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INTERVISTA / MÜLLER

«Negare i sacramenti causa pandemia è agire contro lo Spirito Santo»

La preoccupazione di vescovi e preti di evitare i pericoli per il corpo non può arrivare a tenere lontane le persone dai sacramenti o dalla Messa domenicale. Si sta usando la pandemia per promuovere una nuova creazione che escluda Dio. Non c'è oggi nessuna giustificazione per l'obbligo vaccinale, e i vescovi non hanno diritto di parlare di obbligo morale. Gli scioperi contro l'obbligo vaccinale sono legittimi se non si compiono violenze. Proponiamo ampi stralci dell'intervista rilasciata il mese scorso dal cardinale Gerhard Müller al St. Bonifatius Institut

Ecclesia 13_01_2022
Il cardinale Gerhard Müller

Lo scorso 6 dicembre, il Cardinale Gerhard Müller aveva rilasciato un’intervista video al St. Bonifatius Institut. La stampa germanofona ne aveva ripreso, scandalizzata, alcuni passaggi. Ne proponiamo un’ampia traduzione, che permette di cogliere la ragione di tanta contrarietà. Sebbene alcune domande facciano riferimento a quanto accade in Austria, le risposte valgono universalmente: il Cardinale ha preso la difesa della coscienza dei “semplici uomini” di fronte alla preoccupante svolta totalitaria voluta da un’élite, che sta trovando nella pandemia una ghiotta occasione per spingere fino in fondo la propria delirante agenda. 
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Purtroppo è accaduto che vescovi e sacerdoti abbiano chiuso le loro chiese e negato i sacramenti ai fedeli durante la pandemia. Come si pone di fronte a queste decisioni?
Cristo ha dato agli Apostoli la missione di annunciare il Vangelo e di comunicare la grazia di Dio nei sette sacramenti. Questa è la missione della Chiesa. Sicuramente, durante una catastrofe, ci dobbiamo anche adattare alle circostanze ed evitare i pericoli per la salute del corpo. Questo lo facciamo sempre. Ma negare generalmente i sacramenti è una diretta violazione nei confronti di Cristo. Ho spesso l’impressione che da parte dei più importanti rappresentanti della Chiesa, questa venga considerata soltanto come una organizzazione umanitaria, che dà consolazione e aiuto umano; allora manca la fede in Gesù Cristo, il Verbo incarnato, il Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo, il Salvatore universale dell’umanità. Infatti, la Chiesa è sacramento di salvezza in Gesù Cristo e per questo, anche in situazioni di emergenza, come in passato la peste, i buoni sacerdoti non si sono mai rifiutati di esporre sé stessi al pericolo, perché dicevano che la vita eterna gli era più cara della vita temporale. Questa vita temporale la potremo anche allungare, evitando malattie, ma la mortalità dell’uomo non la possiamo mai annullare. E a ciò Cristo ha dato la risposta: è vincitore del peccato e della morte; per questo i vescovi, se in generale tengono lontani i fedeli dai sacramenti, agiscono - si potrebbe dire - contro lo Spirito Santo, contro una Scienza più elevata, contro la coscienza e contro il loro mandato.

Vale anche per il comandamento della santificazione della domenica – “ricordati di santificare le feste” – e “fate questo in memoria di me”, che è il modo con cui noi celebriamo la santificazione della domenica, attraverso l’Eucarestia. Questo è il diretto comando di Cristo, capo della Chiesa; per questo un vescovo non può mai dispensare dalla santificazione della domenica, ma può dire solo in modo generale che, se le circostanze esterne sono così gravi che non si può partecipare, si è dispensati, ma anche obbligati a recuperare la liturgia domenicale alla prossima opportunità. Questo riguarda ovviamente le persone sane; se si è ammalati si può restare a casa. E in questo caso ha anche senso partecipare da casa tramite i media, in modo virtuale, alla celebrazione; ma questa modalità non ha l’efficacia della grazia, non agisce “ex opere operato” come nella partecipazione alla celebrazione, ma aiuta solo come sostegno alla fede individuale. I vescovi e i sacerdoti lo dovrebbero sapere, se non hanno dormito durante le lezioni di teologia o non lo abbiano colpevolmente dimenticato dopo averlo imparato!

