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"No alla massoneria, sì ai massoni": l'equivoco della Chiesa

L'atteggiamento del vescovo di Terni è lo stesso della Chiesa di oggi, tutto pastorale e niente dottrina che dice “no alla massoneria e sì ai massoni”. La dottrina non viene contestata, ma solo messa da parte, ma così è un sì alla massoneria. L'equivoco di questo sincretismo massonico impedisce così ai fedeli di conoscere veramente la pace, l’ambiente e la giustizia, non secondo le religioni che credono nell’essere supremo, ma secondo quanto ci ha insegnato Gesù Cristo e la sua Chiesa.
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Ecclesia 05_10_2022

Sulla questione dei rapporti con la massoneria, il vescovo di Terni, che ha presieduto alla inaugurazione del tempio massonico nella sua città, si è avvitato nel solito equivoco. Del resto, è la Chiesa intera ad avvitarsi nel solito equivoco. L’equivoco è questo: no alla massoneria, sì ai massoni.

Che la Chiesa abbia condannato la massoneria, che tale condanna non sia mai stata ritirata anche se di fatto è stata messa da parte con l’andare del tempo, che la massoneria combatta la Chiesa cattolica, che porti avanti una secolarizzazione della vita e della fede, che intenda le religioni come convergenti nel culto dell’essere supremo da intendersi come l’architettura dell’universo, che professi una qualche legge naturale senza il Creatore e una morale universale senza un Legislatore … questo tutti lo sanno. Lo sanno il vescovo di Terni, il gran maestro Bisi, il cardinale Ravasi, che per primo aveva sdoganato i rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria. Lo sanno tutti… Allora vuol dire che continuare a ribadirlo serve senz’altro per ricordare la verità, ma non serve per dirimere la questione dei rapporti tra Chiesa e massoneria, che oggi si muove su altri piani rispetto ai piani dottrinali. La dottrina della Chiesa sulla massoneria la sanno tutti, ma non interessa più a nessuno, prima di tutto agli uomini di Chiesa.

Oggi la Chiesa di Francesco ci dice che non solo si può ma anche si deve collaborare con tutti. Il cardinale Zuppi pratica in modo preciso l’indicazione. E i vescovi seguono. Se, come dicono gli slogan ufficializzati, non ci devono essere più muri ma ponti, se bisogna cercare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide e se siamo tutti sulla stessa barca, la conseguenza appare perfettamente logica: il vescovo di Terni presiede alla inaugurazione del tempio massonico della sua città e dice parole di cortesia e conforto ai liberi muratori. Bando alle scomuniche. Il no alla massoneria rimane confinato nella dottrina, ma con i massoni bisogna parlare e collaborare. Il vescovo di Terni non ha fatto una stranezza, si è comportato come la Chiesa vuole che oggi si comporti un vescovo: tutto pastorale e niente dottrina.

“No alla massoneria e sì ai massoni” esprime il superamento della dottrina nella pastorale, che è appunto il grande equivoco in cui si avvita – e non da oggi - la Chiesa e che assomiglia molto alla tesi della “doppia verità”. Ciò che dice la dottrina non viene contestato, viene solo messo da parte, nel museo delle cose vecchie, e sostituito con la “tradizione viva” che oggi vuole prima incontrare l’altro, lo vuole derubricare come “altro” e trasformarlo in un fratello, e infine vuole camminare insieme a lui dato che abbiamo molte cose che si accomunano e soprattutto abbiamo lo stesso scopo: “salvare il mondo” dalle tragiche emergenze del momento.

La dottrina definisce, distingue, contrappone, vieta o permette … la pastorale invece rende uguali, affratella, fa collaborare, rende solidali. Certo, non vede chiaramente, non illumina il percorso da fare né fa capire chi siano veramente i nostri compagni di viaggio al di là delle apparenze ma, in fondo, non è vero forse che la verità non è un concetto ma una relazione e che essa nascerà dal percorso invece di essere alla sua origine? Così si pensa ormai oggi, ritenendo che la carità sia in fondo un atteggiamento che possa stare senza verità, essendo in grado di produrla lungo il cammino con i gesti e gli incontri.

Ma si può veramente dire di sì ai massoni tenendo fermo il no alla massoneria? No, non si può, perché la massoneria non è una categoria intellettualistica astratta priva di rapporti con la vita, essa vive nei massoni, i quali, nella misura in cui incarnano coerentemente quei principi, fanno del male alla Chiesa e alle anime. Chi dice no alla massoneria e sì ai massoni finisce poi o per modificare anche la dottrina sulla massoneria, o per metterla a tacere, quale elemento di disturbo delle relazioni pastorali di incontro con i massoni. In altre parole, si finisce per non dire più no alla massoneria, e il sì ai massoni diventa anche un sì alla massoneria.

Collaborare con tutti significa, infatti, non dire più alcun no. E questo sembra essere l’atteggiamento della Chiesa di oggi.  Se però non si dicono più dei no, diviene sfuocata non solo l’identità degli altri, ma anche la propria. Quando il vescovo va alla inaugurazione della loggia e non dice alcun no, non solo non permette al proprio gregge di conoscere l’identità della massoneria, ma confonde anche le idee circa l’identità propria e della Chiesa cattolica.  Ne nasce un sincretismo massonico.    

“Nessuno si salva da solo” dice il gran maestro Bisi recuperando Francesco, quindi collaboriamo con tutti per la pace, per l’ambiente, per la giustizia, lasciando perdere le dottrine e le scomuniche. Così però si lascia anche perdere cosa siano veramente la pace, l’ambiente e la giustizia, non secondo cosa pensano le religioni che credono nell’essere supremo, ma secondo quanto ci ha insegnato Gesù Cristo e la sua Chiesa.
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