Nicaragua: un anno fa iniziava il Calvario di mons. Álvarez
Il 4 agosto 2022 al presule venivano imposti gli arresti domiciliari e dal febbraio di quest'anno la detenzione in un carcere chiamato "La Modelo", ma che in realtà è un inferno.
Era il 4 agosto 2022 quando il Vescovo di Matagalpa, mons. Rolando José Álvarez Lagos, veniva posto di fatto agli arresti domiciliari col divieto di uscire di casa per recarsi in cattedrale al culmine di una campagna di persecuzione scatenata dal governo.
Chiusi tutti i media diocesani, il Vescovo continuava a guidare il gregge via social, ma anche questa attività era soggetta all'accusa «di destabilizzare lo stato del Nicaragua e aggredire le autorità costituzionali». Gli arresti domiciliari vennero poi formalizzati il 19 agosto.
A febbraio il processo in cui Álvarez è stato condannato a 26 anni di carcere per «cospirazione contro la sovranità nazionale e diffusione di notizie false». L'alternativa era l'esilio che il presule ha rifiutato così come a luglio, quando è avvenuto un tentativo di mediazione, quando «i colloqui si sono bloccati sull'eventuale consenso di Álvarez a lasciare il Paese, nonché sul possibile rilascio di altri sacerdoti incarcerati».
Il rifiuto di ogni compromesso con il regime di Ortega è costato al Vescovo la detenzione nel carcere "La Modelo", «nel modulo 3-1 un edificio ad un piano sotterraneo completamente isolato noto come “Infernetto”, a causa dell’assoluta mancanza di igiene e soprattutto del caldo torrido che ricorda, appunto, le fiamme degli inferi».