Non abbandoniamo i cristiani dell'Iraq
Nostri fratelli e sorelle vengono sgozzati e costretti, pena la morte, ad abiurare. L’Iraq sta subendo la tragica storia dell’Africa romana islamizzata con la “guerra santa”. Tre milioni di siriani hanno dovuto lasciare la propria terra ed i propri affetti. Dobbiamo svegliarci.
Nostri fratelli e sorelle vengono sgozzati e costretti, pena la morte, ad abiurare. L’Iraq sta subendo la tragica storia dell’Africa romana islamizzata con la “guerra santa”. Tre milioni di siriani hanno dovuto lasciare la propria terra ed i propri affetti. Donne cristiane stuprate e ridotte in stato di schiavitù sessuale. Non si può e non si deve più né tacere né rimanere indifferenti.
Cristiani e persone di buona volontà reagiamo e facciamo sentire concretamente la nostra voce per non essere – come dice papa Francesco – «cristiani annacquati» e gridiamo i nostri evangelici «guai a voi ipocriti… guai a voi perbenisti insensibili…. guai a voi comunità cristiane borghesi… guai a voi predicatori possibilisti».
I bambini, le donne, i vecchi, i giovani cristiani dell’Iraq vorrebbero poter sperare di aver salva la vita e come cristiani continuare a contribuire alla vita del loro Paese e sentire il calore della loro casa e la pace delle loro chiese.
«E’ ora», direbbe l’apostolo Paolo, «di svegliarci dal sonno» del secolarismo, dell’irenismo e del perbenismo, ed essere voce di chi non ha voce, mettendoci veramente dalla parte degli ultimi, cioè di chi per la propria fede rischia la vita e perde la speranza nell’umana e cristiana concreta fraternità.
Si fa sciopero per il posto di lavoro e la crisi economica, e ciò va bene, ma si continua serenamente a partecipare a tavole rotonde che sono droghe per verbosità inconcludenti. Intanto i cristiani vengono trucidati e si espande un califfato degno, per gli orrori, delle gesta dei barbari antichi, sotto l’indifferenza anche di molti cristiani.
* Presidente associazione culturale Studium Fidei Trieste