Nigeria, la tragedia dei Fulani convertiti al cristianesimo
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I Fulani sono un popolo diffuso in 15 Stati, presente soprattutto in Nigeria. Sono a stragrande maggioranza musulmani e si scontrano spesso con i cristiani. Una piccola minoranza si è convertita al cristianesimo. Ed è presa tra due fuochi.
La vita può essere molto difficile per i cristiani che vivono in Paesi in cui sono in minoranza. Nove degli 11 Stati in cui la persecuzione è definita estrema, secondo l’autorevole classificazione compilata e aggiornata ogni anno dall’organizzazione Open Doors, presentano piccole percentuali di cristiani che patiscono discriminazioni, intimidazioni, violenze, ingiustizie, subiscono danni alle loro proprietà, vedono i loro sacerdoti, le chiese e le istituzioni religiose attaccati, nella consapevolezza di non essere adeguatamente tutelati dalle autorità che li dovrebbero proteggere, spesso incuranti quando non sono esse stesse a infierire su di loro. In alcuni di quei paesi i cristiani sono quasi scomparsi, sterminati e indotti a emigrare per sottrarsi a un’esistenza troppo dura e pericolosa. In Afghanistan e Yemen, ad esempio, si sono ridotti ad alcune migliaia; in Somalia ne rimangono poche centinaia.
Ma peggio che essere minoranza in un Paese, può esserlo all’interno di una etnia. È il caso dei cristiani Fulani che vivono in Nigeria. I Fulani (loro si dicono Fulbe e sono chiamati anche Peul, Fulla e con altri nomi) sono un grande gruppo etnico africano presente in circa 15 Stati, dalla Mauritania al Sudan. Sono decine di milioni (da 25 a 40) e da 13 a 16 milioni vivono in Nigeria. Sono prevalentemente dediti alla pastorizia transumante, da sempre in conflitto con gli agricoltori di cui spesso invadono i territori e di cui razziano raccolti e bestiame. Sono quasi tutti musulmani, convertiti all’epoca della colonizzazione arabo-islamica del continente africano, e in tempi recenti molti hanno aderito al jihad.
In alcuni Stati, ad esempio in Nigeria, questo ha inasprito e resi più frequenti gli scontri con gli agricoltori, che sono in gran parte cristiani, aggiungendo all’ostilità per questioni di pascoli e risorse quella per la diversità di fede. Succede soprattutto nella Middle Belt, la regione centrale del paese, in cui i Fulani del nord e le tribù agricole del sud entrano in contatto e sono costretti a convivere. Di solito meglio armati, ad avere la meglio per lo più sono i Fulani costituiti in bande di giovani che in certi periodi hanno fatto più vittime tra i cristiani che i due gruppi armati jihadisti, Boko Haram e Iswap, attivi nell’estremo nord est.
È questo il difficilissimo contesto in cui vivono i Fulani cristiani. Costituiscono non più dell’1-2% del totale e sono in gran parte convertiti di prima generazione. La loro decisione di abiurare la fede islamica, un atto che la legge coranica punisce con la pena di morte, è fortemente avversato dai membri delle loro comunità che li considerano dei traditori. Questo li espone all’ostracismo generale: abbandonati dai parenti, allontanati da mogli e figli, privati dei beni e dei mezzi di sussistenza, se pure hanno salva la vita. Non sono pochi infatti i casi in cui i loro stessi famigliari decidono di ucciderli per aver abbandonato l’islam e averli disonorati. Molti, spaventati, isolati, privi di risorse, decidono di fuggire e rifugiarsi in territori abitati dai cristiani.
Ma anche così non sempre le loro prospettive migliorano perché non è affatto detto che vengano accolti amichevolmente, che possano integrarsi e iniziare una nuova vita. International Christian Concern (ICC), una organizzazione non governativa che dal 1995 si prodiga in favore dei cristiani perseguitati, il 7 agosto ha pubblicato sulla propria pagina web un articolo intitolato I cristiani Fulani della Nigeria sono attaccati da ogni parte in cui espone i risultati di una indagine condotta nello Stato nigeriano di Kaduna. Purtroppo – spiega la ICC – spesso i cristiani Fulani trovano le aree abitate dai cristiani altrettanto inospitali che quelle dalle quali sono fuggiti: “gli appartenenti ai gruppi etnici che si sono convertiti al cristianesimo da molto tempo trattano i credenti Fulani con ostilità, li considerano inferiori, nella migliore delle ipotesi, oppure delle spie, nella peggiore”. Secondo testimonianze raccolte dall’ICC, in molte chiese sono comuni discorsi di odio, appelli ed esortazioni alla violenza contro i Fulani. “Non sono accettato come membro della comunità – ha raccontato un cristiano Fulani parlando del complesso intreccio di tensioni religiose ed etniche in gioco – nella mia Chiesa si parla di uccidere i miei fratelli e le mie sorelle musulmani e si prega Dio di distruggerli”.
In Nigeria la violenza regna quasi incontrastata. I sequestri a scopo di estorsione, gli agguati lungo le strade con morti e feriti, gli attentati, le aggressioni sono una minaccia quotidiana che non risparmia nessuno, ma i cristiani Fulani rischiano più di altri. I malviventi spesso sono selettivi, quando tendono un’imboscata per rapinare o sequestrare, uccidono o risparmiano le vittime tenendo conto dell’appartenenza etnica e religiosa. I Fulani convertiti finiscono per essere vittime di attacchi che prendono di mira sia i cristiani sia i Fulani. La ICC ha raccolto testimonianze di persone che si sono salvate riuscendo a dimostrare di essere sì dei Fulani, ma cristiani, e viceversa. Uno studente, ad esempio, ha raccontato di essersi salvato mostrando la Bibbia che portava con sé mentre alcuni suoi compagni di scuola, Fulani musulmani, venivano uccisi e fatti a pezzi dagli uomini armati di machete che li avevano aggrediti.
Non tutti i Fulani respingono chi abiura l’islam e ci sono dei cristiani che accolgono i Fulani convertiti, ma sono pochi, delle eccezioni, spiega la ICC. La violenza endemica, la povertà rendono la maggior parte dei nigeriani diffidenti, intolleranti, incapaci di superare le tradizionali, secolari barriere tribali e religiose. La fede dei Fulani che si convertono al Cristianesimo sapendo a che cosa vanno incontro sia d’esempio.