Si sta formando sempre più una divisione tra vaccinati e non vaccinati; questi ultimi vengono sempre più trattati come capri espiatori. Cosa ci può dire al riguardo?
È sostanzialmente grave quando la società viene ideologicamente divisa, nel senso della retorica della lotta di classe, e quindi il nemico o chi la pensa diversamente dev’essere eliminato o messo fuori combattimento. Proprio in situazioni di emergenza bisogna stare uniti; anche in questa situazione si devono ascoltare gli esperti per usare le giuste misure che riducano il pericolo per la vita. Ma non penso che un politico abbia la giusta ricetta con la quale superare il coronavirus come malattia; c’è un certo caos, un disordine che da una parte nasce da una insufficiente conoscenza sulla pericolosità e gli effetti di questo virus e dall’altra nasce dalla volontà di usare questa opportunità per appiattire le persone al controllo totale e stabilire un governo di controllo, come dicono gli stessi rappresentanti del Great Reset. Klaus Schwab dice che il coronavirus è un’opportunità; molti muoiono, molti sono ammalati, molti sono limitati nella loro vita, l’economia è fortemente danneggiata, i bambini non possono andare a scuola, cosa che avrà effetti dannosi a lungo termine sulla loro anima e sul loro spirito. E poi però ci sono persone sedute sul trono della loro ricchezza che non vengono toccate da queste problematiche quotidiane, ma annunciano in pompa magna che questa è un’opportunità per portare avanti la loro agenda ed è un’agenda che si basa su un inganno, perché pensano che adesso, con l’aiuto della comunicazione moderna, possiamo fare una nuova creazione, creare un uomo nuovo secondo la loro immagine e somiglianza. E io non vorrei essere creato e salvato secondo l’immagine e somiglianza di Klaus Schwab o Bill Gates o Soros o altra gente di questo genere, che hanno accumulato molti soldi, ma chiamano gli altri ad una vita di risparmio, ad una vita sobria, mentre loro scorrazzano a Glasgow con i loro jet privati. E poi impongono alle masse – come loro le chiamano – misure di restrizione e di austerità. Anche politicamente parlando, questo non ha più nulla a che vedere con una democrazia in cui ogni persona ha pari diritti; è una vecchia strategia quella di dividere l’umanità tra una piccola élite, autoproclamatasi tale, di quelli che possiedono, comandano, governano, dei privilegiati e una grande massa che deve obbedire e che ad ogni iniziativa di un pensiero proprio viene punita e minacciata con multe sproporzionate o addirittura con il carcere.

