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GIOVANI

Non basterà una "paghetta" a farli diventare grandi

Cinquecento euro a testa ai circa 550.000 ragazzi che nel 2016 diventeranno maggiorenni. Potranno spenderli in consumi culturali, teatri, musei, concerti, libri. É l'ultima iniziativa annunciata dal governo Renzi. Una maniera per lanciare un messaggio di speranza ai giovani e stimolare la loro crescita culturale. Ma non  basterà.

Editoriali 27_11_2015
La paghetta ai giovani, nuova misura demagogica del governo Renzi

Trecento milioni di euro di stanziamento pari a 500 euro a testa ai circa 550.000 ragazzi che nel 2016 diventeranno maggiorenni. Potranno spenderli in consumi culturali, teatri, musei, concerti, libri. É l'ultima iniziativa pianificata e annunciata dal governo Renzi in materia di lotta al terrorismo. Una maniera, nelle intenzioni dei proponenti, per lanciare un messaggio di speranza nelle nuove generazioni e per stimolare la loro crescita culturale, in risposta all'offensiva del male che arriva dall'Islam oltranzista. Ovviamente non è l'unica delle misure varate da Palazzo Chigi per fronteggiare l'emergenza sicurezza. 

Il premier ha annunciato lo stanziamento di un miliardo per la sicurezza e di un altro per la cultura, proprio al fine di rispondere con fermezza alle minacce esterne e di puntare, contro il terrore, su maturità civile e contrasto alla violenza. E si tratta di idee certamente positive e utili.Tuttavia, quella della "paghetta" ai diciottenni appare quella più discutibile e, secondo alcuni, financo diseducativa e iniqua. Dare 500 euro a tutti i diciottenni, a prescindere dal contesto sociale e territoriale, appare una scelta infelice, poiché tende a trattare in modo uguale situazioni disuguali.Tra Nord e Sud la situazione appare molto diversa e una misura davvero incisiva sulla condizione dei diciottenni non può certamente essere un bonus offerto indiscriminatamente a tutti e che quindi finisce per violare il principio dell'uguaglianza di opportunità. Peraltro, se da una parte accredita la visione di uno Stato premuroso nei confronti dei giovani, dall'altra rischia di inculcare fin da subito nei cittadini l'idea di un assistenzialismo miope e omologante, che gratifica tutti senza preoccuparsi di valorizzare le eccellenze. 

Non è la prima volta che il governo in carica dimostra di aderire a un'impostazione "universale" ed egualitarista. Gli 80 euro a tutti i percettori di redditi inferiori a una certa cifra sono apparsi a molti come un'ingiustizia, più che come un provvedimento di redistribuzione del reddito. Secondo alcuni, anche l'imu sulla prima casa, cancellata indiscriminatamente a tutti i proprietari, non concorre a lubrificare i meccanismi della giustizia sociale. Forse, nella situazione attuale, misure più mirate consentirebbero di offrire soluzioni più incisive ai problemi del Paese. Ci sono tantissimi italiani di fasce disagiate che non hanno la possibilità di accedere ai circuiti educativi e che meriterebbero di essere aiutati in maniera rafforzata e con una logica pienamente solidale. Inoltre, la sfida educativa non può che essere di medio-lungo periodo e basata su una formazione robusta sulle risposte da dare alle minacce terroristiche e che non possono che fondarsi sulla docile fermezza nei riguardi delle diversità, sul rispetto e la coltivazione della propria identità e sulla tolleranza. 

In Inghilterra, all'indomani del 13 novembre e degli attentati parigini, il governo ha subito messo in campo misure speciali sulla cybersicurezza e ha stanziato ingenti risorse per l'intelligence e per le start up che partoriscono idee innovative nella lotta alla criminalità informatica e all'uso perverso delle tecnologie per finalità terroristiche. In Italia non esistono normative specifiche sulle start up che operano nel settore della sicurezza informatica. La tragedia francese e il clima internazionale di terrore potrebbero invece esaltare le intelligenze migliori e favorire un salto di qualità nelle strategie di difesa. Forse su questo varrebbe la pena di investire qualcosa,anziché puntare sui sussidi impersonali e a pioggia. 

Ma la spiegazione di questa scelta fatta da Renzi, secondo i maliziosi, è da rintracciarsi solo in un movente elettoralistico. Da un recentissimo sondaggio condotto da Ipr Marketing, emerge che tra i diciottenni l'astensione supera il 55% e che il Movimento Cinque Stelle è la prima forza politica. In altre parole, chi va a votare per la prima volta si lascia più facilmente sedurre dal messaggio grillino che non da quello renziano. La "card-cultura" immaginata da Renzi non sembra destinata a invertire questa tendenza. I giovanissimi sono fortemente disinteressati alla politica e la formazione del loro consenso avviene in tempi lunghi e non su una singola iniziativa. É quanto emerge da una serie di dimostrazioni demoscopiche condotte da diversi centri di ricerca e di sondaggi. I giovani, quindi, non si conquistano con un bonus o con un contentino, ma trasmettendo loro l'entusiasmo verso il futuro e offrendo loro una concreta prospettiva di realizzazione professionale e socio-economica. Pensare all'immediato ritorno elettorale potrebbe in questo senso rivelarsi un boomerang per il pragmatico presidente del Consiglio.