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CONTINENTE NERO

Nigeria, Boko Haram ha avviato le stragi di Pasqua

Mentre si avvicina la Pasqua, gli attacchi del gruppo armato jihadista Boko Haram si intensificano in tutta la Nigeria. A Chibok, nello stato di Borno, un commando rapisce più di cento ragazze. E la capitale Abuja è ancora sotto shock.

Esteri 17_04_2014
Abuja, dopo l'attentato

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile Boko Haram, i jihadisti in lotta dal 2002 per imporre la legge coranica in Nigeria, hanno attaccato ancora una volta una scuola: non per fare strage di studenti e insegnati come in altre occasioni, ma per rapirne le allieve, sorprese nel sonno nei dormitori dell’istituto. È successo a Chibok, nel Borno, uno dei 12 stati settentrionali a maggioranza islamica della federazione. I terroristi hanno portato via da 100 a 200 ragazze, forse anche di più, quasi tutte di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Durante l’attacco hanno inoltre ucciso due agenti di sicurezza e hanno dato fuoco a decine di abitazioni: 170, secondo alcuni testimoni. Strada facendo, alcune studentesse, non più di 10 o 15, sono riuscite a fuggire. Approfittando di un rallentamento per un guasto a uno degli autocarri del convoglio, sono saltate fuori dai pianali scoperti su cui erano state stipate, si sono nascoste nella boscaglia e sono tornate indietro. Il destino delle altre, così come di tante giovani donne rapite in passato da Boko Haram, è diventare schiave dei miliziani.

Nella mattinata dello stesso giorno due potenti esplosioni hanno provocato una strage in una stazione di autobus alla periferia della capitale Abuja, gremita in quelle ore – era un lunedì – da una folla di pendolari in arrivo. Le bombe hanno aperto un buco profondo oltre un metro nel terreno e hanno distrutto 16 taxi e 24 autobus, causando diverse altre esplosioni man mano che i serbatoi della benzina prendevano fuoco. Un primo bilancio parla di 71 morti e 124 feriti.

Le vittime di Abuja si aggiungono alle 135 dei tre attacchi messi a segno da Boko Haram tra il 9 e il 10 aprile, sempre nel Borno. Cinque persone sono morte a Dikwa il 9 durante un raid a una scuola femminile per insegnanti, conclusosi anche in quel caso come a Chibok con il rapimento di numerose ragazze. Prima di ritirarsi i terroristi hanno incendiato la biblioteca dell’istituto. Nello stesso giorno e in quello successivo i miliziani hanno poi colpito due villaggi situati al confine con il Camerun, uccidendo altri 130 civili.

Non è la prima volta che la capitale nigeriana è sotto attacco. Ma le ultime azioni terroristiche risalivano al 2011. Nell’agosto di quell’anno un attentato kamikaze aveva distrutto in parte la sede delle Nazioni Unite uccidendo 18 persone. Poi, a Natale, un’autobomba aveva devastato la chiesa cattolica di Santa Teresa: 35 i fedeli uccisi e 50 i feriti. Da allora però Boko Haram aveva concentrato le proprie azioni soprattutto negli stati islamici dove è nato, dove ha le proprie roccaforti e gran parte dei propri sostenitori. Di recente il governo aveva quindi dichiarato che ormai la violenza era circoscritta a una piccola area nel nord est del paese. Quanto avvenuto negli ultimi giorni conferma invece il fallimento delle iniziative prese per contrastare i jihadisti che, anzi, dall’inizio del 2014 hanno moltiplicato gli attentati e le aggressioni.

Un anno fa, ad aprile, era stato annunciato l’avvio di un articolato processo di conciliazione che includeva l’amnistia per i terroristi disposti a rinunciare alla lotta armata. Il mese successivo il governo aveva  inoltre dichiarato lo stato di emergenza in tre stati del nord – Borno, Adamawa e Yobe – dispiegando migliaia di militari supportati da aerei da caccia ed elicotteri da combattimento. Tuttavia da allora capita spesso che i terroristi siano troppo numerosi e ben armati rispetto alle forze di sicurezza e che siano i militari a darsi alla fuga: o almeno così sostengono i portavoce dell’esercito e della polizia. È quel che sarebbe successo anche alla scuola di Chibok. Il giorno successivo dovevano incominciare gli esami di fine anno. Nel timore di attentati, gli edifici scolastici erano presidiati dai militari: non abbastanza però da riuscire a respingere i terroristi.

Amnesty International e altre organizzazioni non governative hanno più volte accusato l’esercito di non difendere i civili e anzi di rendersi a sua volta responsabile di stragi durante gli scontri a fuoco con i terroristi e nel corso delle successive rappresaglie. Amnesty International sostiene che nel solo mese di marzo i militari abbiano ucciso circa 600 civili.

Alla luce degli ultimi eventi, si può immaginare l’ansia e la preoccupazione con cui i fedeli in Nigeria si apprestano a celebrare la Pasqua: insieme al Natale, il momento in cui, in tutto il mondo, i cristiani perseguitati corrono più rischi nel testimoniare pubblicamente la loro fede.