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto in modo chiaro che non può esistere un obbligo vaccinale. Un tale obbligo sarà introdotto a breve in Austria. Qual è la sua opinione?
Penso che in una situazione di emergenza estrema, quando tutte le conseguenze sono ben prevedibili, allora l’autorità pubblica possa, dal punto di vista etico, introdurre un obbligo vaccinale. Ed è stato fatto con il vaccino contro il vaiolo, dove era chiaro che non ci sarebbero stati gravi effetti avversi, anche a lungo termine. Noi non siamo in questa situazione: è tutto ambiguo. I politici stessi hanno provocato un immenso caos, sia nelle informazioni che nelle misure prese. Le promesse fatte non si sono adempiute; si scusano dicendo che, a suo tempo, non lo si poteva prevedere. Ma se non si possono prevedere certe cose, allora non si devono fare promesse; si deve invece riconoscere che stiamo brancolando nel buio e fare solo quello di cui possiamo adesso assumerci la responsabilità; ma non possiamo spingerci così lontano da fare di tutta la società dei sudditi. Il diritto alla libertà e i diritti umani sono pensati per proteggerci dallo Stato. Per questo è ancora più problematico che siano questi poteri forti, contro i quali questi diritti sono stati formulati – diritti che appartengono alla natura umana – a decidere quando, come e fino a che punto restano in vigore o addirittura vengono annullati. Purtroppo non ci si può più fidare dei nostri tribunali e del nostro diritto costituzionale, perché le stesse persone che sono lì vengono nominate dai politici, dipendono da loro. Dobbiamo constatare che, nonostante siamo molto favorevoli alla tripartizione dei poteri, nella pratica purtroppo questo aspetto è molto carente. I tribunali devono essere veramente indipendenti e giudicare secondo diritto e giustizia e non secondo le tendenze sociali basate su quelle opinioni che queste stesse élite vogliono promuovere. Naturalmente il problema si trova già nelle università di giurisprudenza, dove sono così dominanti le ideologie del femminismo, LGBT, dell’agenda del Grande Reset; e chi pensa liberamente viene punito e perseguitato. Il pensiero unico, la mentalità politicamente corretta, la “cancel culture” e tutte le misure neofasciste, neocomuniste, il modo di pensare totalitario: purtroppo proprio nelle università, nelle istituzioni pubbliche, nei mass media, nei giornali, questo modo di pensare è a casa propria. Nessun giornalista può fare cronaca liberamente: se non si inserisce nell’aspettativa di quanto deve essere riferito viene licenziato, oppure i colleghi fanno una tale pressione da costringerlo a dimettersi. Pertanto, questa non è soltanto una crisi sanitaria, ma una crisi della democrazia e della libertà di pensiero. Non ci si può aspettare che queste persone della lista Forbes, degli uomini più ricchi del mondo, siano i salvatori del mondo, che propugnano la filosofia, la teologia, la visione dell’uomo, come se fossero padroni assoluti, orientati solo al consumo e al profitto. Questa impostazione non ha più nulla a che vedere con la dignità della persona, l’uomo creato da Dio per la libertà e la ragione.

Nonostante la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Lackner [vescovo di Salisburgo e presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, n.d.r.] ha parlato di un dovere morale di farsi vaccinare. Cosa gli può rispondere?
Penso che questa sia una sua opinione personale e non dovrebbe usare la sua posizione di vescovo per fare pressione morale. Il vescovo esiste per annunciare il Vangelo e i principi etici nella società, come la lotta per la vita, contro l’aborto, l’eutanasia […]. Queste sono le grandi sfide per la Chiesa e per tutta la società. Ci dovremmo concentrare su questo e non dare copertura morale ai pasticci che i politici attualmente fanno. Non c’è nessun obbligo morale. Generalmente le democrazie hanno l’obbligo del servizio militare per difendere il proprio popolo […]; ma noi, nei moderni Stati, abbiamo deciso che, pur rimanendo l’obbligo di difendere la propria nazione, ognuno deve decidere con la propria coscienza se farlo con la forza delle armi o prendere la decisione di fronte alla propria coscienza di non sparare ad altre persone. Quindi in questo caso abbiamo la riserva della coscienza. E questo adesso si deve anche estendere alla questione dell’obbligo vaccinale, proprio perché tutte le premesse non sono chiare, tra le quali gli effetti collaterali sulla salute. Ciascuno deve poter risolvere la questione con il proprio medico personale, perché una situazione di salute, in ultimo, non può essere decisa dai politici, che hanno così poca competenza nella medicina e nella farmacologia. Come un vescovo: non credo abbia particolari competenze mediche, né virologiche. Dobbiamo soppesare bene gli obblighi morali che emergono in questa situazione e metterli in relazione con la nostra coscienza. Mettere sotto pressione la coscienza di qualcuno è la via sbagliata. Noi vogliamo formare le coscienze, in modo tale che ogni uomo possa agire nella libertà davanti a Dio e con pura coscienza prendere una decisione.

