Non si arrende il padre della ragazza cristiana rapita in Pakistan
L’uomo ha deciso di ricorrere all’Alta Corte di Lahore per riavere sua figlia che è stata rapita e costretta a convertirsi all’Islam e a sposare il suo sequestratore
Lo scorso agosto in Pakistan un uomo musulmano ha rapito un ragazza cristiana, Semreen Aftab, l’ha costretta a convertirsi all’Islam e a sposarlo. Il rapimento di donne cristiane e indù, per lo più minorenni, da parte di uomini musulmani è frequente in Pakistan anche perché difficilmente i colpevoli vengono puniti e le vittime liberate. La polizia è reticente a occuparsi di casi del genere e succede che i giudici assolvano i rapitori anche in presenza di prove certe della loro colpevolezza. Ma nel caso di Samreen c’è di più. La ragazza è stata rapita da Muhammad Amir, un uomo che appartiene a una famiglia influente. Il padre di Samreen, Aftab Joseph, proprio pensando che la polizia molto probabilmente non si sarebbe attivata, ha deciso di provare a liberarla e con l’aiuto di sei parenti ci è riuscito, l’ha riportata a casa. Ma la famiglia Amir allora lo ha denunciato sostenendo che ha rapito sua figlia sottraendola al suo legittimo marito e adesso è lui che deve rispondere del reato di sequestro di persona. Non è il primo caso di controdenuncia. Joseph Jansen, presidente dell’associazione Voice for Justice, raggiunto dall’agenzia di stampa AsiaNews ha espresso profonda preoccupazione per questo nuovo espediente usato dai rapitori che, insieme a quello di costringere le vittime a dichiarare di essersi convertite e sposate per libera scelta, rende ancora più difficile ottenere giustizia tanto più se le famiglie delle vittime, come nel caso di Semreen, sono povere. La famiglia di Semreen inoltre nel frattempo ha subito aggressioni e molestie da parte di gruppi fondamentalisti. Cionostante il padre non si arrende e, determinato a non lasciare sua figlia in mano agli Amir, il 28 ottobre ha presentato una petizione presso l’Alta Corte di Lahore.