite accidentali” (così erano state battezzate quelle per acquirenti terroristi e criminali). Il Ministero degli Interni, nel 2019, ha stanziato 460.000 sterline per sei aziende britanniche affinché approntino nuove tecnologie utili ad individuare le persone che portano coltelli in luoghi affollati. Sempre nel 2019, si pensò ad un metal detector installato nel West End di Londra. Al centro di un marciapiede furono inviati poliziotti che invitavano i passanti all’ispezione. Sono già cinque anni, invece, da quando, su iniziativa del governo, sono stati introdotti nelle scuole programmi di primo soccorso per le vittime di accoltellamenti.

Sadiq Khan, nel frattempo, ha preferito dedicare ingenti risorse per combattere il razzismo online e 34 milioni di sterline in progetti ambientalisti: un uso contestato di denaro perché, lamentano in città, avrebbe potuto essere usato per aumentare gli agenti. Sempre il sindaco della capitale ha ottenuto che venissero installati metal detector nelle scuole per rilevare il possesso di coltelli, ma non è noto quanti ne siano stati trovati e sequestrati, così come non esiste una statistica ufficiale per le vittime dichiarate del terrorismo islamico. È imposto dal governo che tutti questi dati non vengano resi pubblici perché passibili di “razzismo”.

Se Londra ha superato New York per numero di omicidi mensili, non è certamente solo colpa del sindaco laburista. Nel 2012, la Polizia Metropolitana ha lanciato Gangs Matrix, un database utile a schedare i membri delle gang londinesi al fine di identificare, valutare e prevenire gli incidenti oltre che mappare le armi in città. Ad ottobre 2022 è stato chiuso perché giudicato un “sistema razzista”: dalle statistiche annuali è venuto periodicamente fuori che il 72% degli identificati su Gangs Matrix come «responsabili di violenza segnalata da bande» sono persone di colore, immigrati e islamici: dati discriminatori per il governo e le associazioni che hanno spinto alla chiusura del sistema di monitoraggio. Dallo scorso febbraio è stato introdotto un sistema simile, ma radicalmente modificato: i dati potranno essere conservati solo per tre mesi. Così sarà meno razzista.