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Il film

Nefarius, quando si evangelizza ricordando che il diavolo esiste

Diretto dagli stessi autori di Unplanned, Nefarius è un horror a tratti divertente in cui un brillante psichiatra, ateo, dialoga con un condannato a morte per plurimi omicidi, che si dice istigato da «qualcuno». Il quale finisce per parlare con lo stesso psichiatra...

Cinema e tv 06_12_2024
Una scena del film

Faccio coming out: non sono un appassionato di cinema horror. So benissimo che quella da B-movie, da film di «serie B», è una estetica voluta e persino divertente. Capisco persino che il cinema horror abbia un valore simbolico tutt’altro che trascurabile: chi sono gli zombie, i «morti viventi»? Perché il loro luogo «preferito» è il centro commerciale? A cosa rimandano i lupi mannari? E i vampiri? Tuttavia, potendo, evito di guardarli perché… mi spaventano. Eppure vorrei raccomandare la visione di un film horror che mi è piaciuto e mi ha persino divertito. Si tratta di Nefarius (Nefarious, nell’originale), pellicola del 2023 firmata da Cary Solomon e Chuck Konzelman; esatto, gli stessi autori dell’importatissimo Unplanned (2019).

Mentre scorre la pellicola, assistiamo al serrato dialogo tra un brillante psichiatra, il dottor James Martin; e un condannato a morte per plurimi omicidi, Edward Wayne Brady. Si tratta di stabilire se il carcerato sia in possesso o meno delle sue facoltà mentali; se sia quindi destinato alla sedia elettrica o al carcere psichiatrico. Il dottor Martin ha preso il posto di un collega, il dottor Alan Fischer, convinto che Brady fosse un abilissimo manipolatore.

Brady si dichiara innocente dei crimini imputatigli e dichiara che «qualcuno» lo ha costretto a fare quelle cose orribili; questo qualcuno è un demone, Nefarius, che si manifesta e si mostra molto interessato a dialogare con il dottor Martin. Lo psichiatra, ateo e progressista, non crede nell’esistenza dei demoni e conclude che Brady soffra di uno sdoppiamento di personalità. Nefarius profetizza anche a Martin che, prima che la sua giornata sarà finita, avrà ucciso altre tre persone; un pensiero che lo psichiatra trova assolutamente ridicolo: lui non ha nessuna intenzione di uccidere nessuno. Così comincia una schermaglia verbale tra i due, che disquisiscono sull’esistenza di Dio e sulla società moderna.

Ad un certo punto, per convincerlo della sua reale identità, il demone afferma che Martin ha ucciso la propria madre. Il che è vero ma – si difende Martin – è avvenuto in modo assolutamente legale, tramite una civilissima eutanasia. Già, ma come fa Brady/Nefarius a saperlo? Il dialogo serrato è interrotto da due piccoli eventi. Il primo è l’intervento di un sacerdote progressista, psicologizzante, il quale – con grande soddisfazione da parte di Nefarius – professa di non credere nell’esistenza del diavolo e dell’Inferno. Il secondo è una telefonata di Martin, mediante la quale scopriamo che lo psichiatra ha istigato la sua fidanzata ad abortire, proprio durante il colloquio con il demone. Ecco il secondo omicidio. L’ateismo dello psichiatra comincia a vacillare.

Martin è, sostiene Nefarius, un prescelto. Il demone lo segue da anni perché si è stabilito che tocchi proprio a lui scrivere un anti-Vangelo in grado di cancellare nell’umanità il ricordo del primo, scritto dal «figlio del falegname» (il demone non pronuncia mai il nome santo). Lo psichiatra accetterà o meno la proposta? E commetterà anche il terzo omicidio? Ovviamente, non vi racconto come finisce.

Si tratta di un film evidentemente girato con scarsissimi mezzi e che avrebbe potuto benissimo essere più elaborato; tuttavia è ben recitato ed è interessante, a tratti persino divertente. Il suo punto di forza consiste, tuttavia, nel fortissimo messaggio religioso, che potremmo riassumere con le parole che san Giovanni Paolo II ha scritto nell’enciclica Evangelium Vitae (1995): «[…] ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la “cultura della morte” e la “cultura della vita”. Ci troviamo non solo “di fronte”, ma necessariamente “in mezzo” a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita» (§ 28). Possiamo, in sostanza, scegliere se siamo il prete incredulo o lo psichiatra che, di fronte all’evidenza del male, diventa credente.

La scelta di questa evangelizzazione che utilizza, come strumento, l’esistenza del diavolo (come ente spirituale realmente esistente, come «maligno», insomma, non come generico «male») può far storcere il naso. Ma non c’è dubbio che sia efficace. Molti credenti, ad esempio, sono molto confusi sulle verità di fede, ma il 26% (secondo un recente sondaggio del Timone) crede nell’esistenza del diavolo; ed è difficile negare l’impatto religioso di film come L’avvocato del diavolo (1997) o L’esorcismo di Emily Rose (2005). Non siamo, tecnicamente, a quei livelli, ma si tratta comunque di un film che può fare del bene a chi lo guarda.



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