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LA TRAGEDIA DI UNA GIOCATRICE

Non riconoscere i Talebani che decapitano le donne

Non passa giorno senza che dall’Afghanistan arrivino notizie tragiche che coinvolgono le donne. L’ultima orribile scoperta è quella che riguarda una giocatrice della nazionale giovanile afgana di pallavolo, Mahjubin Hakimi, decapitata dai Talebani a Kabul. Eppure la comunità internazionale dialoga con i Talebani e finirà col riconoscerli. Se non di diritto, di fatto, nel nome della lotta all'Isis.

Esteri 22_10_2021
Protesta delle donne a Kabul

Non passa giorno senza che dall’Afghanistan arrivino notizie tragiche che coinvolgono le donne. E’ un bollettino di guerra che ci consegna la dura realtà. L’ultima orribile scoperta è quella che riguarda una giocatrice della nazionale giovanile afgana di pallavolo, Mahjubin Hakimi, decapitata dai Talebani a Kabul.

La notizia, che è ancora da verificare tramite fonti indipendenti, è stata diffusa in Italia da Mauro Berruto, ex commissario tecnico della Nazionale maschile di pallavolo (bronzo a Londra 2012) e ora membro della segreteria nazionale del Partito democratico con delega allo sport. Il rapimento e decapitazione sarebbe avvenuto ad agosto.Berruto è riuscito a far esfiltrare un'altra pallavolista (ancora coperta da anonimato), proprio in conseguenza di questo omicidio, che ha permesso di comprendere come le giocatrici fossero in imminente pericolo di morte. “La prima questione che credo sia giusto chiarire è legata ai tempi - dichiara Berruto alla Gazzetta dello sport - il dramma di Mahjabin si è consumato ad agosto, forse ancor prima che i talebani prendessero Kabul ed è stato il motivo per cui sono entrato in contatto con l’altra ragazza che è riuscita a fuggire dall’Afghanistan”. Delle ragazze rimaste in Afghanistan, l'ex ct afferma, nella stessa intervista: “Si nascondono come animali e devono stare attente a non sbagliare il nascondiglio, altrimenti sono morte”. 

Le notizie, benché non ancora confermate, sono corroborate da un clima generale di terrore, un quadro che emerge da numerose testimonianze di afgani fuggiti. La causa dell'uccisione della pallavolista può essere molteplice: era hazara, un'etnia minoritaria perseguitata dai Talebani, quasi tutti appartenenti alla maggioranza pashtun  Inoltre, era una donna che "si esibiva" con un'attività pubblica sportiva. Ed uno dei primissimi provvedimenti del regime talebano è stato proprio il divieto alle donne di fare sport, perché in un'attività sportiva è impossibile non esibire il corpo della donna.

I Talebani hanno riportato il Paese indietro di oltre 20 anni con l’autorizzazione, di fatto, della comunità internazionale. Aboliti i diritti umani, in particolare quelli delle donne. Così come sono state totalmente cancellate tutte le tracce di progresso e civiltà che, pur in regime di guerra, i 20 anni di presenza straniera avevano portato in Afghanistan. E a pagare il prezzo più alto sono le donne: tra queste studentesse, sportive, insegnanti, giornaliste. Ma non solo. Ogni donna del Paese è stata cancellata dalla vita pubblica, che avesse un lavoro o meno. Proibito uscire di casa, senza il velo è impossibile. 

Le poche tra loro che sono riuscite a scappare all’estero durante l’evacuazione della coalizione internazionale, hanno una possibilità di vita. Le altre, quelle rimaste in Afghanistan, sono destinate ad essere dimenticate. La politica internazionale sembra non occuparsi di loro, almeno ufficialmente. Il dialogo con i Talebani va avanti e la sensazione, ci auguriamo sbagliata, è che alla fine di troverà un accordo con il governo di Kabul. Non sarà un riconoscimento ufficiale, ma attraverso la battaglia da combattere contro i terroristi di Isis-K, verrà chiesto ai Talebani di collaborare.

A quel punto, avranno il coltello dalla parte del manico e nessuno potrà più intervenire per pretendere il rispetto dei diritti umani. L’Afghanistan, e il mondo intero, hanno perso la più grande battaglia di civilizzazione proprio attraverso la restaurazione dei dogmi islamisti. E le donne sono il centro di questa sconfitta. Abbandonate al loro destino, moriranno a migliaia. La sola via per salvarsi è vivere sotto un burqa.