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APERITIVO

Non indigniamoci per gli anti-Gelmini

Siamo di fronte a un rito di passaggio generazionale. Molti degli studenti che protestano non hanno letto la legge di riforma...

A TAVOLA 09_12_2010

Il guaio maggiore di invecchiare è che ci si annoia: uno che come me ha vissuto tutto l’interminabile ’68 e via via le proteste studentesche che hanno infiammato le successive generazioni, si può immaginare con quali occhi guardi alle proteste di questi giorni per la riforma dell’università del ministro Gelmini.

Purtroppo anche qualche cattolico ci casca, e fa discorsi preoccupati o seriosi sui giovani. Mi sembra ormai chiaro, invece, che così come ogni società ha i suoi riti di passaggio dall’età giovanile a quella adulta, anche la nostra ha le sue sfide, le sue lotte, le sue proteste. C’è bisogno di queste manifestazioni per sfogarsi.

Un tempo, ogni due decenni c’era, purtroppo, una guerra. Oggi, grazie a Dio, almeno nel nostro Continente, le guerre non ci sono più. E così, dal ’68 in poi, non essendoci la guerra, c’è bisogno di guerriglia. Anch’io questi giorni ho sfogliato i giornali. Mi sono cascate le braccia nel leggere interviste e dichiarazioni dei leader della protesta, che non hanno neanche letto il testo del progetto di legge di riforma dell’università. I manifestanti di oggi dovrebbero ricordare che combattono la loro guerriglia urbana per mantenere quello statu quo contro il quale a suo tempo si erano battuti i loro predecessori.

In Italia, infatti, ogni riforma ha provocato manifestazioni e proteste di questo tipo. Dieci o vent’anni fa gli studenti protestavano contro le riforme universitarie introdotte in quell’epoca, quelle stesse che ora i loro successori combattono invece per mantenere, opponendosi alla nuova riforma...

Vorrei dire ai cattolici che non c’è bisogno di indignarsi troppo o di paventare la rinascita del terrorismo. Dobbiamo essere consapevoli che queste fiammate non riguardano il politologo o il sociologo, ma lo psicologo dell’età evolutiva. Guardiamo dunque non con simpatia ma con bonarietà, senza allarmismi, ai giovani che compiono il loro rito di passaggio, che protestano e si sgolano nelle piazze contro una riforma che molti di loro non hanno neanche letto. Cerchiamo di limitare i danni, chiediamo alle forze dell’ordine di bloccare i più scalmanati.

Ma ricordiamoci che tra vent’anni questi giovani racconteranno ai loro amici di queste proteste dicendo: «Quanto eravamo stupidi allora!».

(Conversazione telefonica trascritta dalla redazione e non rivista dall'autore)