Non è indagato, ma per i giornali Lupi è colpevole
«Lupi al centro della bufera anche se non è indagato»: quando, come accade in questi giorni, in giornali e telegiornali si leggono o si ascoltano titoli del genere significa che non si stanno ricevendo delle notizie, pur variamente interpretate.
«Lupi al centro della bufera anche se non è indagato»: quando, come accade in questi giorni, in giornali e telegiornali si leggono o si ascoltano titoli del genere significa che non si stanno ricevendo delle notizie, pur variamente interpretate. Significa piuttosto che qualcuno sta cercando di manipolare migliaia se non milioni di persone tra cui noi. Tutto il contesto nel quale il titolo è confezionato segnala che in effetti s’intende dire quanto segue: «Lupi è colpevole, e noi lo sappiamo bene; per il momento la magistratura non lo dice, ma aspetta l’occasione buona per dirlo».
Se l’Ordine dei Giornalisti fosse davvero tale, manipolazioni del genere verrebbero subito censurate. Siccome invece è un organismo quanto mai “politically correct” si può stare certi che non lo farà. Lo avrebbe magari fatto se sotto tiro fosse stato qualche notabile del progressismo borghese, ma non in un caso come questo in cui si tratta nientemeno, figuriamoci, che di un politico del Nuovo Centro Destra.
Ci sono parole cui in forza di una tale prassi si è mutato il senso, come appunto “indagato” oppure “avviso di garanzia”. Adesso è arrivata anche la bufera, che prescinde anche dal minimo appiglio formale. Non c’è bisogno per questo di alcun atto giuridico. Basta che un coro di tuoi avversari politici cominci a gridare contro di te ed ecco che ti ritrovi nella “bufera”. Un termine insidioso perché, in grazia della sua origine meteorologica, ha un sapore naturale, obiettivo, anche quando invece è il frutto di una montatura a freddo. Sulla base dei dati disponibili dovrebbe esser chiaro a chiunque che la campagna contro il ministro Lupi altro non è che la nuova puntata di un evidente processo di emarginazione di una forza politica che dà fastidio sia a destra sia a sinistra.
Le somiglianze di metodo e di stile con la puntata precedente, quella che costò il posto di ministro a Nunzia Di Girolamo, sono lampanti. Ciò detto si possono poi avere tanti pareri sul Nuovo Centro Destra e sulle sue prospettive. Democrazia e libertà vorrebbero però che il suo destino venisse deciso da noi elettori quando si voterà, e non dagli intrighi del Palazzo (di cui la stampa “illuminata” e i giullari ufficiali fanno parte a pieno titolo).