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Niente libri LGBT: la Tanzania ritira "Diario di una schiappa"

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Il governo tanzaniano ritira i volumi della celebre serie di Jeff Kinney per via dei contenuti pro gay, trans, eccetera. Nel Paese l'omosessualità è considerata inaccettabile e alle pressioni internazionali corrisponde invece il pieno sostegno delle famiglie all'iniziativa del governo.

Esteri 24_02_2023

In Italia è conosciuta come Diario di una schiappa, Diary of a Wimpy Kid nell’edizione originale inglese. Si tratta di una serie di libri illustrati per ragazzi dagli 8 ai 12 anni, scritti da Jeff Kinney, scrittore e fumettista statunitense. Il protagonista è Greg Hettley, un ragazzino di 11 anni. Greg racconta in un diario, illustrandole con dei disegni, le sue avventure e disavventure quotidiane. È convinto che da grande diventerà presidente della repubblica e che allora le sue memorie torneranno utili ai giornalisti.

Inizialmente i diari erano diffusi solo online, a partire dal 2004 e il loro successo è stato immediato: quasi 20 milioni di visualizzazioni in cinque anni. Su richiesta di un numero crescente di lettori si è deciso di pubblicarne anche una versione cartacea e nel 2007 è uscito il primo libro, seguito poi da altri per un totale finora di 17 volumi.

A fine 2022 risultavano vendute più di 275 milioni di copie in tutto il mondo, il che fa di Wimpy Kid la quarta serie di libri di maggior successo di tutti i tempi (superata solo da Harry Potter, i romanzi fantasy che hanno venduto 600 milioni di copie, da Goosebumps, un’altra serie di libri per ragazzi, e dai gialli di Perry Mason). Tanta è la fortuna dei diari di Wimpy Kid che ne sono stati tratti quattro film e nel 2019 ne è nato uno spin-off, il Diario di un amico eccezionale, in cui è Rowley Jefferson, il migliore amico di Greg, a raccontare le sue avventure. La rivista Time nell’aprile del 2009 ha addirittura inserito l’autore, Jeff Kinney, tra le 100 persone più influenti al mondo.

Per niente impressionato da tanto successo e da tanta universale e incondizionata approvazione, il governo della Tanzania lo scorso 14 febbraio ha disposto il bando dapprima di alcuni volumi e poi, in seguito a ulteriori verifiche, dell’intera serie perché «moralmente ripugnante», come ha spiegato il ministro dell’educazione, della scienza e della tecnologia Adolf Mkenda. Il motivo è che i libri promuovono comportamenti negativi, presentano contenuti che non giovano all’educazione dei tanzaniani  e sono estranei e contrari alla cultura e alle tradizioni nazionali, in particolare a proposito delle persone transgender, gay, bisessuali e lesbiche e per quanto riguarda i diritti LGBTQ.

Il decreto governativo prevede che i volumi debbano essere eliminati dalle biblioteche di tutti gli istituti scolastici. Quelli che non lo faranno incorreranno in provvedimenti disciplinari e legali, inclusa la revoca della loro licenza: in pratica, rischiano la chiusura. Le librerie hanno ricevuto ordine di togliere tutte le copie dalle vetrine e dagli scaffali. Con un comunicato, il ministro Mkenda ha incoraggiato i genitori a collaborare: «stiamo conducendo ispezioni per assicurarci che i libri non siano più reperibili a scuola. Esorto i genitori a controllare le cartelle e le stanze dei loro figli per verificare che i libri non vengano portati a casa».

L’iniziativa ha suscitato al di fuori del Paese critiche e anche pressioni, a quanto risulta, affinché venisse revocata. Ma il governo non ha cambiato idea, al contrario. Il 22 febbraio il ministro dell’informazione e delle comunicazioni Nape Moses Nnauye, intervistato dalla Bbc, ha chiarito che per tutelare la buona educazione dei ragazzi non si poteva fare altrimenti, non essendo ovviamente possibile eliminare solo le pagine che presentavano contenuti inammissibili. Inoltre ha confermato che delle critiche sono pervenute al governo,  ma soltanto dall’estero. Nessuno nel paese ha protestato, tanto meno i genitori. «In Tanzania – ha detto – i genitori sono rimasti sconvolti venendo a conoscenza del contenuto dei libri e qualcuno ha preso iniziative più drastiche che il solo bando. Ci sono dei genitori che li hanno distrutti».

La quasi totalità dei tanzaniani, così come peraltro gran parte degli africani, ritengono inaccettabili le pratiche omosessuali e la legge del Paese le punisce severamente con il carcere. Per questo nel corso degli anni il governo tanzaniano ha subito più volte pressioni e minacce di sanzioni internazionali. Nel 2018, reagendo agli attacchi della Banca Mondiale e dell’Unione Europea che denunciavano violazioni dei diritti umani delle persone LGTBQ, un esponente del partito di maggioranza, Paul Makonda, aveva dichiarato: «preferisco far arrabbiare quei Paesi piuttosto che Dio. Il comportamento omosessuale calpesta i valori morali dei tanzaniani e delle nostre due religioni cristiana e musulmana».

All’epoca il capo dello Stato era John Magufuli che di lì a poco si sarebbe scontrato con il mondo intero decidendo di non fermare le attività a causa della pandemia di Covid-19 e di adottare solo blande misure di prevenzione per non ridurre alla fame la popolazione, convinto che le direttive dell’Oms fossero eccessive e tali da produrre danni molto peggiori della malattia. Il tempo in quel caso gli ha dato ragione perché di Covid-19, in Tanzania, sono morte 846 persone e l’economia ha continuato a crescere mentre altri Paesi hanno risentito duramente della pandemia.