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COMUNISMO LATINO

Narco-Stati, malattia senile della rivoluzione sudamericana

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Può un trafficante di droga impossessarsi di una nazione intera? Sì, in America Latina (ma non solo) gli esempi si sprecano, sin dagli anni '70. Per ironia della sorte, gli Stati più collusi con il traffico di droga sono proprio quelli più rivoluzionari, come Cuba e Venezuela. L'Italia è coinvolta nella rete. 

Esteri 24_05_2023 Español
Camilla Fabri in Venezuela

Recentemente il governo del Venezuela ha concesso il passaporto diplomatico all’italiana Camilla Fabri, una commessa ventisettenne romana, ex modella, latitante dal 2019, quando la Guardia di Finanza di Roma ha messo sotto sequestro un appartamento di sua proprietà in via Condotti, del valore di 4,7 milioni di euro, insieme a 1 milione e 800mila euro giacenti su un conto corrente italiano. È riuscita a rifugiarsi prima in Russia per poi trasferirsi in Venezuela, dove si spaccia per “difensore dei diritti umani e della verità del Venezuela”, come si legge sul suo Twitter.

L’indagine intorno a Camilla Fabri ha portato la Guardia di Finanza italiana a individuare oltre 50 milioni di euro usciti dal Venezuela, attraverso 26 società con sede in Italia, Russia, Inghilterra ed Emirati Arabi, oltre a 20 chili di oro depositati in Svizzera. Tutto ciò “frutto di corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici e riciclaggio”, secondo la relazione del gip Francesca Ciranna.

Ma chi è veramente Camilla Fabri? È la moglie di Alex Nain Saab Moran, un colombiano di origine libanese, uomo di fiducia del dittatore venezuelano Nicolas Maduro, arrestato sull'isola di Capo Verde nell’ottobre 2021 dopo un mandato di cattura internazionale dagli Stati Uniti, mentre faceva scalo con il suo jet privato per una sosta di rifornimento in un volo per l’Iran, forse per scambiare l’oro del Venezuela con il petrolio di Teheran. Secondo la DEA americana, gestirebbe un patrimonio che ammonta a circa 350 milioni di dollari.

Il caso di Camilla Fabri e Alex Saab dimostra come la corruzione dei narcostati può infiltrarsi con i suoi tentacoli in Europa, peggio ancora (per noi) anche in Italia. Perché? Suo marito, Alex Nain Saab Moran, non è solo un pesce grosso del regime venezuelano, ma è anche membro di una fitta rete internazionale di narcotraffico che coinvolge diversi Paesi latinoamericani, non a caso sotto la guida di governi socialisti e membri del Foro di San Paolo.

Basta leggere le notizie in lingua spagnola per averne conferma. Ad esempio, l'emittente televisiva colombiana Caracol ha rilevato che l'FBI sta conducendo un'indagine che conferma come Alex Saab avrebbe effettuato operazioni milionarie di traffico di droga attraverso il programma governativo noto come CLAP (Local Supply and Production Committees), il quale fungeva da copertura per inviare cocaina dal Venezuela al Messico con l'uso di aerei dell'Aviazione Militare Bolivariana, che partivano per Veracruz carichi di droga e tornavano in Venezuela con alimenti per il programma.

Il termine narco-Stati o narco-economie tradizionalmente si usa per denominare i Paesi in cui tutte le istituzioni statali sono penetrate dal potere e dalla ricchezza provenienti dal traffico illegale di droga. È stato utilizzato per la prima volta per descrivere la Bolivia dopo il colpo di Stato del 1980 del generale Luis García Meza, che, mentre era a capo delle forze armate boliviane, aveva rovesciato la presidente dell’epoca (Lidia Gueiler Tejada), grazie ai finanziamenti dal narcotrafficante Roberto Suarez Gómez. Ecco perché nella storia viene chiamato il “golpe della cocaina”.

Inoltre, esistono diversi tipi di narco-Stati. Inizialmente il termine si riferiva a quei paesi in cui le organizzazioni illegali che producono, spediscono o vendono droghe controllano le istituzioni attraverso la forza, la corruzione o il ricatto. Un esempio importante è la Colombia, dove il boss Pablo Escobar (noto per il suo regno del terrore) ha gestito il cartello di Medellín per la maggior parte degli anni '70 e '80, riuscendo a prendere il controllo della maggior parte delle forze di polizia a Medellín e dintorni grazie alla corruzione e alla minaccia. Escobar ha anche occupato una poltrona al Congresso tra il 1982 e il 1983.

Ma i narco-Stati non si trovano solo in America Latina. In Africa, il primo Paese a essere considerato un narco-Stato è la Guinea-Bissau nel 2005, poiché utilizzata dai trafficanti colombiani per inviare cocaina in Europa. Poi, nel continente europeo, abbiamo l'Albania; e in Asia, tradizionalmente viene segnalato l'Afghanistan, poiché fornisce il 90% dell'eroina consumata nel mondo e oltre il 90% di quella consumata in Europa (2021). È noto che il commercio di oppio ha finanziato le attività militari e l'insurrezione dei talebani.

Tuttavia, l’America Latina merita essere vista con attenzione perché è un fatto obbiettivo che i movimenti di guerriglia di sinistra hanno trovato nel traffico di droga una fonte di finanziamento molto lucrativa. E alcuni sono riusciti perfino ad arrivare al potere, per poi consolidarsi come narco-Stati: Cuba, Nicaragua e Venezuela sono clamorosi esempi.

Nel 1989, sette alti ufficiali militari cubani sono stati accusati di traffico di cocaina insieme al cartello di Medellín. E non solo, alti ufficiali militari sono stati anche accusati di traffico di cocaina in Cile negli anni '70; e in Bolivia, Paraguay e Panama negli anni '80 e in Suriname negli anni '90. Oggi lo stesso vale per il Venezuela, dove il cosiddetto “Cartel de los Soles” è gestito da ufficiali dell'esercito, che hanno il controllo del traffico di cocaina nel Paese.

Così torniamo al Venezuela, dove i funzionari governativi sono direttamente collegati ai cartelli della droga e alle reti criminali che operano in tutta l'America Latina. Ad esempio, Tareck el Aissami, ex vicepresidente del Venezuela ed ex presidente della compagnia statale petrolifera PDVSA, è stato sanzionato dagli Stati Uniti dal 2017 per i suoi legami con il narcotraffico.

Noto anche il caso dei narco-nipoti: i due nipoti di Cilia Flores, moglie del dittatore Nicolás Maduro, sono stati arrestati nel 2015 dalla DEA ad Haiti mentre tentavano di trasportare 800 kg di cocaina negli Stati Uniti. E nonostante siano stati condannati dalla giustizia americana, sono stati liberati nell'ottobre 2022 dall'amministrazione Biden.

Infine, l’intero continente rischia di vivere lo stesso processo politico e sociale che ha trasformato il Venezuela in un narco-Stato: il fenomeno è in corso in Messico, Argentina, Cile e più recentemente in Colombia, dove gli accordi di pace hanno dato spazio politico ai guerriglieri delle Farc, permettendo il loro arrivo al Parlamento. L'attuale presidente, Gustavo Petro, è un ex guerrigliero del movimento M-19.

E Camilla Fabri e Alex Saab ci confermano che l’Italia è nel mirino di questa grande rete di corruzione.