Il cancelliere Karl Nehammer si presenta come cattolico; favorisce però misure dittatoriali. Queste due posizioni sono conciliabili?
Non lo conosco personalmente e non posso dire pubblicamente niente contro o a favore suo: questo non è il compito di un pastore d’anime. Bene se nella politica ci sono persone che confessano la loro fede; però ne dovrebbe anche conseguire che agiscano secondo i principi cattolici. Non ci aspettiamo che i politici cattolici facciano un lavoro di “lobby cattolica”, ma che applichino le leggi etiche naturali. […] La democrazia non è ritenere automaticamente buono quanto dice la maggioranza, ma è piuttosto la maggioranza a dover fare ciò che è buono. In questo senso, l’impegno politico è un bene. È importante che i politici cattolici si facciano educare e non, per esempio, come Biden, farsi dare il “certificato” dal Papa di essere un buon cattolico, ma nella realtà esporre la vita di molti non nati all’omicidio, senza impegnarsi ad evitare che molti piccoli vengano assassinati brutalmente nel grembo delle loro madri. Questo è l’opposto di essere cattolico; e quando ci si accosta alla Santa Comunione e ci si unisce a Cristo, si può essere solo per la vita e non si può fare del male.

In Austria ci sono sempre più spesso scioperi a causa dell’imminente obbligo vaccinale. È legittimo per un cattolico parteciparvi?
È giusto. È legittimo per ogni cittadino alzare la voce contro delle misure governative. Bisogna però assicurarsi che non vengano commesse nuove ingiustizie con misure violente, ferendo persone, sia nelle azioni che nelle parole. Nei nostri pensieri, parole e atti dobbiamo agire in modo cristiano; siamo tenuti in modo particolare a presentare le nostre idee e opinioni e la nostra fede in modo tale da non creare ulteriori divisioni. Possiamo arrivare a soffrire per la nostra fede ferma e forte, anche fino al martirio; per la nostra fede dobbiamo mandar giù anche parole cattive, ma non vogliamo reagire come i nostri nemici, perché dobbiamo amarli. Per questo è molto importante difendere la propria posizione con argomenti ed essere coscienti dei propri diritti di cittadini, ma adottando posizioni che non diventino per gli altri un’accusa e tramite questa non si arrivi ad un’ulteriore escalation. Meglio soffrire l’ingiustizia che compierla: questa è la nostra norma. Ma ogni cittadino, cattolico o non cattolico, cristiano o non cristiano, ha fondamentalmente il diritto di ribellarsi contro delle misure dello Stato. Nessun governo che si dica democratico può pretendere che le proprie misure siano metafisicamente necessarie, che abbiano una benedizione per la salvezza o provviste di autorità divina. Anche loro cucinano soltanto con l’acqua, come tutti gli altri che possono avere posizioni diverse! Bisogna invitare i governi alla moderazione. I politici, quando vanno al potere, hanno sempre la tentazione di abusarne; i potenti spesso abusano del loro potere. Allora non si può dire semplicemente che siamo in democrazia e così legittimare tutto ciò che si fa. Semmai, proprio perché siamo in democrazia, l’esercizio del potere dev’essere giustificato di fronte al popolo. Per questo bisogna anche sottoporsi al voto e si devono rispettare le nostre costituzioni degli Stati democratici occidentali. La costituzione non afferma semplicemente ciò che dice la maggioranza o ciò che dicono i politici o i giornali, a cui tutti gli altri si devono sottomettere, stando zitti, chiudendo gli occhi, le orecchie, la bocca e il naso, mettendosi una maschera davanti alla faccia. Lo Stato viene invece costruito a partire dai cittadini, che stanno sopra i politici; la nostra coscienza sta sopra il potere politico, che è un potere temporale, limitato alle cose del mondo e non può obbligare l’uomo nella sua coscienza, come invece può fare Dio, che è eterno amore ed eterna vita. Nella relazione con Dio siamo liberi; invece nelle relazioni con gli uomini, spesso ci dobbiamo guadagnare la libertà.