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SCUOLA

Nessun rilancio, l'ideologia di governo condanna le paritarie

Nel Decreto Rilancio non c'è rilancio per le paritarie. Al capitolo politiche familiari la libertà è negata ai cittadini italiani: si preferisce sprecare 5,4 miliardi per vedere uccisa la speranza del pluralismo educativo. Ecco il prezzo della libertà negata: in gioco la libertà educativa di 900 mila studenti e 180 mila posti di lavoro. Il governo sta condannando l’Italia al monopolio educativo, i giovani non possono diventare il “fiero pasto” dell’ideologia.
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Educazione 14_05_2020
Il ministro dell'Istruzione Azzolina

Solo pochi giorni fa avevamo sperato dopo le parole della Ministra Azzolina che aveva riconosciuto il ruolo della scuola pubblica paritaria all’interno del Servizio Nazionale di Istruzione. Ma è durata poco. La realtà torna a farsi minacciosa per le famiglie italiane. Al capitolo “politiche familiari”, così come lo leggiamo nelle  bozze di quello che è chiamato il  "decreto rilancio", la  libertà è negata ai cittadini italiani: nessun intervento per le scuole paritarie. Del resto la libertà è una minaccia, perché crea cittadini. Meglio creare dei sudditi, non dei cittadini: questa è la logica del potere, un potere debole, si capisce.

La posta in gioco è alta: la libertà educativa di 900mila studenti con le rispettive famiglie, garantire 180 mila posti di lavoro, dare fiducia a 7 milioni di studenti che a settembre potranno e dovranno tornare a scuola, permettere ai dirigenti delle 40 mila sedi scolastiche statali di poter fare scuola seriamente e serenamente, rispondere a 300mila allievi disabili e alle loro famiglie in isolamento, includere 1.600 mila allievi poveri non raggiunti dalla didattica a distanza. Dobbiamo andare avanti?

1 Mld di euro è il prezzo del riscatto di questa libertà, perché i sudditi siano cittadini, per un ritorno alla vita, restituendo dignità e fiducia a tanti bambini, genitori, docenti, in una parola, ai cittadini italiani. Eppure, sempre stando alle bozze del Decreto Rilancio, sembra si preferisca - piuttosto - sprecare 5,4 miliardi per vedere uccisa la speranza del pluralismo educativo. Ecco il prezzo della libertà negata. Ecco i numeri.

La situazione è chiara e l’allarme è stato lanciato: il 30% delle scuole paritarie è a rischio chiusura, 300mila sono gli allievi che busseranno alla scuola statale che già rischia il collasso, 2.4 mld di euro costerà in tasse questo disastro, con l’aggiunta dei 3mld di euro chiesti da Fioramonti per ripartire a settembre con le scuole statali.

La scuola statale, con le sue 40mila sedi scolastiche e gli oltre 7mln di studenti, non potrà ripartire. Se le bozze del Decreto rilancio non saranno modificate, chi non lo farà sappia che mette in gioco non solo la società e la cultura italiana, ma anche l’economia e la sopravvivenza della Nazione.

Lo sappiamo: l’emergenza determinata dalla pandemia non va affrontata solo a livello sanitario ma anche trasversalmente, creando soluzioni nuove per un reale cambiamento della società. La scuola e il mondo della cultura, in questo contesto, devono essere posti nelle condizioni di svolgere il loro ruolo in modo nuovo e strategico, a servizio e per conto della Famiglia.

Sarebbe folle non consentire la rinascita della Nazione attraverso la Scuola tutta, pubblica statale e pubblica paritaria. L’Italia – e soprattutto chi la governa – ne dovrebbe dare conto all’Europa, dove la libertà di scelta della Famiglia è garantita in tutti i Paesi – Grecia e Italia escluse.

Chi sarà a farne ancora una volta le spese? Evidentemente le classi sociali economicamente più svantaggiate.  Quel milione e 600mila studenti non raggiunti dalla Didattica a distanza raddoppierà, non ripartirà la scuola pubblica, le famiglie non potranno ritornare al lavoro e saranno le donne, in particolare per la fascia 0-6 anni, a pagarne il prezzo, dovendo restare a casa. Su questo fronte la maggioranza governativa ha intenzione di intervenire obtorto collo, destinando 80 milioni di euro alle paritarie dell'infanzia, ossia 152 euro ad allievo, per i mesi interessati dal Covid-19. E non certo per un principio di giustizia che rende la Famiglia libera di scegliere: gli allievi della Scuola dell’Infanzia sono 901.052 divisi fra le 13.286 sedi scolastiche Statali e 524.031 quelli delle 8.957 sedi scolastiche Paritarie che, se non si interviene in modo adeguato, non ripartiranno. Il disastro è evidente per lo Stato:  ma è ancor più evidente che non saranno quelle briciole lasciate cadere dalla tavola a salvare le scuole dell’Infanzia.

A questo punto che fine farà quel mezzo milione di bambini della fascia 3-6 anni a settembre? A casa, ovviamente, con un conseguente costo sociale ed economico enorme, di una gravità inaudita. Dati che il Miur conosce bene, poiché li pubblica ogni anno. Le famiglie ricche pagheranno la baby sitter, e per il resto sappiamo bene quale sia l’allarme che si apre per le donne più povere che vivono in situazioni di degrado in alcune zone d’Italia, delle periferie e del Centro Sud. Numeri ovviamente aumentano se inseriamo quelli della fascia 0-3 anni

Questo è il destino dei piccoli, non molto diverso quello dei loro compagni più grandi: non contano nulla i 167.667 allievi delle 1.385 scuole primarie paritarie a rischio chiusura, i 65.406 allievi delle 622 scuole secondarie di I grado paritarie a rischio chiusura, i 109.704 della secondaria di II grado. Cosa dire poi dei 300 mila disabili che vivono in isolamento? Hic sunt leones.

La Maggioranza pensa, forse, che gli Italiani non sappiano contare o, peggio, che non abbiano chiaro che il governo conosce bene la situazione così come ampiamente descritta nello studio, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni - “Diritto all'istruzione: ripartire dalle scuole paritarie. Le scuole paritarie possono fornire, con i loro spazi e le loro risorse, un forte aiuto e supporto in ottica sussidiaria” (link per scaricare il testo gratuitamente).

Tramite questo approfondimento abbiamo voluto fornire alla classe politica un focus esclusivo, ricco di dati e statistiche che giustificano ampiamente le richieste avanzate al Governo dal mondo della famiglia e della scuola paritaria, ossia:  a) la detrazione delle rette pagate in tempi di covid-19, b) l’istituzione di due fondi straordinari, uno per il comparto 0-6 anni, l’altro per consentire ai Gestori di scuole paritarie  di poter scontare la retta da chiedere alle famiglie, garantendo però la sostenibilità economica delle opere.

Il Governo è ancora in tempo, deve però porre un freno all’ideologia che non guarda ai numeri, non guarda alla realtà, la mistifica, tradendo i cittadini. Si vuole affrontare davvero l’emergenza sprecando 5.4mld, pur di impedire ai cittadini l’esercizio dei propri diritti, esercizio che comporterebbe un notevole risparmio? Si vuole affrontare davvero l’emergenza facendo un piacere ai ricchi e aprendo ad un sistema classista che segnerà definitivamente la nazione?

Pur nell’urgenza, ora occorre una parola lucida e chiara. Il governo non condanni l’Italia al monopolio educativo, i giovani non possono diventare il “fiero pasto” dell’ideologia. Gli Italiani non se lo meritano.